Come orientarci nel mondo delle nuove tecnologie? Le idee di Jean-Michel Jarre
Compositore e produttore all’avanguardia per quanto riguarda la musica e le esperienze in metaverso e realtà aumentata, Jean-Michel Jarre ci dà alcune dritte per un utilizzo etico della tecnologia attuale
Abbiamo incontrato il musicista francese Jean-Michel Jarre (Lione, 1948) al MEET Digital Culture Center di Milano in occasione della quinta edizione del convegno The New Atlas of Digital Art, per parlare delle prospettive date dalle nuove tecnologie ed in particolare dalle realtà immersive.
Jean-Michel Jarre al MEET di Milano
Leggendario compositore, produttore e ambasciatore UNESCO, Jean-Michel Jarre spiega le ragioni che lo hanno condotto al MEET: “ciò che fanno il MEET e Maria Grazia Mattei [fondatrice e presidente del MEET, NdE] è davvero unico, gli artisti sono come i pirati, hanno bisogno di porti dove sostare. Il Meet, per l’Italia e l’Europa, è come un’antenna per captare e capire i nuovi stili, per riceverli e trasmetterli, insieme alle idee e ai valori. Sono onorato di farne parte oggi. È importante cercare di comprendere cosa succede nel mondo e allo stesso tempo promuovere l’identità italiana con nuovi mezzi. Sarebbe opportuno che strutture come il Meet fossero supportate dai governi nazionali e dall’Europa, perché la relazione tra stato e cultura è sempre stata forte in Italia come in Francia, a differenza ad esempio dell’Inghilterra ed è un punto di forza, anche se è necessario rafforzare questo legame”.
Musica e tecnologia: le nuove possibilità
Abbiamo chiesto all’artista qual è secondo lui il legame tra la musica e la tecnologia. Secondo Jarre, “la tecnologia detta gli stili e non viceversa, è stato inventato il violino e così Vivaldi ha potuto creare la sua musica. Allo stesso modo l’Intelligenza Artificiale genererà nuove forme d’arte, ma è neutrale, uno strumento, che dipende da come viene utilizzato. Non dovremmo avere paura dell’innovazione. Ma allo stesso tempo non si sostituisce. Si può fare musica anche senza tecnologia, tutto dipende da chi fa musica, da come si utilizza lo strumento. Allo stesso modo in passato l’ingresso del cinema nella società non ha soppiantato i teatri, ma anzi ha dato loro nuova vitalità, consentendo a più persone di conoscerli e di fruirne, grazie anche alla televisione”. Jarre fa presente come da dodici note si siano negli anni creati tantissime canzoni e tipi di musica diversi e si continuano a creare nuove melodie, ciò che è importante è la creatività. Per ciò che attiene al Metaverso lo collega ad un libro: “Il primo oggetto virtuale è il libro, quando leggi vieni trasportato in un universo parallelo, dove devi immaginare gli scenari e gli aspetti dei personaggi, come se tu fossi uno spettatore all’interno della storia. Allo stesso modo con il metaverso mandi un tuo gemello digitale in un mondo immaginario. La bellezza è legata alla libertà di immaginazione e alla possibilità di raggiungere differenti pubblici”.
Il metaverso e l’accessibilità
Metaverso quindi come possibilità di raggiungere persone lontane o isolate per motivi geografici, sociali, politici o perché impossibilitate a muoversi. Jarre porta come esempio il suo concerto nel salone degli specchi a Versailles, il Natale scorso. “Fisicamente mi trovavo lì e il mio avatar era nella sala ricreata nel metaverso, insieme agli avatar di persone da tutte le parti del mondo: Tokyo, Berlino, Rio, Roma. Tra queste una ragazza da Manchester, molto entusiasta, che faceva tante domande e che ho poi scoperto essere tetraplegica, ha affermato che era la prima volta che partecipava ad un concerto e che aveva ballato tutta la sera. Questo per spiegare come il Metaverso possa essere una diversa dimensione sociale, con aspetti poetici. Come artista amo esplorare nuovi universi. A Versailles avevo un headset per partecipare alla mixed reality: con l’audience fisicamente presente nella sala degli specchi e contemporaneamente quella degli avatar nel metaverso. Queste situazioni ibride sono molto interessanti e possiamo facilmente immaginare che nel futuro daranno vita a nuove incredibili possibilità. Nel metaverso non c’è la forza di gravità, ad esempio, e si può volare”.
