Crivu: il nuovo festival tra natura e cultura in Calabria raccontato da chi l’ha fatto
I concetti di verticalità e arrampicata saranno esplorati attraverso performance, workshop ed escursioni, all’intersezione tra arte, letteratura, musica, filosofia e scienza. I curatori di Crivu Festival, Michele Gerace e Monica Marziota, raccontano la prima edizione in arrivo ad agosto a Orsomarso
Crivu è un festival per imparare, orientarsi e mettersi in movimento ma, soprattutto, per divertirsi. Letteralmente e nell’accezione più comune. Per allontanarsi, rivolgersi verso l’altrove prima di decidere di prendere il largo; e, insieme, per lo spasso di trascorrere del tempo all’occorrenza in modo sui generis. Tanto per cominciare, Crivu si tiene dal 2 al 4 agosto, e il nostro spasso inizia con l’invito a seguire con lo sguardo in profondità ed estensione la linea verticale che dalle rocce di Orsomarso insegna il cielo e suggerisce l’orizzonte.
La verticalità e l’arrampicata al Crivu Festival
La verticalità è un sostantivo femminile che esprime lo sviluppo in senso verticale. Da dizionario è posizione e direzione. La roccia, la rupe e le onde, sono sostantivi femminili. Nel loro essere antitetiche, l’immanenza e la trascendenza sono sostantivi femminili. Parti variabili di un discorso che è possibile declinare in tante metafore quante sono gli aspetti più comuni ed eccezionali della nostra quotidianità. Ancora una volta, sostantivo femminile è l’arrampicata. E con essa la storia, la poesia, la musica, le arti. Ma ecco i sostantivi maschili: l’Appennino e il Mediterraneo. il suono, il fiume e il mare che spingono il pensiero al di sotto della linea dell’orizzonte. Entroterra, lo stesso Crivu, espressione dialettale che si riferisce sia al setaccio che alla roccia. Metafore che dalle opposte polarità di genere grammaticale, femminile e maschile, traggono generatività singolare e plurale.
Il programma di Crivu Festival
Questo festival parte proprio dalla roccia, dalla verticalità, dalle sporgenze che l’arrampicata presuppone. Ma non solo. Riguarda la città e il paese, il mare, la costa e il fiume oltre la montagna e la valle, la natura, il paesaggio, il transito e il suono di una famiglia grande quanto il mondo. Insomma, passa al setaccio il significato dei luoghi da dove muovono per terra e per mare le infinite possibilità del nostro essere umani. L’arrampicata sulla parete di un Crivu, la passeggiata tra i boschi, lungo il fiume, e la navigazione a vela, sono fatte di desideri e sforzi che trasformano il punto di arrivo nel nostro punto di partenza.
Le cime, le pareti, gli appoggi e gli ostacoli, le creste, i versanti scoscesi e le correnti richiedono motivazione, fiducia, immaginazione e perseveranza. Il programma presenta incontri fatti di scalate, passeggiate, laboratori, conversazioni, performance, nei quali la spinta a spostare il peso del corpo in su o in avanti, di qua o di là, richiede energia ed equilibrio. Su tutte, la capacità di tenere la giusta postura per mettersi nelle condizioni di spingere più in avanti i propri limiti e rinnovare lo sguardo ad ogni spinta verso rive sconosciute.
Il legame con il luogo
Siamo gocce d’acqua e granelli di sabbia, foglie e radici. Dislocati tra terra, mare e cielo, prosperiamo spingendo in direzioni opposte. Le esperienze che facciamo e la creatività che sviluppiamo hanno a che vedere con il perché e il per come allacciamo connessioni, avviamo relazioni, stabiliamo legami. Con la capacità che abbiamo di relazionarci con la realtà, di dare forma ai nostri desideri, di darci una direzione e una regola di comportamento. Di eleggere il posto nel quale viviamo a luogo di trasformazione, propriamente di lavoro, di cooperazione e di impresa, umana e sociale, di promozione della dignità e di miglioramento della qualità della vita, di chi va, di chi viene e di chi resta. Sullo sfondo il paesaggio che per l’UNESCO vale più di un patrimonio quando lungo il Lao si considerano la storia di popoli e di civiltà, l’equilibrio e l’evoluzione che nel tempo si deve alla diversità. Autentica ricchezza ecologica del rapporto con la nostra natura e base per una prospera convivenza.
Un festival per esplorare la cultura dell’arrampicarsi
All’interno del festival, la filosofia, la letteratura, la musica e l’arte figurativa, si mescolano con le scienze per portare in scena la dimensione etica, estetica e spirituale, il senso e la tecnica dell’arrampicarsi. L’inquietudine dell’amore che trascende la carne e le ossa, del mettersi in cammino e del prendere il largo; dell’andare, del tornare, dell’attraversare e del restare, del ricercare la felicità, tutte metafore delle virtù e dei paradossi di un’umanità ora alla deriva ora controcorrente. D’altra parte, conclusa questa prima edizione, saremo solo all’inizio.
Michele Gerace
Monica Marziota
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