Gae Aulenti. A Milano una grande mostra racconta tutti i suoi progetti
La Triennale dedica una mostra monumentale a questa grande donna italiana. Tredici stanze che ricostruiscono i suoi progetti principali: dal negozio Olivetti a Buenos Aires, al Musée d’Orsay
Gae Aulenti: una donna visionaria, tenace e indipendente. Molto più che un architetto, fu una figura centrale nella scena culturale e nella società dal Secondo Dopoguerra ai primi anni del XXI Secolo. Si fece conoscere con i progetti per la Olivetti, e ampliò poi il suo raggio d’azione, portando il suo contributo nei grandi musei d’Europa, e sui palcoscenici di teatro.
“Un magma di relazioni e rapporti e contatti dentro la finestra mobile del Novecento”. Così Giovanni Agosti descrive la protagonista della mostra che ha curato per la Triennale di Milano. Si tratta della prima grande retrospettiva sulla storia – umana e personale – di Gaetana Emilia Aulenti. Un progetto espositivo singolare, che tenta di tracciare e ripercorrere i moltissimi rapporti che strinse con tutti i settori in cui si trovò a operare. Dall’architettura e design, alle scenografie per il teatro. Dagli allestimenti museali ed espositivi, alle concessionarie di auto per la Fiat. Questo – e molto altro – è quanto si può esplorare attraversando gli “ambienti” ricostruiti per l’occasione nel Palazzo milanese.
Per punti
- Gae Aulenti: una donna poliedrica tra architettura, arte e teatro
- Gae Aulenti e le scenografie per il teatro
- La mostra su Gae Aulenti alla Triennale di Milano
- L’arrivo al mare per la Triennale di Milano del 1964
- Il negozio Olivetti di Buenos Aires del 1968
- Il concessionario Fiat a Zurigo del 1973
- L’allestimento per la mostra di Christo a Milano del 1973
- Il Musée d’Orsay di Parigi del 1986
- La scenografia di Elektra alla Scala di Milano del 1994
- La stazione della Metropolitana di Napoli e l’Aeroporto di Perugia
Gae Aulenti: una donna poliedrica tra architettura, arte e teatro
“L’architettura è un mondo da uomini, ma io faccio finta di niente”. Con questa celebre frase Gae Aulenti (Palazzolo dello Stella, 1927 – Milano, 2012) esprimeva la sua noncuranza nei confronti di un campo – quello dell’architettura – in cui gli uomini prevalevano in larga misura. Indizio, questo, del temperamento forte che la caratterizzò fin dagli inizi, assimilabile forse solo alla collega Cini Boeri (trovate qui un articolo che racconta tutta la storia di Cini Boeri). Laureatasi al Politecnico di Milano, entrò subito nel vivo del settore, collaborando con la rivista Casabella Continuità, allora diretta da Ernesto Nathan Rogers. Fu proprio quest’ultimo – uno dei fautori della Torre Velasca e di quello che sarebbe diventato lo stile Neoliberty – a trasmetterle quell’approccio trasversale che caratterizzò poi sempre il suo operare. Un approccio che non si fece intimidire dai contesti distanti dalla mera architettura d’interni, ma seppe anzi coglierne sempre lo spirito e sensibilità originale.
Gae Aulenti e le scenografie per il teatro
Nel suo modo di operare, Gae Aulenti partiva sempre da un approfondito studio del campo e dell’ambiente in questione. Il suo obiettivo era creare progetti in perfetta sintonia, che parlassero la stessa lingua del contesto a cui erano destinati. Tra tutti gli ambiti in cui lavorò, trovò particolare affinità e terreno fertile nel teatro. “Si sa che lo spazio è definito da quattro parametri – larghezza, lunghezza, profondità e tempo – e si dice che I’architettura si occupi di tutti e quattro, ma, in realtà, il tempo è usato in maniera oscura. II teatro, invece, usa prima di tutto il tempo, e con esso manipola gli altri tre”. Così descriveva le potenzialità di questa sfera creativa, fonte per lei di grande fascino e sfide da cogliere.
Numerose furono infatti le sue collaborazioni teatrali, tra qui spiccano i progetti con Luca Ronconi, come le scenografie per la grande Elektra in cartellone alla Scala di Milano nel ‘94.
