Andreea Zimbru – Daily Things
La Fondazione Filiberto e Bianca Menna, in collaborazione con il Lavatoio Contumaciale di Roma, e l’Universitatea de Artă și Design din Cluj-Napoca (UAD) è lieta di annunciare Daily Things, prima personale italiana di Andreea Zimbru.
Comunicato stampa
La Fondazione Filiberto e Bianca Menna, in collaborazione con il Lavatoio Contumaciale di Roma, e l’Universitatea de Artă și Design din Cluj-Napoca (UAD) è lieta di annunciare Daily Things, prima personale italiana di Andreea Zimbru che sarà inaugurata il 07 luglio, alle ore 17:30.
Partendo da una visibilità i cui schemi sono sempre riconducibili a un particolare sentimento del mondo, Andreea Zimbru (Fălticeni, 1993) mette in campo una ricerca in cui gli impulsi di empatia e di astrazione, quelli di forme o di strutture organico-figurative e quelli di strutture inorganiche e aniconiche più esattamente, si mescolano tra loro per dar vita a scenari nei quali lo scavo tra i tessuti dell’ordinario è pretesto utile alla costruzione di luoghi sfuggenti, ambigui, eroticamente spiazzanti e umbratili.
Con Daily Things l’artista propone oggi, alla sua prima personale italiana, alcuni nuclei di lavori realizzati tra il 2017 e il 2024 dove si evince un chiaro attraversamento nel quotidiano strappato a ogni consuedudine per essere smontato e poi rilasciato in ambienti visivi nei quali la pittura pensa la fotografia tanto quanto la fotografia il collage.
Partendo da un ventaglio di pitture ad olio legate alla serie Decadentia (2017), particolari di oggetti o luoghi realizzati tutti in crema e nero, l’esposizione passa via via a una serie di piccoli lavori dove gesti di ordinaria soddisfazione e felicità diventano parte d’uno spettacolo interrotto dall’assemblea pulsionale del linguaggio pittorico – ora rapido e gestuale, ora fortemente (caoticamente) materico – dove i corpi diventano in alcuni casi piatte ma potenti proiezioni, ombre carnose e erotiche nella cui mimica è possibile riconoscere un gesto che l’artista rende visibile e corposo sulla tela, come nel caso di Early morning (2018), in cui la silhouette di una ragazza è nell’atto di stendere il proprio costume e il costume, d’un rosa croccante, appare come per magia.
A queste prime due ricerche che si incastrano e amalgamano tra loro, seguono poi dei lavori in cui l’artista aggredisce con maggiore insistenza la superficie – si pensi almeno a Alternative Scenario II. Paperplane (2020), a Guilty (2020) o a Pedestrian (2021) – e in alcuni casi tornano a un buio dal quale sorgono immagini che portano lo spettatore a comporre una composizione: nel solido buio di Floating aroung (2019) si intravedono appena dei capezzoli e emergono chiare delle mutande d’un violento giallo di Napoli rossastro.
The couple II (2023), The gaze (2023), Weekend project (2024), Cover (2024), Confusing times (2024) e One thousand paper cranes (2024) sono lavori più recenti nei quali Zimbru procede a colpo di pennello sulla tela per formulare un’analisi critica del linguaggio adottato, fino a ridefinirlo in pungenti e avvincenti teatri sospesi.
Il Direttore della Fondazione
prof. Antonello Tolve