Una Vip lounge d’autore. Teresa Sapey per Paris Photo
Da Arco a Madrid a Paris Photo nella capitale francese. L’architetto noto per i parcheggi ora si dà alle fiere. E con che tocco…
L’approccio stilistico non poteva che essere questo, così come l’uso massiccio del colore – intenso, saturo, dominante – che contraddistingue l’intera opera di Teresa Sapey, eclettico architetto dotato di classe italiana e passione spagnola, da oltre vent’anni con studio a Madrid. Meglio nota come “Lady Parking” (grazie alle realizzazioni da lei eseguite ad esempio nell’Hotel Puerta America, dove il suo originalissimo intervento al piano -1 la fece spiccare tra nomi quali Nouvel, Foster e Hadid), qui si trova a ritentare il successo ottenuto con un’altra Vip lounge area, quella Arco 2012, realizzata a Madrid in collaborazione con Ikea.
Un esperimento creativo, low budget e pieno di spunti, in cui l’uso del bancale di legno impilato creava volumi e delimitava spazi, il tutto ingentilito dagli accessori e dai tessuti forniti dal mobilificio svedese del fai-da-te. Chiaramente un esperimento ben riuscito, soprattutto in tempi di crisi, quando, dimostrare che si può fare architettura d’interni di qualità con prezzi irrisori, vale ben più di qualsiasi cosa. Sofisticato e colto invece l’intervento richiesto dal Comune di Madrid per l’illuminazione stradale del periodo natalizio dove la Sapey ha sperimentato prima migliaia di occhi curiosi (era il 2008) per poi arrivare all’allestimento del 2010, in cui, in un omaggio congiunto a Dan Flavin e a Sol LeWitt, il viale Serrano è stato addobbato con una serie di dischi concentrici di neon multicolore. Una macroistallazione a cavallo tra l’arte, l’architettura e lo urban design, che ha cambiato il volto di una porzione di città, aggraziandone i tratti e rendendola sfavillante.
Interventi riconoscibili nella loro eterogeneità, perché dotati di personalità poliedrica e capacità di stupire a tutte le scale, siano essi gioielli, sedute, ristoranti o parcheggi (qualità questa che fece eleggere la Sapey tra i dieci designer più talentuosi al mondo nel 2007).
L’operazione che è invece stata chiamata a compiere a Parigi da Julien Frydman, nella storica e bellissima sede del Grand Palais, in occasione del Paris Photo di quest’anno, ricalca in parte il carattere effimero ed evanescente dello spazio in cui si trova: il Salon d’Honneur, sala progettata da Albert Louvet ai primi del Novecento e riaperta oggi dopo quasi ottant’anni di chiusura. Una riapertura che deve dunque essere degna di nota, ed esprimere al meglio il carattere sfacciatamente femminile dell’intero concept, pur nel rispetto di un ambiente dal sapore e dai connotati cosi storicizzati.
Un omaggio alla moda, ispirata all’installazione Velvet & Silk Coffee, realizzata nel 1927 a Berlino da Mies Van Der Rohe in occasione dell’esposizione Die Mode Der Dame. 1.200 mq, in cui lo spazio è suddiviso solo grazie a drappi dalle tonalità calde, morbide e fascianti, declinate nelle intensità dei rosa e dei viola, con arredi forniti questa volta da Vitra, marchio di design internazionale sinonimo di qualità (e di prezzo). Très chic.
Giulia Mura
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