Nel grande depuratore che pulisce le acque di Milano c’è un museo d’arte contemporanea
Accoglie una raccolta di opere site specific il Depuratore di Milano Nosedo con il MAF – Museo Acqua Franca, che dal 2011 pone l’attenzione sui temi più urgenti legati all’ambiente e all’alimentazione grazie ai lavori di artisti contemporanei
Affida alla creatività di artisti contemporanei il compito di pensare strade diverse e innovative per trattare temi attuali e urgenti come l’importanza di una sana alimentazione, l’attenzione per l’ambiente, la promozione di un’economia circolare e la tutela delle risorse idriche, tra gli altri, l’Associazione culturale Arte da mangiare mangiare Arte. Nata nel 1996 da Ornella Piluso, presso la Società Umanitaria di Milano, l’associazione dal 2011 ha sviluppato il progetto MAF – Museo Acqua Franca, che porta l’arte contemporanea all’interno del Depuratore di Milano Nosedo – il primo e più grande impianto di trattamento delle acque reflue della città e l’unico al mondo a ospitare al suo interno un progetto d’arte contemporanea (in Via San Dionigi 90) – tra installazioni site specific, open air e una raccolta di documenti d’archivio che racconta la lunga attività di Arte da mangiare mangiare arte.
Il museo d’arte contemporanea del Depuratore di Milano Nosedo
“Ho definito l’impianto del Depuratore di Milano Nosedo la cattedrale della natura ed è così che lo percepisco. Considerando il territorio della Valle dei Monaci in cui il depuratore è collocato e la sua vicinanza con l’Abbazia di Chiaravalle, la missione di rigenerazione delle acque reflue che ha questo impianto ha per me assunto una forte valenza simbolica”, esordisce Ornella Piluso che da quasi trent’anni da la possibilità ad artisti non appartenenti al sistema dell’arte di impegnarsi liberamente e professionalmente su un percorso di ricerca e sperimentazione a prescindere dalle regole e dalle mode del mercato. “Così come nel passato la missione spirituale dell’Abbazia di Chiaravalle veniva celebrata dalle storiche botteghe artistiche, oggi l’arte contemporanea all’interno del MAF – Museo Acqua Franca esalta il ruolo di questo importantissimo impianto industriale ormai indispensabile per nostro stile di vita ed essenziale a sanare il debito che abbiamo con l’ambiente. Una nuova cattedrale della natura a simbolo dell’era della transizione ecologica che stiamo vivendo e di cui siamo testimoni”, conclude.
Il museo d’arte contemporanea del Depuratore di Milano Nosedo. La storia
In principio era DepurArt Lab Gallery che poi è diventato MAF – Museo Acqua Franca, il progetto d’arte contemporanea che ha anticipato gli obiettivi dell’Agenda per il Clima 2030 che nel luglio 2015 lancia la prima edizione del Festival Internazionale dei Depuratori. Ogni primavera, ormai da dieci anni tra arte, scienza e tecnologia, sono organizzate mostre temporanee, performance e incontri artistico-culturali con esperti di depurazione per affrontare le diverse sfaccettature del fare contemporaneo e del rapporto arte-pubblico. Andando oltre la concezione tradizionale di museo, il MAF è un vero e proprio laboratorio interdisciplinareaperto alla comunità e al territorio: “Quando abbiamo iniziato a molti sembrava essere un atto esclusivamente provocatorio e grottesco. In realtà, quella che era nata come una sperimentazione artistica ha dimostrato fin da subito la sua forza nella sua unicità. Per quanto ne sappiamo e abbiamo approfondito, non esistono altri esempi al mondo di produzione e fruizione d’arte contemporanea all’interno di un impianto di depurazione funzionante. Ecco, un progetto d’arte contemporanea che parla di ambiente e di economia circolare all’interno di un luogo dove l’economia circolare si fa e si rigenera ogni giorno”, racconta Monica Scardecchia, curatrice del Museo Acqua Franca.
Il museo d’arte contemporanea del Depuratore di Milano Nosedo. Gli artisti
Dal 2011 a oggi hanno preso parte alla programmazione del MAF – Museo Acqua Franca oltre mille artisti appartenenti a diverse generazioni, dai nomi più affermati alle giovani promesse ma quasi sempre persone al di fuori del mercato dell’arte. Tra questi, Maria Teresa Bolis con l’installazione Silos – energia vivificata, Emanuela Favarato con la fotografia Carne viva, GiCo con la statua Alterità – umanoide e Leonardo Memeocon le sculture in fango INDF. Tutte le trenta opere permanenti visibili su appuntamento o durante gli eventi in una ampia area verde adiacente all’impianto affrontano i temi dell’acqua, dell’ecosostenibilità e dell’ambiente e sono state realizzate con materiali di seconda scelta, in un’ottica di economia circolare, oppure organici per un’arte a impatto zero. “Il MAF è stato ed è tuttora un progetto coraggioso, per la maggior parte finanziato e autoprodotto da chi lo ho fondato e dai circa quaranta artisti che dal 2011 a oggi continuano a collaborare con l’associazione. Si tratta spesso di artisti che fanno sperimentazione e che al MAF hanno trovato possibilità espressive, confronto con altri colleghi, occasioni di crescita e scambio”, conclude Scardecchia. A causa di alcuni cambiamenti e delle mutate necessità dell’impianto – nel frattempo gestito dalla grande società milanese MM Spa – il grande appezzamento dove sono state realizzate le sculture potrebbe a breve non essere più disponibile. C’è da augurarsi però che l’associazione riesca a ricollocare le opere ricollocabili e a continuare a produrne di nuove magari in uno spazio alternativo e adiacente.
Caterina Angelucci
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