A terra tra gli animali. La mostra di Marina Caneve a Modena
Orsi, lupi, ricci, volpi: il selvatico ci circonda, ma in generale pretendiamo di mantenere le distanze. E quando l’incontro avviene, finisce quasi sempre male per gli animali. In Europa però sono molti i i passaggi che consentono alla fauna di attraversare strade e zone pericolose: e sono il cuore del progetto di Marina Caneve, ora esposto a Modena
Che rapporto abbiamo con l’universo selvatico? Lo teniamo a distanza, perlopiù non vogliamo averci niente a che fare, qualche volta tirando fuori addirittura il fucile, o al contrario per rispettarlo, per non “contaminarlo” con il contatto umano. Sempre e comunque dimenticando la nostra piena e indiscutibile appartenenza al regno degli animali. Anche Marina Caneve (Belluno, 1988) si è interrogata sulla relazione tra la specie umana e quegli esseri viventi che non siamo mai riusciti ad addomesticare e ha deciso di concentrare la sua ricerca – prevalentemente fotografica – sullo studio del progetto Natura 2000, vale a dire quel sistema di corridoi ecologici disseminati nel territorio dell’Unione Europea e che consentono alla fauna selvatica di attraversare strade e altre aree pericolose per spostarsi, per migrare, per esplorare nuove terre.
La mostra di Marina Caneve a Modena
Come hanno sempre fatto tutte le creature fin dall’origine della vita sulla Terra. Ecco allora gli scatti che ritraggono i ponti ricoperti di vegetazione per consentire l’attraversamento delle autostrade, le reti che indirizzano le bestiole verso transiti sicuri (e la libertà?), i preziosi habitat incolti ma anche gli incontri tra l’uomo e l’orso, che ad esempio in Romania sono piuttosto consueti, favoriti dalla somministrazione di cibo e addirittura promossi per discutibili ragioni turistiche. La mostra da Fondazione Modena Arti Visive, curata da Daniele De Luigi, nell’ambito del bando Italian Council, tuttavia, non si conclude con la rassegna fotografica: l’incipit è infatti affidato a due citazioni letterarie. La prima, da cui deriva il titolo, è nientemeno che di Franz Kafka, di cui proprio nel 2024 ricorre il centenario della morte. In una lettera a Felice Bauer, sua prima, sventurata, fidanzata, scrive: “se non ti fossi sdraiata a terra tra gli animali, non avresti potuto contemplare il cielo stellato e non ti saresti salvata. Forse non saresti nemmeno sopravvissuta all’angoscia della posizione eretta”.
Il riferimento a Franz Kafka
Parole che potrebbero essere assurte a manifesto da chi desidera un pianeta meno antropocentrico. Il secondo omaggio è a Vitaliano Trevisan: il trittico di pagine riprodotte da I quindicimila passi introduce il tema del conflitto tra i desideri e i bisogni dell’uomo e l’ordine dello spazio naturale. “Ma non ci sono ancora abituato. Continuo a vederli tutti, questi animali travolti più o meno volontariamente da automobilisti privi di scrupoli, animali che entrano addirittura a far parte dell’asfalto, che entrano del tutto inconsapevolmente in un processo di stratificazione tramite arrotamento e spiaccicamento”. Ecco, quanto ci manca questo autore profondo e tormentato…
Marina Caneve: trappole, ma solo di immagini
A rasserenarci e a non farci sentire così “bestiali” interviene infine la sezione video, dove vengono proiettate le riprese catturate da tecnologiche fototrappole e grazie alle quali possiamo, un po’ voyeuristicamente, osservare i selvatici che si muovono totalmente a loro agio attorno a noi, spesso di notte, di certo convinti di non essere osservati dagli esseri più pericolosi del pianeta.
Marta Santacatterina
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