Ezio Gribaudo in mostra a Bolzano. Storia dell’artista che fu anche editore 

Al Museion un omaggio alla figura poliedrica di Ezio Gribaudo, autore degli enigmatici “logogrifi” ed editore amico di grandi artisti come Bacon e de Chirico

Un modo per entrare nel mondo dell’editore ed artista torinese Ezio Gribaudo (Torino, 1929-2022).  The Weight of The Concrete – la mostra a lui dedicata al Museion di Bolzano – traduce il titolo del libro pubblicato nel ’68 per le Edizioni d’Arte Fratelli Pozzo, in cui Gribaudo illustrava l’antologia di poesia concreta di Adriano Spatola. È un chiaro indizio dell’attività editoriale parallela di questo artista onnivoro, dall’approccio legato alle tecniche industriali e artigianali, poi approdato a un personale dizionario di concetti e figure con cui alimentare l’arte. La mostra del Museion ne omaggia la figura, permettendo al pubblico di approfondire la sua storia. 

Ezio Gribaudo, logogrifo bianco, 1969, logofrifo su carta buvard
Ezio Gribaudo, logogrifo bianco, 1969, logofrifo su carta buvard

I Logogrifi di Ezio Gribaudo al Museion di Bolzano 

L’excursus della mostra inizia dai Logogrifi: rompicapi, quasi geroglifici, a metà strada tra scrittura e figurazione, che lui amava sperimentare man mano che cambiavano le tecniche di stampa. Letteralmente “enigmi”, sono segni tipografici scollegati dalle fonti e dal contesto, impressi a secco su materiali morbidi o porosi, in assenza di inchiostro, con la tecnica dell’embossing. 
Alle pareti, i logogrifi su carta assorbente (carta buvard) e polistiroli, illuminati da neon per evidenziare le profondità. Quelli in legno di tiglio sono invece adagiati su blocchi di cemento.  

Ezio Gribaudo, Cieli, 1975, Inchiostro tipografico, carta montata su tela, elementi scenografici, tende di perline
Ezio Gribaudo, Cieli, 1975, Inchiostro tipografico, carta montata su tela. Elementi scenografici: tende di perline

I Cieli di Ezio Gribaudo al Museion di Bolzano 

Poi si entra nella sezione dei Cieli, suddivisa da una scenografia di tende di perline. Tra il 1974 e il 1975 Gribaudo fu attratto dalla stampa a colori, e questi “cieli possibili” fatti di nuances ed atmosfere, sono realizzati con inchiostri tipografici su carta.  
Inoltre, sono esposti in mostra anche i Flani. Il flano era il cartoncino resistente al calore che nella stereotipia era impresso con caratteri mobili per fungere poi da matrice per la lastra di piombo usata per la stampa del quotidiano. Su questi flani in cui sono riconoscibili il menabò, titoli e foto ormai dimenticati, Gribaudo agiva con varie tecniche e colori, creando un ready-made del mondo della comunicazione, il suo mondo. 
A questi materiali, prodotti intermedi o residui dell’ambiente industriale che Gribaudo frequentava fin da ragazzo, egli dava una nuova interpretazione, usando ad esempio la scrittura del flano come sfondo e non come contenuto, evidenziando o in alternativa coprendo alcune porzioni di testo.  

L’attività editoriale di Ezio Gribaudo 

L’editore e l’artista si sovrappongono. È grazie a Gribaudo che, dalla tipografia Pozzo che stampava orari ferroviari, nacque una casa editrice d’arte. Con questa, prima, e con Fabbri Editori, poi, egli pubblicò monografie dei grandi Novecento: Bacon, Fontana, Miró, Duchamp, De Chirico, Man Ray tra gli altri.  
L’ultima sezione della mostra comprende documenti d’archivio, cataloghi, fotografie, stampe serigrafiche, e rarità, che testimoniano la sua attività editoriale. 
Non mancano le prove della confidenza stretta con alcuni artisti, come la “lettera-testo” autografa di Giorgio de Chirico con il suo apprezzamento sulla predilezione di Gribaudo per il bianco, o la foto con Francis Bacon al MOMA. 

Sara Bonfili

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Sara Bonfili

Sara Bonfili

Sara Bonfili è giornalista pubblicista e PhD in “Filologia e interpretazione del testi letterari e loro tradizioni culturali” all’Università di Macerata, dove è cultore della materia. Lavora come freelance, dedicandosi a temi culturali sul suo blog Travelkeller. È stata addetto…

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