Record per Piero della Francesca al Poldi Pezzoli di Milano: la mostra più visitata nella storia del museo
Per tutta la primavera, il museo milanese ha ospitato un ambizioso progetto di ricostruzione del Polittico di Sant’Agostino, collaborando con grandi istituzioni internazionali. E la mostra, chiusa lo scorso 24 giugno, ha raccolto oltre 50mila accessi
La reunion del Polittico di Sant’Agostino di Piero della Francesca (per meglio dire, di ciò che ne resta) è stata oggetto di una delle mostre-evento del 2024 in Italia. E sembra aver ripagato le aspettative di chi ha concepito l’operazione.
La mostra sul Polittico di Sant’Agostino di Piero della Francesca al Museo Poldi Pezzoli di Milano
Per la prima volta nella storia dell’opera – preziosa testimonianza della pittura avanguardistica di Piero inclusa in un’imponente “architettura” lignea, alta sei metri – gli otto pannelli superstiti del Polittico, oggi custoditi in cinque diverse città del mondo, sono stati ricomposti in un unico ambiente, a evocare la disposizione che dovevano avere in origine. L’impresa è riuscita al Museo Poldi Pezzoli di Milano – che conserva uno dei pannelli in questione (San Nicola da Tolentino) – in accordo con la Frick Collection di New York, il Museo Nacional de Arte Antiga di Lisbona, la National Gallery di Londra e la National Gallery of Art di Washington, e su sollecitazione della direttrice del museo meneghino Alessandra Quarto, che per prima ha creduto nella fattibilità della sfida. Dunque per tutta la primavera, e fino al 24 giugno scorso, la casa museo di Via Manzoni, nella residenza che fu del nobile Gian Giacomo Poldi Pezzoli, ha ospitato con orgoglio la mostra Piero della Francesca. Il polittico agostiniano riunito, avvalendosi per l’allestimento del contributo di Italo Rota (poco prima della sua scomparsa) e Carlo Ratti, capaci di ricreare la potenza evocativa del capolavoro rinascimentale, riproducendo idealmente le condizioni ambientali e luministiche dell’atelier di Piero.
Il record di presenze per le mostra sul Polittico di Piero
Con oltre 50mila presenze, il pubblico ha dimostrato di apprezzare: l’esposizione del Polittico di Sant’Agostino è stata la mostra più visitata di sempre dall’apertura al pubblico del Museo Poldi Pezzoli, istituto culturale storico di Milano, inaugurato nel 1881, gravemente danneggiato dai bombardamenti della Seconda Guerra mondiale e tornato operativo, dopo la ricostruzione, nel 1951. “Nonostante gli ingressi contingentati per garantire la sicurezza delle opere e la massima fruizione da parte dei visitatori che possono ammirare da vicino le tavole del Polittico ricchissime di dettagli straordinari, il museo chiude i tre mesi di mostra con una media di 600 presenze al giorno”, spiega ora una nota ufficiale del Poldi Pezzoli, che celebra il risultato conseguito.
Il contributo alla ricerca scientifica su Piero della Francesca
All’ottimo riscontro di pubblico, si è aggiunta inoltre l’opportunità di approfondire le ricerche scientifiche sull’opera, attraverso indagini diagnostiche che hanno fornito nuove risposte sulla tecnica pittorica dell’artista rinascimentale, sui materiali utilizzati, sulla carpenteria lignea riutilizzata e sull’iconografia delle parti mancanti. “Siamo molto soddisfatti e orgogliosi degli ottimi risultati della mostra sia in termini di ricerca scientifica sia per il numero straordinario dei visitatori” sottolinea in merito la direttrice del museo “Questa “riunione” è una pietra miliare per l’aggiornamento degli studi su Piero della Francesca; mai prima d’ora erano state eseguite così tante e specifiche indagini non invasive in collaborazione con i musei prestatori”. A dimostrazione che non solo le mostre “blockbuster” funzionano.
La mostra sui pionieri della fotografia al Museo Poldi Pezzoli
Nel frattempo la programmazione del museo va avanti. Chiusa la mostra su Piero, fino al 26 settembre 2024 si visita la mostra Science in Motion, con le fotografie in arrivo dalla collezione di Bank of America per celebrare tre pionieri del mezzo fotografico – Eadweard Muybridge, Harold Edgerton, Berenice Abbott – nell’epoca in cui gli studi scientifici si concentrarono sulla possibilità di immortalare la luce e il movimento, agli albori della modernità.
Livia Montagnoli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati