Pietrasanta omaggia Fernando Botero e sua moglie Sophia Vari a un anno dalla scomparsa
Ai due va il merito di aver lanciato nel mondo la piccola città versiliese, dove ogni estate li raggiungevano da qualsiasi parte del mondo illustri amici e familiari
Mi Querida Pietrasanta è il titolo della serata ideata da Le Botteghe di Pietrasanta e tenutasi il 28 giugno 2024 per rendere omaggio all’artista colombiano, tra i più quotati al mondo e celebre per i suoi floridi personaggi dallo sguardo stupefatto, e alla moglie Sophia Vari, scultrice e pittrice di origine greca. “Di abitazioni ne abbiamo cinque, in cinque città diverse, Parigi, New York, Monte Carlo, Bogotà e Pietrasanta. Ognuna corrisponde a un’anima. Quella che amiamo di più è Pietrasanta, dove ogni estate ci raggiungono da qualunque parte del mondo mia figlia e i figli di Fernando”, raccontava Vari. Qui, per decenni, ad annunciare l’arrivo dei Botero e l’inizio dell’estate erano le persiane spalancate della loro casa sotto la Rocca, riconoscibile da lontano. Per incontrare la coppia arrivavano amici da tutto il mondo, da Ira Furstenberg ai principi Michele e Marina di Grecia, lui appassionante scrittore di romanzi storici, lei Marina Karella artista di successo. Tra gli ospiti, immancabili i galleristi di New York e di Parigi, il fedelissimo Stefano Contini, collezionisti, critici d’arte, banchieri e imprenditori famosi, felici di condividere, di ritorno nel loro paese, la scoperta di Pietrasanta e della Versilia.
Fernando Botero e sua moglie Sophia Vari. Il grande amore per Pietrasanta
Botero e la bella Sophia, lui dall’aria un po’ sorniona, lei, la terza moglie, affascinante e sottile come un giunco (l’esatto opposto delle donne boteriane), si erano innamorati di questa terra e della sua gente fin dal primo approccio, affascinati dall’armonia e dall’equilibrio tra la natura e l’arte in un angolo di Toscana. “Quando ho scoperto l’abilità degli artigiani e dei fonditori locali, i fantastici maestri di cera”, spiegava agli amici Botero seduto al bar Michelangelo in Piazza Duomo, “ho deciso che questo era il posto che avevo sempre sognato”. Così negli Anni ’80 la coppia decide di metter su casa a Pietrasanta, il luogo ideale per dividere il tempo tra il lavoro di artisti e il relax sulla spiaggia di Forte dei Marmi. Ognuno aveva i suoi ritmi, (per Botero il lavoro iniziava con il giro mattutino di artigiani e fonditori), il suo atelier e un modo diverso di esprimersi nell’arte: uno realista e l’altro teso a rappresentare il mondo astratto. Con diverse caratteristiche in comune, tra cui il lavoro sempre in mente e il piacere di vivere in armonia.
Fernando Botero e sua moglie Sophia Vari a Pietrasanta. “Il nostro rifugio dedicato alla scultura”
A farli innamorare fu un rustico in mezzo agli ulivi, a pochi passi da piazza del Duomo, comprato su suggerimento dell’amico architetto Tiziano Lera. Un buen ritiro molto semplice, il mare sullo sfondo, quadri pieni di vita del maestro appesi alle pareti, un incantevole giardino fiorito, una cucina con un bel frigorifero contenente solo qualche pacchetto di caffè al fresco, “come si usa in Colombia”, amava precisare la padrona di casa. Dopo una giornata dedicata all’arte, i due artisti scendevano in città fermandosi a fare quattro chiacchere con gli amici di Pietrasanta e cenare in compagnia, quasi sempre fedeli alla trattoria Gatto Nero.
Il massimo della tavolata si raggiungeva a fine luglio, quando da Parigi, da Londra e dalla Colombia giungevano qui figli e nipoti, negli anni sempre più numerosi. Allora si parlava non solo di arte, la grande passione di Sophia, ma anche di tate, di bambini e di organizzazione familiare.
Fernando Botero e sua moglie Sophia Vari a Pietrasanta. Un amore corrisposto
Per questo Le Botteghe di Pietrasanta, con il patrocinio del Comune, hanno voluto dedicare a Botero e a Sophia una serata speciale, a cominciare dal luogo scelto per la festa: il Parco della Lumaca. Ci si arriva in pochi minuti lungo una stradina in salita, la stessa che per anni Fernando e Sophia percorrevano per scendere in città. Il parco, cosi chiamato in ricordo del maestro Zavalloni, autore della pedagogia della lumaca, ossia una scuola lenta e non violenta, si trasforma alla sera nel luogo più scenografico di Pietrasanta. Sul grande prato c’è un clima di festa, allietato da un cocktail dinner. A meravigliare all’ingresso i 250 ospiti, tra cui Ileana, la figlia di Sophia, spicca una maxi violinista sui trampoli vestita di rosso, mentre i ragazzi del liceo artistico Stagio Stagi realizzano su una lunga tela opere ispirate a Botero e a Sophia.
Botero prossimamente a Roma e la lectio magistralis di Vittorio Sgarbi
Lina Botero, la figlia più vicina al Maestro, oggi curatrice delle opere del padre, annuncia che sta per partire per Roma, per installare nel centro della Capitale 8 statue monumentali (visibili in centro città dal 10 luglio al primo ottobre 2024, tra la Terrazza del Pincio, Piazza del Popolo, Largo dei Lombardi, Piazza di San Lorenzo in Lucina, Piazza Mignanelli e Piazza San Silvestro) ad anticipare la grande mostra a Palazzo Bonaparte, che si inaugurerà il prossimo 17 settembre 2024. A partecipare alla serata c’è anche critico d’arte più odiato e amato d’Italia, a cui Botero va a genio. “Botero”, esordisce con passione Vittorio Sgarbi, “è stato l’artista della felicità. In lui c’è la vita: guardiamo le sue opere e possiamo godere di ciò che racconta. Un grande artista popolare, che ha avuto il colpo di genio di ingrassare tutto, attingendo da Giotto e Michelangelo e ingrassando ha creato una forma per cui tutti sanno chi è Botero”. Alle spalle dell’artista “popolare” c’è in realtà una profonda cultura artistica, assimilata negli anni di studio in Spagna e a Firenze, che gli ha permesso di esprimere con apparente semplicità non solo il piacere di vivere e di sorridere con ironia, ma anche di denunciare attraverso l’arte le torture di Abu Ghraib, per non dimenticare. Insomma, un intellettuale non complicato.
Silvana Rizzi
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