La mostra su Gae Aulenti alla Triennale di Milano
Per la prima grande mostra dedicata alla figura di Gae Aulenti, la Triennale di Milano propone un percorso immersivo e coinvolgente. Un viaggio in 13 dei più importanti ambienti disegnati dall’architetto, che riassumono gran parte del suo lavoro. Questi sono inoltre arricchiti da modelli, disegni, e oggetti d’epoca, che danno vita a ciascuna delle storie rievocate. Qui di seguito una selezione degli ambienti più significativi e curiosi da non perdere.
L’arrivo al mare per la Triennale di Milano del 1964
La prima sala che introduce alla mostra riporta al 1964 – quando Gae Aulenti aveva solo 36 anni – in occasione del Gran Premio Internazionale della Triennale milanese. Fu proprio il suo progetto per la sezione dedicata all’Italia ad arrivare sul podio. Progetto intitolato L’arrivo al mare – una ripresa della Course di Picasso – che è qui ricostruito nel suo gioco di specchi e sagome lignee di donne che corrono libere nello spazio. È dunque un inizio di mostra squisitamente teatrale, che suggerisce l’affinità della designer per questo campo.
Il negozio Olivetti di Buenos Aires del 1968
Seconda tappa degna di nota è l’allestimento del negozio Olivetti a Buenos Aires, che rappresenta un passo importante nel rapporto di lavoro tra Gae Aulenti e l’impresa piemontese. Rapporto cominciato già negli Anni Cinquanta, con i primi progetti di grafica per la rivista aziendale, e poi cresciuto nel tempo. Si può dire che la Olivetti fu il canale che le permise di decollare professionalmente, grazie ai preziosi contatti che le consentì di acquisire. Il negozio in Sudamerica si presentava come un caleidoscopio di specchi, su cui rimbalzavano le luci. Emblematica in questo contesto è la lampada King Sun, presente in mostra, con il suo corpo in alluminio e perspex. Entrando nello store, il visitatore era dunque avvolto dal gioco luminoso, interrotto solo dai prodotti: le mitiche macchine da scrivere e calcolatrici Olivetti, disposte su scaffali a gradoni.
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Il concessionario Fiat a Zurigo del 1973
Di quattro anni successivo è lo showroom automobilistico della Fiat, realizzato a Zurigo. Un concept spaziale innovativo, che prometteva di portare la strada e il movimento del traffico nel concessionario. L’obiettivo fu raggiunto disegnando una rampa inclinata su cui disporre in fila le auto, che creava una sorta di movimento centrifugo sulle pareti del negozio.
L’allestimento per la mostra di Christo a Milano del 1973
Nello stesso anno 1973, Gae Aulenti firmò anche il progetto per allestire la grande mostra di Christo alla Rotonda della Besana di Milano. Per l’occasione – un evento espositivo che raccontava l’impresa della Valley Curtain dell’artista bulgaro – l’architetto inventò uno spazio labirintico, costruito con pilastri tardobarocchi e controsoffitti di varie altezze.
Il Musée d’Orsay di Parigi del 1986
Tra i contributi museali di Gae Aulenti spicca il grande lavoro di trasformazione della Gare d’Orsay parigina in Museo, conclusa nel 1986. Innovativo – quanto criticato dai conservatori – l’allestimento fu curato da lei in ogni dettaglio, forte del dialogo con lo storico dell’arte Michel Laclotte. In mostra è ricostruito l’ambiente centrale, con l’alternanza di panche e sculture classiche.
La scenografia di Elektra alla Scala di Milano del 1994
La decima sala del percorso è dedicata allo spettacolare allestimento che fu pensato da Gae Aulenti per l’opera Elektra di Strauss. Questa andò in scena nel 1994 alla Scala di Milano, con la regia di Luca Ronconi. Uno spettacolo impressionante, qui rievocato in modo immersivo con la scengrafia del palazzo di Micene in cui – secondo il mito greco – si consumò la tragedia. Per dare l’idea della crudezza dell’evento, la scena fu pensata come una sorta di macelleria, con gli animali sanguinanti appesi sullo sfondo.
La stazione della Metropolitana di Napoli e l’Aeroporto di Perugia
L’esposizione si conclude con due ultime ricostruzioni di due spazi pubblici italiani. Si tratta della Stazione Museo della Metropolitana di Napoli, in cui Gae Aulenti collocò una serie di riproduzioni contemporanee delle opere conservate nel vicino Museo Archeogico, e dell’Aeroporto di Perugia. È quest’ultimo a riportare il visitatore alla realtà, con la consapevolezza acquisita del grande lavoro di Gae Aulenti che si estese ben oltre i confini dell’architettura.
Emma Sedini
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