Autoritrarsi nel paesaggio e negli oggetti. Michele Tocca in mostra a Roma
Nature morte di oggetti quotidiani e paesaggi plumbei dipinti a metà fra la notte e il giorno. La mostra di Michele Tocca nel nuovissimo spazio della Galleria Sara Zanin
Una mostra rigorosa, che, nei suoi toni dimessi e silenziosi ma pieni e sapienti, fa pensare, come nota il curatore, alla poesia di Giovanni Pascoli. Poca Notte di Michele Tocca (Subiaco, 1983) a cura di Davide Ferri, non solo è la prima mostra personale dell’artista ma anche la prima della Galleria Sara Zanin nel nuovo spazio espositivo di Testaccio, in Via Alessandro Volta. Il titolo evocativo, per quanto romantico ha in realtà un’origine concreta, nella misura in cui la locuzione “Poca Notte” è un riferimento esplicito all’abitudine dell’artista di svegliarsi ed iniziare le giornate ben prima dell’alba, al crepuscolo. In quell’arco di tempo in bilico tra la notte e il giorno, quando la luna è tramontata ma il sole non è ancora sorto. Pratica con cui l’artista toglie metaforicamente tempo alla notte che, per lui diventa tempo del silenzio, del lavoro, del dipingere.
La mostra di Michele Tocca a Roma
La pittura di Michele Tocca, si caratterizza per opere di piccolo formato, tutte rigorosamente olio su lino, spesso realizzate en plein air, durante le passeggiate nei dintorni. Il tema contemplato nel titolo, inteso nella sua accezione di confine, come linea immaginaria che separa due dimensioni contigue ma diverse, si traduce nei quadri come dialettica tra interno e esterno, accentuata dalla presenza di un frame che, proprio come una cornice, separa l’artista dal soggetto, mettendone in risalto la posizione di osservatore e il ricercato punto di vista. In Poca Notte, a partire dall’opera che apre la mostra conferendole il titolo: Poca Notte, Finestra, costituita da nove tele assemblate insieme, Michele Tocca restituisce la realtà filtrandola attraverso un medium; in questo caso: la finestra condominiale che condensa, unendoli in maniera indissolubile, i due concetti di passaggio tra la notte e il giorno e l’interno ed esterno.
Le opere di Michele Tocca in mostra alla Galleria Sara Zanin
La stessa scelta di adottare come primo punto di vista il condominio, quale intermezzo tra interno domestico ed esterno pubblico, amplifica il concept della mostra e ritorna in Scopa dell’uscio, dipinto in cui persino la polvere entra a far parte del quadro come materia pittorica. La scopa per Tocca è un oggetto nobile, che nell’attività quotidiana di pulire lo sporco altrui, facendosene carico, è denso di significati, catalizzatore di una responsabilità collettiva e sociale. Nei poetici Prima che si Sveglino e Raggio di rimpetto il filtro attraverso cui l’artista rappresenta la realtà è dato da un binocolo. Ancora, nel suggestivo Come un lampo, è l’ombrello a fare da scudo all’artista, in una visione che, pur essendo saldamente figurativa, sembra allontanarsi dalla semplice riproduzione della realtà. Sensazione condivisa con h9, si scioglie, in cui è il vapore condensato su una finestra a segnare, in una visione onirica e sfumata, il confine tra il dentro e il fuori. Mentre in Entro l’Alba (viola), la toccante visione che sembra dilatarsi oltre i confini della piccola tela, è incorniciata da un paio di occhiali da sole.
L’importanza degli oggetti quotidiani
La luce è ancora protagonista di Piccolo Chiarore, un piccolo pezzo che mette in evidenza tutta la sensibilità dell’artista in grado di cogliere lo splendore, sotto forma di raggi solari, che filtra attraverso la spaccatura di un tronco. Sensibilità che emerge anche nell’interesse di Michele Tocca per gli oggetti quotidiani, di cui l’artista coglie sapientemente la poesia, come in Notizie di Ieri, ove un semplice quotidiano sgualcito diventa un pretesto per una riflessione sul tempo. Gli oggetti come traccia e rappresentazione dell’umano sono il soggetto di: Troppo Presto, Rimangono le Scarpe e Troppo Tardi, opere fondamentali in cui l’artista, dopo tanto guardar fuori, rivolge l’attenzione su di sé.
Michele Tocca: gli oggetti come autoritratti
Si tratta di lavori che, seppur apparentemente distanti dal percorso espositivo, a ben guardare sono intimamente connessi alla mostra; dal momento che si possono considerare come autoritratti metaforici in cui Michele Tocca si rappresenta per metonimia, attraverso i suoi indumenti. La maglietta in Troppo Presto, che giace sullo schienale della sedia, ancora sporca e bagnata di pioggia, racconta i risvegli dell’artista, il suo impegno e la costanza nel lavoro, che non indietreggia neanche di fronte a condizioni meteo avverse. Mentre in Rimangono le Scarpe, sono le eloquenti deformità di quelle che lui stesso definisce “scarpe paesaggio” a descriverne il movimento continuo, in una ricerca tra dentro e fuori, in bilico tra notte e giorno. Infine, Troppo Tardi, l’unica opera realizzata nel 2023, che posta volutamente in collocazione isolata, effettivamente si discosta dalle tonalità sobrie della mostra, per il rosso sgargiante che la caratterizza. Tuttavia, anche Troppo Tardi a un’attenta analisi rientra appieno nel contesto espositivo. In primis per il riferimento alla dimensione del tempo contenuto nel titolo, che gioca su una duplicità di piani, concettuale in relazione al lavoro Troppo presto e materiale, dal momento che ormai quel maglione ha fatto il suo tempo. Poi per il suo legarsi agli altri autoritratti metaforici nel rappresentare l’artista attraverso gli strumenti di lavoro, nello specifico: il maglione usurato durante il periodo del lockdown che, appoggiato con nonchalance sul cavalletto, diventa immediatamente tela.
Ludovica Palmieri
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