Nelle Marche quattro studi di architettura a confronto sul tema del riuso degli spazi industriali
Si intitola “Vuoto Futuro” il ciclo di workshop itineranti che animeranno gli spazi dell'Ex Lanificio Carotti a Fermignano, in provincia di Pesaro-Urbino. Il progetto intende raccontare il patrimonio architettonico nazionale e costruire nuove pratiche dell'abitare
“(…) Ma oltre l’oblio, quell’oggetto esisteva nel vuoto, anzi esisteva grazie al vuoto perché ormai poteva essere concepito solo come montaggio e ricomposizione di pezzi e parti geometriche fluttuanti nello spazio tornato ad essere di nuovo infinito”. Queste parole riprese dal saggio Il disegno del vuoto nella città contemporanea, portano la firma dell’architetto Alessandro Anselmi (Roma, 1934 – 2013), fondatore di GRAU – Gruppo romano architetti urbanisti, collettivo (attivo sino agli Anni Ottanta) che sosteneva il recupero della centralità artistica del fare progettuale, a partire dal recupero della storia.
Una posizione che oggi viene ripresa da Samuel Cima, direttore della rivista Il Bugiardino e curatore della seconda edizione di Vuoto Futuro, un ciclo di workshop itineranti che animerà l’Ex Lanificio Carotti a Fermignano dal 18 al 21 luglio, in provincia di Pesaro-Urbino, con l’obiettivo di costruire e raccontare scenari attorno alle nuove pratiche dell’abitare gli ex spazi industriali.
Il progetto “Vuoto Futuro” a Fermignano nelle Marche: i workshop
Dopo aver fatto tappa a Brescia, Vuoto Futuro arriva nelle Marche e prende forma in un osservatorio temporaneo. Una declinazione nuova del progetto che nasce dalla volontà di accendere il dibattito sul tema del riuso industriale e della valorizzazione del patrimonio architettonico nazionale,riconoscendo nella pratica architettonica un valore per la comunità.
Il riuso diventa quindi un modo per raccontare e interpretare gli spazi industriali abbandonati dove il vuoto diventa una stratificazione di segni, storie e memorie. I workshop, in programma dal 18 al 21 luglio, vedranno protagonisti i quattro studi di architettura AM3 Architetti Associati, BDR Bureau, ErranteArchitetture, Warehouse of Architecture and Research.
Il progetto “Vuoto Futuro” a Fermignano: la mostra
Per l’occasione Il Bugiardino, in collaborazione con la Fondazione Ex Lanificio Carotti,ha realizzato una mostra riunendo progetti di rigenerazione architettonica a firma degli studi Atelier Poem, Studio Form_a, Terrapreta, Vacuum Atelier e i contributi di alleventitré e fragment.is ( quest’ultimi riconosciuti come rappresentanti della divulgazione social dell’architettura), visibile dal 21 luglio al 13 settembre. “L’allestimento della mostra, a cura di ScartoStudio, giovane studio di architettura fondato nel 2024, riafferma l’importanza contemporanea del riuso evocata da Vuoto Futuro”, spiega ad Artribune Samuel Cima. “I supporti per il materiale in mostra sono infatti realizzati con materiali edili, forniti dal partner tecnico B&M costruzioni&restauri, che saranno riutilizzati per la costruzione al fine di garantire un impatto zero”.
Il riuso industriale nel XXI Secolo. Parola a Samuel Cima
“La ricerca per un riuso contemporaneo responsabile inizia con le attività laboratoriali che, durante quattro giorni, coinvolgono studenti e studi di architettura under40 per immaginare nuove proposte per l’Ex Lanificio Carotti. L’osservatorio”, continua Cima, “che raccoglie gli esiti del workshop e dei contributi di ricerca esterni, instaura un dialogo con realtà architettoniche differenti includendo professionisti, ricercatori e divulgatori. Queste differenti figure sono chiamate a presentare il loro punto di vista sul riuso architettonico contemporaneo con differenti linguaggi e rappresentazioni. L’ultimo tassello della ricerca è rappresentato dalla tavola rotonda in cui architetti, accademici e realtà locali sono chiamati a confrontarsi per tracciare una metodologia per un nuovo riuso industriale”.
La storia dell’Ex Lanificio Carotti di Fermignano
La costruzione della cartiera era stata avviata nel Quattrocento e i primi affittuari dell’opificio furono cartai di origine fabrianese. Nel primo secolo di vita, la cartiera fu controllata direttamente dalla famiglia ducale e nel 1507 venne donata dal Duca Guidoubaldo da Montefeltro con un duplice scopo: i proventi della vendita della carta dovevano essere impiegati per sostenere la Cappella Musicale del Duomo nelle sue attività e per l’officio delle messe in suffragio dei Montefeltro.
Dopo anni di grande attività, il 23 settembre 1870 la cartiera chiude i battenti e gli immobili vengono venduti alla famiglia dei Principi Albani di Pesaro.
Nel Novecento cambia volto con la famiglia Carotti e l’attività di filanda, che continuerà sino alla fine degli Anni Novanta. L’edificio, acquistato da Giovanni Pagliardini, dal 2006 è proprietà di Megawatt srl, che lo ha recentemente restaurato. Il corpo di fabbrica più antico, originariamente corrispondente con la cartiera ducale del XV Secolo, è costituito da una serie di ampi locali collegati tra loro, disposti su tre livelli. All’altezza della seconda cascata naturale, si trovano i locali operativi della centrale idroelettrica, ancora in funzione con le originali macchine idrauliche installate nei primi anni del Novecento dai titolari del lanificio.
Valentina Muzi
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