Ristoranti di museo. Il modello di Copenaghen sta diventando un format cultural-gastronomico

Mentre l’Italia è ben avviata a fare delle ristorazione museale un asset importante dell’esperienza culturale, la capitale danese ha già consolidato negli ultimi anni un format da copiare per perseguire un’idea moderna di museo

Nell’occuparci di ristorazione museale, facendo il punto sullo stato dell’arte in Italia, abbiamo fotografato una situazione che sta finalmente crescendo, in attuazione di una definizione di museo aggiornata sulle esigenze correnti, che l’ICOM stessa ha precisato nell’estate 2022. Un museo moderno dev’essere accessibile, inclusivo e sostenibile, dunque offrire “esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze”. Un ruolo fondato su una pluralità di intenti e opportunità da mettere al servizio della collettività, nel contesto di uno spazio piacevole da vivere, di un luogo dove incontrarsi e ritrovarsi. 

Il museo come spazio di incontro: il ruolo della ristorazione

In questa direzione, la compagine di realtà culturali, pubbliche e private, inclini a scommettere su progetti gastronomici che non releghino l’offerta ristorativa del museo a semplice necessità, cresce anche in Italia di anno in anno. Non è sempre stato così, anche se all’estero la sinergia tra cultura e ristorazione già da tempo produce ottimi risultati, e stabilisce uno standard.
Succede a Copenaghen, dove uno scenario che oggi può dirsi maturo considera la ristorazione museale non alla stregua di un semplice servizio aggiuntivo con valore meramente commerciale, ma un’occasione di ingaggio della comunità e una fucina di creatività che lavora in modo complementare alle attività del museo (stessa filosofia, nei musei danesi, viene applicata alla progettazione dei bookshop).

I ristoranti al museo di Copenaghen. Un format gastronomico con visione culturale

Una visione ormai tanto radicata e diffusa nei musei cittadini, da identificare un genere, un format gastronomico peculiare e riconosciuto, fondato su qualità e ricerca (anche in termini di sostenibilità, aderendo all’iniziativa internazionale Climavore) e premiato dal pubblico, che numeroso frequenta queste tavole, apprezzandone anche la bellezza degli spazi, la funzionalità, il servizio attento.Il panorama delle ristorazione museale di Copenaghen rappresenta, per tutti questi motivi, un itinerario nell’itinerario per chi sceglie di visitare la città in cerca di stimoli culturali tout court, poiché concentra nelle principali destinazioni d’arte, storia e design una serie di esperienze di ristoro, svago e scoperta (per esempio delle giovani realtà agricole danesi) che arricchiscono il viaggio.

I ristoranti al museo di Copenaghen: una guida

Dall’Apollo Bar della centralissima Kunsthalle di Charlottenborg alla Kafeteria dell’SMK Museum (allestita dall’artista danese Danh Vo, con arredi di Enzo Mari e di Isamu Noguchi), al Connie Connie del Copenhagen Contemporary al vecchio porto (il museo trova spazio negli ex magazzini del porto), progetto supportato da molte aziende di design che hanno aperto i loro showroom in zona. Ma si può proseguire a nord della città, per scoprire la raccolta privata di un grande collezionista al museo Ordrupgaard – frutto della trasformazione della sua residenza di campagna (tra le firme Zaha Hadid e Snohetta) – e il suo grazioso caffè. Il binomio cultura e ristorazione si ripete a Helsingor, presso il Museo Nazionale Marittimo, ricavato in una vecchio darsena affacciata tra Mare del Nord e Baltico; e al Lousiana Cafè dell’omonimo museo, una delle destinazioni d’arte moderna e contemporanea più belle del mondo, con una programmazione all’altezza del luogo. Tra una mostra e l’altra, qui si mangia guardando il mare e le sculture mobili di Alexader Calder ospitate nel parco del museo.
L’elenco potrebbe continuare, ma rimandiamo – per una mappatura gastronomica più dettagliata – all’approfondimento pubblicato su CiboToday

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Redazione

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