Chi c’era? A Modena va in mostra il pubblico della Biennale
In Biennale si va per prendere atto delle tendenze dell’arte contemporanea. Ma alle inaugurazioni è inevitabile imbattersi nel pubblico, tra politici, artisti, addetti ai lavori e personaggi originali. A Modena i visitatori delle edizioni 1948-1986 sono protagonisti di 100 foto
Le fotografie esposte in Facce da Biennale, come dichiara il concept del progetto costruito dalla curatrice Chiara dall’Olio, raccontano la più importante manifestazione di arte contemporanea italiana dall’inconsueto punto di vista dei visitatori. Inevitabile, già da questi primi accenni, ricordare l’episodio Vacanze intelligenti del film Dove vai in vacanza? (1978) in cui il personaggio impersonato da Alberto Sordi visita i padiglioni in compagnia della moglie, che involontariamente e grottescamente interagisce con le installazioni, assicurando grasse risate a tutti coloro che vedono o rivedono la pellicola. L’attore romano si ritrova anche tra gli scatti in mostra nella palazzina dei Giardini di FMAV, lasciandosi immortalare mentre fa capolino da una scultura di Alberto Viani del 1958.
Sconosciuti, vip, presidenti e cardinali: il popolo della Biennale
Molti dei volti che si possono osservare nelle più di cento fotografie provenienti dall’archivio Cameraphoto oggi non sono più identificabili poiché sono quelli dei più comuni visitatori – tuttavia rappresentano un divertente spaccato della moda e degli atteggiamenti di chi frequentava la Biennale di Venezia tra il 1948 e il 1986 – mentre altri sono riconoscibilissimi e documentano non solo le fisionomie degli artisti chiamati a esporre nei padiglioni e degli addetti ai lavori, ma anche quel rapporto tra arte e società, arte e storia che si si è sempre innescato durante le giornate di apertura del grande evento veneziano. Vi si scorgono allora l’autorevole Palma Bucarelli, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, che si fa ritrarre davanti a un dipinto di Picasso o a fianco di Nino Barbantini, suo “parigrado” a Ca Pesaro. Ci sono poi Aldo Moro, Pietro Ingrao, Tina Anselmi, il presidente Luigi Einaudi, un cardinale che visita il padiglione dell’Unione Sovietica in piena Guerra Fredda. Sempre nel contesto di tensione tra i due blocchi si colloca la vicenda del Leone d’Oro dato a Rauschenberg nel 1964, evocata da una serie di fotografie. E poi, con l’aprirsi degli anni della contestazione, si aggiungono i reportage di una Venezia diventata teatro di manifestazioni e proteste. Tutto ciò, e molto altro, è stato documentato dai fotografi dell’agenzia fondata nel 1946 da Dino Jarach.
Biennale di Venezia Amarcord: storia e memoria
Assai interessante è inoltre visitare la mostra focalizzando l’attenzione sulle opere che si scorgono tra i visitatori e che, viste in sequenza, consentono una specie di ripasso di un manuale di storia dell’arte della seconda metà del Novecento. Ci si può anche mettere alla prova davanti alla stampa di grande formato posta all’ingresso della palazzina dei Giardini e che ritrae la cassa “Contenente opere di…” collocata in piazza San Marco: ce li ricordiamo tutti gli artisti di cui si riportano i cognomi? O di alcuni si sono perse, o quasi, le tracce? E poi grazie alle sequenze fotografiche si ripercorrono le installazioni provocatorie – e ovviamente memorabili – degli anni Settanta, come quella di Menashe Kadishman che riempì il padiglione israeliano con un gregge di pecore (vive), alcune delle quali dipinte di blu.
Il fondo di fotografie realizzate da Cameraphoto durante le inaugurazioni della Biennale conta più di dieci mila negativi e la Fondazione di Modena lo ha acquistato dal 2005; una prima presentazione è avvenuta l’anno dopo alla collezione Peggy Guggenheim di Venezia, con la curatela di Luca Massimo Barbero, ma le potenzialità di un patrimonio visivo così imponente sono senz’altro enormi, come innumerevoli possono essere le chiavi di lettura delle fotografie e le intriganti narrazioni che ne possono derivare.
Marta Santacatterina
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