Tra arte e commercio: la mostra di Parigi che racconta la nascita dei grandi magazzini

Com’era fare shopping nella Francia della Belle Époque? E cosa c’entrava l’arte, la cultura, l’architettura con il commercio? Una mostra a Parigi dedicata ai grandi magazzini lo spiega

Les Galeries Lafayette, Au Printemps, La Samaritaine, Le Bon Marché… I nomi di queste cattedrali del commercio si rincorrono sugli itinerari di ogni turista che visita Parigi, alla ricerca non solo di shopping, ma di un’autentica esperienza sociologica ed estetica. Luci, colori e decorazioni intessono in queste architetture un mondo incantato, lontano dalla quotidianità, dove il cliente può vivere un’avventura epica, più che una semplice transazione commerciale.

Un palinsesto culturale effervescente

Una mostra al museo di Arti Decorative di Parigi esplora la nascita e l’evoluzione di questi santuari dello shopping, radicati nel contesto artistico e sociologico del Secondo Impero francese. Animata da una nuova élite sociale sensibile alla moda e alle innovazioni commerciali, della quale sono esposti i ritratti, la Parigi della Belle Époque era il cuore pulsante di una caleidoscopica cultura del piacere, con teatri, ristoranti e grands magasins sfavillanti sulla scenografica rete di boulevard voluta dal prefetto Haussmann.

La Mâtrise, catalogo commerciale tende
La Mâtrise, catalogo commerciale tende

Belle Époque: una nuova società dei consumi

La mostra racconta così la storia dei principali grandi magazzini parigini: Printemps, aperto nel 1865 come magasin de nouveautés; la Samaritaine, inaugurata nel 1870 come negozio di stoffe; il Bon Marché, progettato con la collaborazione di Gustave Eiffel. Assurti a dignità letteraria grazie al capolavoro di Émile Zola Il paradiso delle signore, lo stesso scrittore li paragonò a “palazzi babilonesi”, con un vocabolario architettonico intriso di grandeur e una spettacolare galleria interna in ferro e vetro. Si creava così una mise en scène della merce, la quale era prodotta in serie, venduta in grandi volumi attraverso nuove strategie commerciali, come i cataloghi e i manifesti, e infine elevata a nuovo oggetto di venerazione in una religione, quella dei consumi, in cui “i grandi magazzini tendono a sostituire le chiese”, come osservava di nuovo Zola.

Belle Époque: tra giocattoli e tessuti

Le sale successive della mostra esplorano la moda e i giocattoli dell’epoca: sono esposti il completo da villeggiatura La belle Jardinière e la robe della casa di moda Félix, che cristallizzano l’essenza della moda parigina, e giochi come le bambole Jumeau e i cavalli triciclo, evidenziando l’evoluzione dei nuovi strumenti educativi – nonché di consumo – nell’Ottocento.

Lusso e bellezza artistica

Le sale conclusive, invece, analizzano il ruolo dei grandi magazzini nella diffusione delle arti decorative. I cataloghi di vendita, riccamente illustrati, promuovevano infatti i fasti dei grandi magazzini anche in provincia e all’estero, influenzando attraverso i prodotti illustrati il gusto estetico dell’epoca. Ateliers d’art come La Maîtrise delle Galeries Lafayette, sotto la guida di Maurice Dufrène, produssero infine oggetti di arredamento accessibili ed esteticamente sublimi. Laboratori della Parigi contemporanea, i grandi magazzini sembrano così quasi distillare, in tutto il suo scintillio e le sue contraddizioni, l’anima di questa grande città.

Filippo Esposito

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Filippo Esposito

Filippo Esposito

Filippo Esposito, nato a Napoli nel 1998, ha studiato architettura presso l'Università degli Studi di Ferrara e l'École Nationale d'Architecture Paris Val de Seine. Ha insegnato storia dell’architettura presso l’Istituto Europeo del Design di Roma ed è attualmente attivo come…

Scopri di più