Margherita Pedrotta – Brucia ancora
Il cancello verde di )( verrà riaperto per l’inaugurazione di Brucia ancora, mostra personale di Margherita Pedrotta a cura di Geraldina Albegiani.
Comunicato stampa
Venerdì 12 luglio alle ore 21:00 il cancello verde di )( verrà riaperto per l’inaugurazione di Brucia ancora, mostra personale di Margherita Pedrotta a cura di Geraldina Albegiani.
Nella definizione contemporanea di archivio c’è qualcosa di paradossale: come può uno strumento così storicamente dipendente dall’apparato burocratico e amministrativo, essere oggi divenuto un mezzo per rivendicare eversione e liberazione dai ruoli sociali di un passato cristallizzato e dalle forme di subordinazione?
Margherita Pedrotta mette in scena la sua interpretazione di un archivio pubblico, assemblando uno sfaccettato modello antropologico caratterizzato da oggetti d’ufficio, meticolosamente raccolti e poi accatastati, ricoperti di nero grafite per renderli volutamente indecifrabili. Testimoni silenti di una cultura materiale già obsoleta che desiderano provocare in chi li osserva l’idea di una cultura implosa.
L’opera si fa corpo, invade lo spazio attraverso un lavoro dichiaratamente fisico con l’intento di creare il potenziale sfondo di un’archeologia globale contemporanea che si compone di carta e software, documenti di natura precaria destinati all’oblio.
L’insofferenza verso la tradizionale organizzazione della conoscenza è evidente in Brucia ancora, installazione site specific in cui l’archivio non è più solo un cumulo inerte di documenti cartacei e digitali, ma un dispositivo critico e criptico capace di riattivare come una scintilla la memoria collettiva. L’artista si fa promotrice di questo drastico cambiamento, sociale e culturale con un nuovo anarchivio, un sistema classificatorio atipico, un archivio impossibile di ciò che è ancora in attesa di essere realizzato.
La mostra sarà visitabile fino al 15 agosto 2024 in via discesa dei Candelai 21, Palermo.
Margherita Pedrotta (Ivrea, 1998) è un’artista cresciuta nella luce bianca delle campagne industriali piemontesi, tra capannoni di cemento, ex-fabbriche abbandonate, campi di colza e papaveri. Nei suoi lavori rievoca spesso tracce residue delle civiltà neolitiche vissute nelle torbiere lacustri dei suoi luoghi natii: dal fondo fangoso del lago prosciugato riemergono dati di umanità, tutt’attorno natura fragorosa. Si specializza in studi antropologici presso l’Università degli Studi di Torino, città che la nutre di natura underground e musica elettronica. Gli elementi fondativi della sua ricerca danno vita a frammenti di corpi che esprimono, insieme alla creatività artistica, i significati del vivere. L’artista si è trasferita nella città di Palermo, dove vive e opera all’interno di Unostudio; qui inizia a costruire strutture meccaniche, installazioni ricche di materiali ferrosi e acciaio, plastiche e morbide argille fratturate, per produrre attraverso l’inerte materia inanimata, la possibilità umana di un pensiero poetico.
Geraldina Albegiani (Palermo, 1994) è una curatrice e scrittrice indipendente, attualmente di base a Padova. Conseguita la laurea triennale in Mediazione Linguistica e Culturale a Siena, si è poi specializzata in Arti Visive presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna. La land art e più in generale il rapporto tra l’arte contemporanea, il paesaggio e l’architettura sono al centro delle sue tesi accademiche. Nel 2022 è stata corsista di CAMPO, il corso per curatori promosso dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. Ha collaborato con gallerie italiane ed internazionali, curato e co-curato diverse mostre in musei e spazi non convenzionai, in particolare nel 2019 Guido Baragli opere dal 1981 presso Palazzo Belmonte Riso, sede del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, nel 2022 Pluriball, progetto espositivo itinerante di Campo22 presso il Palazzo di Velluto di Torino e successivamente Spazio Petroni a Bologna, nel 2023 Permacrisis con gli studenti dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Indaga con grande curiosità le diverse espressioni artistiche contemporanee.
)( è un artist run space diretto da cinque artisti e una curatrice: Francesca Baglieri, Rossella Poidomani, Antonio La Ferlita, Alberto Orilia, Roberto Orlando e Ilaria Cascino.
La monoroom è la sede simbolica dei linguaggi visivi e risponde alla necessità di porre una sospensione del tempo all’interno di uno spazio condiviso.
)( non si identifica meramente col capovolgimento semantico dei segni ortografici scelti appositamente per la loro impronunciabilità - ma rivendica l’essenza di quell’intervallo vivido tra le due parentesi in cui l’opera d’arte cresce e si espande secondo le sue esigenze. Il fare artistico segue il proprio corso naturale di vita come le radici di un albero che affondano nel terreno, plasmando e consolidando la materia in nuove visioni.