A Pescara un pittore riporta in vita i miti antichi dell’Arcadia

Com’era la Terra prima della nascita della Luna? E chi la abitava? Lo provano a raccontare le opere misteriose e inquietanti di Giuseppe Vassallo, in mostra da Ceravento

Tra i temi che accendono il dibattito contemporaneo, il rapporto tra uomo e natura è uno dei più urgenti da affrontare. I cambiamenti del clima, i fenomeni estremi sempre più frequenti, e i paesaggi che cambiano, sottolineano una realtà ormai profondamente mutata. L’Arcadia – luogo mitico caro ai poeti classici, in cui regnavano felicità e armonia tra genere umano e paesaggio – sembra perduta.
Da tempo sentivo nel mio lavoro l’esigenza di mettere in mostra qualcosa che servisse da monito o riflesso rispetto al rapporto attuale tra uomo e natura”. Giuseppe Vassallo (Palermo, 1990) si mostra sensibile e affascinato da questo tema, che traduce in un contributo originale, a metà tra la pittura bucolica e l’arte schierata a favore dell’ambiente.  Si tratta di un progetto che getta lo sguardo indietro, alle origini di armonia e alle vicende umane, interrogandosi sull’odierna “separazione tra uomo e natura, sulla nascita di questa e del perché”. 
Ciò che mi affascina dell’Arcadia è l’aura di mistero che circonda tanto la regione fisica, quanto i suoi mitici abitanti: i Preseleni”. Così comincia il racconto di In sogno era una sfera bianca, l’esposizione in corso negli spazi pescaresi di Ceravento. Un’esplorazione inedita del genere bucolico, carica di mitologia dal significato altresì valido per i contemporanei. 

Il rapporto tra uomo e natura secondo Giuseppe Vassallo

Al centro dell’esposizione, giocata sull’accostamento di paesaggi e figure, c’è dunque il rapporto uomo-natura, affrontato con mitezza, pacatezza, quasi rassegnazione. Vassallo immagina da un lato “una natura superficiale, inesistente, un habitat non fruibile, con l’uomo rimasto solo con il suo ricordo della natura”. Si perde la capacità di identificarsi con l’elemento naturale. Ne risulta uno stato di alienazione e silenziosa lontananza, resa in mostra con volti umani bendati, impacciati, e visibilmente a disagio. Dall’altra parte, però, uomo e paesaggio si ritrovano anche protagonisti di rapporti intimi. Rapporti “vissuti nel quotidiano, grazie alla fotografia analogica. Semplici – ma sacre – scene di bambini che giocano, uomini in contemplazione col mare, dialoghi muti tra ragazzi, tuffatori, condizioni di naturale fusione col paesaggio” come commenta l’artista.

Giuseppe Vassallo, In sogno era una sfera bianca, installation view at Ceravento, Pescara, 2024. Courtesy of the artist and Ceravento. Photo Iacopo Pasqui
Giuseppe Vassallo, In sogno era una sfera bianca, installation view at Ceravento, Pescara, 2024. Courtesy of the artist and Ceravento. Photo Iacopo Pasqui

L’Arcadia secondo Giuseppe Vassallo in mostra a Pescara

L’Arcadia è per me il luogo ove non vi è separazione tra uomo e natura. Un luogo di dialogo da pari a pari con ogni essere vivente, in cui ogni forma di dominio o convivenza è dettata da un nomos – una legge superiore – e dunque accettata nel rispetto dell’esistenza della natura”. Parole ispirate dagli approfonditi studi dell’artista, che delineano un’immagine idilliaca, piuttosto lontana da noi. Le opere in mostra, nel loro candore di bianchi e grigi, e nelle figure umane simili a sileni delle foreste, la rispecchiano in modo efficace. Si coglie quella “terra difficile perché naturale – ad esempio per l’eruzione di un vulcano- e non perché alterato da ponti o muri, frutto del genio perverso dell’uomo. Paradisiaca, perché fenomenologicamente miracolosa, come si vede in un tramonto o nella formazione di nuove barriere coralline”. 

La mostra di Giuseppe Vassallo da Ceravento a Pescara

Lo spazio di Ceravento accoglie i visitatori nell’Arcadia dipinta dall’artista. L’atmosfera è ovattata, silenziosa. Lunare, come ben suggerisce il titolo in capo alla mostra. Le opere – un mosaico di tele disposte in modo vario e sovrapposte tra loro – paiono un diario di memorie raccolte durante un viaggio.“Sono tentativi di convivenza tra figura e paesaggio, o anche solo il desiderio che essa ci sia” – le descrive l’artista – accennando a un’armonia tentata, ma non esattamente riuscita. 

I paesaggi bucolici e fotografici di Giuseppe Vassallo da Ceravento

A prima vista, le grandi vedute esposte sembrano fotografie di un particolare bianco e nero, sfumato verso il grigio. D’altronde, tra le fonti iconografiche da cui ha attinto l’artista c’è proprio il maestro della camera oscura Wilhelm von Gloeden. Ma c’è di più della ripresa del semplice medium fotografico: come spiega Vassallo, questi era celebre per gli studi di nudo maschile in ambiente naturale, di ragazzi colti assieme a vasellame o costumi ispirati alla Grecia, con palesi rimandi all’Arcadia. Immediato il collegamento con le opere in mostra: tanto i paesaggi fotografici, quanto il tema mitico che accomuna tutto il progetto. 

I giovani sileni nelle opere di Giuseppe Vassallo da Ceravento

Accanto e persino sopra i paesaggi, ecco gli abitanti del luogo. Giovani rappresentanti dei Preseleni: quel popolo mitico che visse nell’Arcadia, quando ancora la Luna – il cui nome greco è Selene – non c’era. 
Il titolo della mostraIn sogno era una sfera bianca, riprende proprio uno di loro, richiama “la sua visione in sogno di una sfera bianca. Essa è da sempre il solido geometrico simbolo di perfezione, purezza ed eternità. Per gli stessi motivi è anche un oggetto ambiguo, senza fine, che attrae, respinge, cattura al tempo stesso e trasforma. È anche il ciò che descrive al meglio il nostro satellite, e che mi ha dato il pretesto per rappresentare il linguaggio stesso della pittura: questo misterioso mezzo rivelatore, che altera emotivamente il fruitore come la Luna fa con le maree”.

La Sicilia nelle opere di Giuseppe Vassallo da Ceravento

In ultimo, cogliendo il consiglio dell’artista di passeggiare tra le opere in modo libero, ritornandovi davanti per scoprire prospettive nuove, ancora uno sguardo ai paesaggi. Uno sguardo per cogliere in essi la Sicilia, terra natale di Vassallo. Si tratta sempre di scenari incontaminati: rocce, erbe incolte, alberi sparsi sulle coste rocciose a picco sul mare. Dell’isola mediterranea, manca però il colore: è tutto grigio, evanescente. Un ennesimo indizio della difficoltà della nostra co-appartenenza alla natura, su cui tutta la mostra ci invita a riflettere.

Emma Sedini

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Emma Sedini

Emma Sedini

Etrusca e milanese d'origine in parti uguali, vive e lavora tra Milano e Perugia. È laureata in economia e management per arte, cultura e comunicazione all'Università Bocconi, e lì frequenta tutt'ora il MS in Art Management. Nel frattempo, lavora in…

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