Premio Strega 2024 lo vince la scrittrice Donatella Di Pietrantonio tra le polemiche

Con 189 voti, l'abruzzese (che era data già come favorita) si aggiudica la 78esima edizione del Premio con il romanzo “L’età fragile” edito da Einaudi. Durante la serata di premiazione ci sono stati degli attrici

Le previsioni si sono avverate: L’età fragile (Einaudi) di Donatella Di Pietrantonio ha vinto (finalmente) lo Strega, dopo un inseguimento durato anni e quel secondo posto con nel 2021 (con Borgo Sud, Einaudi). Di Pietrantonio ha vinto con un romanzo intenso e prezioso, ispirato al tristemente noto delitto del Morrone il quale decretò la fine di due ragazze per mano di un pastore macedone; una sorta di massacro del Circeo ambientato tra i monti abruzzesi, che Di Pietrantonio porta alla luce narrando attraverso di esso la vita di periferia, il trauma di un’intera comunità, il dolore delle sopravvissute. È proprio a loro, alle sopravvissute, che la scrittrice ha dedicato il premio.

Donatella Di Pietrantonio vince il Premio Strega 2024

Con 189 voti Di Pietrantonio (abruzzese, come la compianta vincitrice dello Strega 2023 Ada D’Adamo) si è portata a casa un riconoscimento che già tutti ritenevano suo di diritto. Secondo per distacco (143 punti) Dario Voltolini con Invernale (La nave di Teseo), un romanzo struggente dedicato al padre scomparso, un libro che l’autore – così ha raccontato egli stesso – aspettava di scrivere da decenni; terza Chiara Valerio con 138 punti per Chi dice e chi tace (Sellerio, giunta in finale dopo anni), un giallo che si è attirato qualche critica per la sua scrittura, per alcuni troppo complessa e barocca; quarta Raffaella Romagnolo, autentica outsider della sestina il cui arrivo in finale ha colto di sorpresa tanti, con 83 punti per Aggiustare l’universo (Mondadori, 83 voti); quinto Paolo di Paolo con Romanzo senza umani (Feltrinelli, 66 voti) e sesto Tommaso Giartosio con Autogrammatica (minimum fax, 25 voti), aggiuntosi alla cinquina in virtù della regola che riserva un posto in finale alle piccole-medie case editrici.

Premio Strega 2024. 78esima edizione tra le polemiche

È stata forse più dibattuta del solito questa 78esima edizione del Premio, ricca di polemiche, di piccoli scandali, di sussurri. Per gli abiti dei concorrenti, da alcuni imputati di eccessiva frivolezza. Per il cosiddetto “amichettismo”, neologismo in voga negli ultimi tempi che descrive quella tendenza del mondo editoriale e culturale italiano a spingere avanti soprattutto coloro che hanno i contatti giusti; lo stesso fenomeno che Nicola Lagioia ha riassunto con la frase “preferiamo i fedeli ai talentuosi” in un articolo per Lucy sulla cultura nel quale commentava la gaffe sui libri non letti del ministro Sangiuliano.

Premio Strega 2024. La serata al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma

E a proposito di quest’ultimo: non è passata inosservata (o perlomeno non da Geppi Cucciari, brava e acuta come sempre, che non ha mancato di sottolinearlo con una battuta) la sua assenza alla serata finale, svoltasi il 4 luglio al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma. La stessa sede della premiazione, con i suoi “soli” 600 posti di capienza, ha fatto sì che venisse inviato, a una settimana dalla finale, il controverso invito del direttore della fondazione Bellonci, Giovanni Solimine, a lasciare a casa gli invitati non strettamente necessari, impedendo agli amici di amici (della domenica) di presenziare, rovinando così a molti la dimensione mondana dell’evento.

Un’edizione, insomma, talvolta accusata di valorizzare la rete di contatti, più che la letteratura. Eppure i finalisti, presentandosi in formazione compatta con dei cartelli con su scritto “I libri sono in gara chi li scrive no”, hanno forse sottolineato un concetto che vale ben più delle voci di corridoio. E cioè che al centro di tutto vanno sempre messi loro, il vero movente di tutto questo rumore: i romanzi. Che le persone devono scomparire, che i focolai di discordia e gli scandali interessano a noi, mica ai libri.

Premio Strega 2024. Una riflessione

Il Premio Strega, come quasi ogni anno, è giunto alla serata finale con una cinquina (in questo caso sestina) che ha subito fatto emergere un testo favorito rispetto agli altri, dato per vincitore da settimane, un libro che poi, a conferma di questa tendenza, ha effettivamente vinto: quello di Donatella Di Pietrantonio. E soprattutto, come quasi ogni anno, questo sentore di vittoria annunciata ha permesso agli autori della sestina di affrontare la manifestazione in modo rilassato e amichevole, mettendo da parte i conflitti che una competizione per natura potrebbe creare, mostrandosi legati tra loro e solidali a ogni apparizione in pubblico.
I libri sono in gara chi li scrive no.
In fin dei conti è tutto un contorno futile per il percorso che porta all’obiettivo finale, che è la celebre striscetta iconica dello Strega, come un dorato monito al valore. Ecco, se una di quelle striscette finirà su una delle copie del libro di Donatella Di Pietrantonio, e se quella copia finirà in una libreria qualsiasi di una città qualsiasi, e se in quella libreria attirerà l’attenzione di una persona, e se quella persona prenderà in mano quel libro e lo leggerà, lo spirito originario e antico del Premio Strega sarà stato rispettato e mantenuto intatto.
I libri sono in gara chi li scrive no.
Il resto – le questioni accessorie, le chiacchiere – interessa a noi, mica ai libri, ed è per questo che non ha alcuna importanza.

Maria Oppo

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati