In Ruanda una mostra immagina il futuro del Paese riunendo il meglio dell’arte locale
Una raccolta di installazioni site specific commissionate a dieci creativi ruandesi intreccia arte, architettura e design per confrontarsi con la memoria storica e aprire a prospettive di crescita. Il progetto diffuso di “Interlude Rwanda”
Coltivare talenti, promuovere la creatività e preservare il patrimonio culturale locale del Ruanda è il triplice scopo dell’iniziativa Interlude Rwanda di Bonita Mutoni e Cristina Romelli Gervasoni. Ponendosi come ispiratore di nuove prospettive e narrazioni a livello locale e globale, il progetto ha trovato il proprio corrispettivo pratico in una grande mostra, Reconnecting Memory through Art, Design, and Architecture. Qui installazioni site specific commissionate a 10 creativi ruandesi uniscono arte, architettura e design per affrontare la memoria storica e aprire a prospettive di crescita.
Una grande mostra itinerante come agente di cambiamento in Ruanda
Curata da Nicolas Bellavance-Lecompte, l’esposizione aperta fino al 25 ottobre si svolge in tre sedi, il King’s Palace a Nyanza, il Rwanda Art Museum a Kigali e la Peace Heaven Island sui Twin Lakes, invitando i visitatori a un viaggio che connetta la ricca storia del Ruanda al suo brillante futuro. Dieci gli artisti, le artiste e i designer coinvolti nel progetto, con oltre cento opere commissionate (e più di ottanta persone coinvolte) e il restauro, la conservazione e ristrutturazione di due edifici storici di interesse nazionale e di un’isola.
Una mostra in Ruanda per aprire alla crescita
La mostra, spiega il curatore dell’iniziativa tutta, è “concepita per viaggiare attraverso diverse regioni del paese, e si propone come agente di cambiamento e inclusione per le diverse realtà del continente”, che hanno in egual misura sofferto i brutali effetti del genocidio del 1994. Fortunatamente, continua Bellavance-Lecompte,“i recenti progressi economici hanno infuso un’energia nuova, giovane e dinamica nella comunità artistica di Kigali, che Interlude mira a supportare e promuovere”.
Il futuro del Ruanda in una grande mostra
Le tre sedi della mostra rappresentano altrettanti capitoli della più ampia narrazione del passato, presente e futuro del Paese. Negli ambienti Art Deco del Kings’ Palace Museum si apre con Daily Monarchy, in cui gli artisti Medard Bizimana, Dusabe King, Claude Nizeyimana, Brave Tangz e Moses Turahirwa di Moshionsesplorano le caratteristiche fisiche e le interazioni dell’ambiente, mettendo in discussione le norme sociali del presente e rendendo l’ex palazzo reale accessibile a tutti in aperta sfida alla tradizione. Nel secondo capitolo, Talisman, al centro della discussione c’è il Rwanda Art Museum, già residenza del presidente ruandese negli anni Novanta: questo suscita sentimenti contrastanti tra molti cittadini a causa del suo ruolo di centro di comando nel genocidio contro i Tutsi, aggravato dall’incidente in cui il jet presidenziale si schiantò nel giardino della villa (e i cui resti sono ancora lì presenti). Ai creativi Ibisazi Designers Nyaybo, Paradis Nishimwe Imfura, Moses Turahirwa, Mukabageni e Tchaka Tambwe sono state commissionate opere che aiutino i visitatori ad affrontare e riconciliarsi con il “passato infestato” della villa per promuovere una transizione verso un futuro più luminoso. Il terzo e ultimo capitolo, Processions, vede le installazioni di BE Design e Moses Turahirwa evidenziare la natura effimera dell’interazione tra umani e ambiente tramite decorazioni simboliche e materiali spiritualmente significativi. Empatia, cura, decolonialismo e contemplazione sono i temi che emergono da questa esposizione finale, con l’aiuto di un’esperienza di processione che inizia con una lenta navigazione sul lago e culmina sull’isola al cospetto delle nuove installazioni.
Giulia Giaume
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