Dare forma all’olfatto. La mostra di Tamara Repetto a Milano
Dopo aver esplorato il tatto con Fulvio Morella e Franco Mazzucchelli, lo showroom di design Gaggenau ospita un progetto espositivo incentrato sulle fragranze dove installazioni e sculture generano cortocircuiti sensoriali
Niente è più memorabile di un profumo. Storie, riti e memorie racchiuse nelle essenze tornano alla mente sotto forma di suggestioni senza (ancora) aver trovato una forma compiuta nelle arti visive. Un “limite” su cui si è interrogata l’artista Tamara Repetto (Genova, 1973) con Circuiti di Senso, la mostra ospitata fino al 18 luglio nello showroom di elettrodomestici e cucine Gaggenau a Milano, a cura di Sabino Maria Frassà.
La mostra di Tamara Repetto da Gaggenau a Milano
Dopo aver approfondito il tatto attraverso le opere di Fulvio Morella e Franco Mazzucchelli, il programma espositivo dello showroom di design milanese ha deciso di porre l’attenzione sull’olfatto con Tamara Repetto. Installazioni e sculture si alternano a tavoli in pietra e piani cottura targati Gaggenau, dialogando perfettamente con lo spazio e la sua identità. Tra le opere in mostra spicca Meccano, l’installazione site specific composta da tre cubi in Dekton muniti di un foro centrale da cui si diffondono diverse profumazioni che evocano la natura, realizzata in collaborazione con la designer di fragranze Caterina Roncati.
La mostra “Circuiti di senso” da Gaggenau a Milano. Parola al curatore Sabino Maria Frassà
“Tamara Repetto combina l’olfatto con la materia per creare un’arte multisensoriale e immersiva che diventa strumento per esplorare e far emergere la nostra interiorità più profonda e irrazionale, l’essenza di cui siamo fatti e che ci avvicina all’altro da sé, seppur nella sua infinita diversità”, spiega il curatore Sabino Maria Frassà nel suo testo critico.
I cortocircuiti sensoriali di Tamara Repetto
“Di fronte alle sue installazioni prende forma un cortocircuito sensoriale che mina l’approccio gnoseologico razionale: una saponetta e la terra perciò non profumano, come nel caso dei ‘Tableaux Perfumés’ e di ‘Melancholia’, mentre l’esperienza olfattiva è scatenata dall’avvicinarsi al metallo, al vetro e alle radici di Arborise dei Daimon”. Una rottura da cui scaturisce un “nuovo ‘circuito di senso’ in cui il significato e significante dell’opera si ricombinano in infinite possibilità”.
Valentina Muzi
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