Jean-Michel Jarre e le conseguenze sociali della tecnologia
A proposito dei nuovi scenari che si delineano l’artista commenta “Si possono creare nuove scenografie, quindi è anche un modo per democratizzare il mondo dell’arte, perché si possono creare gallerie per le opere o teatri per i balletti”, aspetto indubbiamente interessante per i giovani artisti. Le nuove tecnologie vengono spesso osservate con trepidazione. A proposito Jarre commenta che “ciò mi ricorda l’invenzione del cinema, quando le persone dicevano che non era lo stesso del teatro, che gli attori non lo erano veramente perché si muovevano sullo schermo in bianco e nero e non sul palco. C’è sempre un lato oscuro, ma non dipende dalla tecnologia quanto da come la si utilizza”. Una delle preoccupazioni più ricorrenti è la perdita del lavoro. A proposto l’artista ricorda come la società sia in costante evoluzione, alcuni lavori svaniscono, ma se ne creano di nuovi, come è successo durante la rivoluzione industriale e molte altre volte in passato. “Ogni momento destabilizzante è un passaggio difficile, ma fa parte dell’evoluzione dell’uomo”.
Cosa possono fare queste nuove tecnologie per favorire l’arte e la cultura, anche a scopo educativo per avvicinare i giovani? “Le nuove generazioni possono scoprire nuove storie che prima erano fruibili solo a teatro ed incuriosirsi”, risponde Jean-Michel Jarre. “Metaverso e IA possono facilitare l’accesso all’arte delle giovani generazioni perché queste conoscono bene questi strumenti, grazie anche ai videogiochi e così scoprire pitture e opere d’arte, scatenando la loro curiosità”.
Scenari attuali delle nuove tecnologie
Un altro elemento importante da non sottovalutare, secondo Jarre, è il fatto che al momento in Europa facciamo l’errore di separare i mezzi di produzione da quelli di distribuzione, questi ultimi attualmente esclusivamente americani o cinesi. Ad esempio nel suo concerto virtuale a Notre Dame nel 2020 hanno dovuto utilizzare delle piattaforme americane per il metaverso. E le compagnie che forniscono questi incredibili strumenti detengono anche un’immensa quantità di denaro che consente loro di influenzare vari aspetti, quali la politica. “Questa è una questione molto rilevante per l’Europa e sarebbe invece opportuno avere una nostra autonomia tecnologica, per non essere colonizzati digitalmente, gli Aztechi di Cortes 2.0”.
La legislazione sull’IA secondo Jean-Michel Jarre
A proposito delle regolamentazioni in materia, quali l’AI Act commenta: “Bisogna distinguere tra regole e regolamenti, abbiamo bisogno di regole, come la patente per poter guidare. La differenza tra il caos e la democrazia sono le regole, per l’intelligenza artificiale abbiamo bisogno di regole e credo che come Europa siamo piuttosto avanti nella loro definizione e non per limitare l’accesso, quanto per dare un’indicazione sulla direzione in cui andare e su cosa evitare, in termini di proprietà intellettuale e etica. Credo che come europei abbiamo una responsabilità per essere avanti in questi aspetti e quindi ciò che facciamo ha un effetto domino sul resto del mondo, sull’africa e sulle altre nazioni. Dovremmo costituire un’alternativa alle posizioni dell’America e dell’Asia. Ad esempio, se ChatGPT fosse utilizzata da un avvocato italiano questi dovrebbe avere a che fare con un sistema basato sulla legge americana, ben diversa da quella italiana. Più si utilizzano gli strumenti dell’IA americana e più si finisce per assomigliare alla struttura sociale americana, mentre è importante conservare le diversità che ci contraddistinguono. I giganti della tecnologia governano il mondo sempre di più, ma noi viviamo in paesi democratici ed urgente creare i nostri strumenti. Dopotutto abbiamo le menti e gli artisti, i grafici e i musicisti per farlo, ma non abbiamo il controllo della distribuzione. Bisogna utilizzare le nuove tecnologie, ma essere consci di cosa significa”.
Giulia Bianco
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