Nuvole molecolari si muovono sull’isola greca di Milo. Il video
Sull'Isola di Milo è visibile l'ultima opera cinetica di Vincent Leroy: si tratta di Molecular Cloud ed è un'installazione che porta lo spettatore in una dimensione ultraterrena. Il video
Milo è l’isola greca del Mar Egeo dove fu rinvenuta la famosa Venere, opera dello scultore Alessandro di Antiochia, ora conservata al Museo del Louvre di Parigi.
Gli scenari lunari di questa lembo selvaggio di terra fanno ora da scenografia alla nuova installazione dell’artista francese Vincent Leroy (Avranches, 1968), dal titolo Molecular Cloud.
L’opera Molecular Cloud sull’Isola di Milo
Il peculiare aspetto della costa di Sarakino, nella parte nord-orientale di Milo, le hanno valso l’appellativo di “moon beach”: la roccia vulcanica dal caratteristico colore candido presenta pinnacoli e crateri, risultato dell’erosione di vento e acqua salmastra, che le conferiscono un aspetto unico e, appunto, lunare.
Qui Leroy ha scelto di porre la sua ultima opera della serie Molecular Cloud. Composta da sfere di diverse dimensioni, gli elementi bianchi come l’ambiente circostante, grazie alla loro superficie lucida, riflettono i colori del cielo assumendo diverse sfumature.
Le varie unità dell’opera si muovono lentamente, compiendo giri attorno al loro asse, catturando lo sguardo del pubblico che resta ipnotizzato dalla presenza di queste nuvole dall’aspetto ultraterreno, a metà tra sogno e realtà.
Il movimento per Vincent Leroy
L’artista francese ha sperimentato questo tipo di opera cinetica anche in altri contesti: diverse versioni di Molecular Cloud sono state infatti avvistate anche al Coachella 2023 e più di recente in un’altra isola greca, quella di Santorini.
In tutte le sue creazioni il movimento è un aspetto irrinunciabile: si tratta tuttavia di un qualcosa di lento, in grado di mostrare e cogliere dinamiche che la frenesia, la velocità e l’ostinata ricerca della performance ci hanno disabituato a notare e ad apprezzare.
Lui stesso afferma: “Utilizzo movimenti deliberatamente rallentati, fluidi e continui per creare un effetto ipnotico e immergere gli spettatori in un’altra temporalità, distaccata dalla realtà e più contemplativa”.
Roberta Pisa
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