La riscoperta del cinema, i libri, le vacanze brevi. Come cambia la spesa per la cultura degli italiani
Impresa Cultura Italia-Confcommercio ha presentato i risultati di una ricerca quinquennale sulla spesa e sui consumi culturali in Italia. Indicando il superamento ufficiale della pandemia
Un sistema culturale che cambia, si adatta e sopravvive, tra digitalizzazione e tradizione. Questo il risultato dello studio quinquennale di Impresa Cultura Italia – Confcommercio, pubblicato nel “Libro Bianco sulla spesa e sui comportamenti di consumi di beni e servizi culturali in Italia“. Le analisi – che hanno comparato i consumi pre-pandemia, in periodo pandemico e post pandemia – hanno registrato l’evoluzione dei consumi culturali, individuando le nuove preferenze dei consumatori nei vari comparti del settore. “Ufficializzando” il superamento della crisi da pandemia, tra naturali evoluzioni e qualche sorpresa.
I consumi culturali degli italiani: il cinema si riprende
A stupire di più, e in positivo, è il consumo degli audiovisivi, che ha mostrato cambiamenti profondi: il cinema appare risorto. Complice una sistematica campagna ministeriale – spinta anche da Artribune – i dati del 2023 mostrano che se l’offerta cinematografica in sala sa essere di qualità è capace di orientare la scelta e coinvolgere un grande numero di spettatori: il 43% degli intervistati dice di andare al cinema per la sua “capacità di emozionare e coinvolgere“. Nel dettaglio, il pubblico preferisce il cinema italiano di qualità rispetto a quello straniero, soprattutto per commedie (come riportato dal 41% degli intervistati contro il 22% per i film stranieri) e documentari d’inchiesta (30% contro il 22%), con una grande attenzione alla qualità dei protagonisti e alla capacità di offrire una visione arguta della vita contemporanea.
Lato streaming, la quantità di famiglie con un abbonamento a una piattaforma ha visto un’impennata nell’anno del Covid, per poi assestarsi tra il 60 e il 70% negli anni successivi. La tv tradizionale resta in crisi, meno quella on demand.
I consumi culturali degli italiani: il libro non si batte, ma si spende poco
Il libro nella sua forma classica cartacea è ancora protagonista della lettura: è il preferito dal 72% degli italiani. Quanto a spesa, però, non si migliora, anzi: se nel 2021 si è evidenziata una prima crescita dei consumatori che hanno speso per libri, quotidiani e fumetti, il rapporto registra una progressiva decrescita nel periodo successivo, con una potenziale inversione di tendenza verso la fine del 2023. Se la spesa media per l’acquisto di libri e quotidiani ha mostrato un decremento (fino all’estate del 2022), poi, quella per riviste e fumetti ha mostrato una maggiore stabilità.
C’è quindi una piccola nota sul consumo di informazione: il 72% ha detto di fare riferimento alle piattaforme gratuite online, a scapito di abbonamenti e cartaceo.
I consumi culturali degli italiani: si spende di più per i concerti
La spesa media per i concerti sale al di sopra dei valori pre-Covid: da poco più di 50€ nel 2019 si è arrivati a un picco di 70€ nel giugno del 2023. Non altrettanto bene le altre forme di spettacolo dal vivo, che solo nell’autunno del 2023 hanno visto una spesa ai livelli pre-pandemici. Nel processo di trasformazione dell’offerta culturale post pandemia, sostiene il rapporto, il mondo degli spettacoli dal vivo è quello che meno di altri è riuscito a cambiare le proprie proposte di accesso: i tentativi di digitalizzazione pensati nel lockdown hanno ricevuto uno scarso consenso del pubblico, con il 26% degli intervistati che sarebbe propenso a fruire in digitale concerti di musica leggera, mentre solo il 9% lo farebbe per il balletto e il 13% per l’opera o la musica classica.
I consumi culturali degli italiani: la cultura in viaggio
Il valore dell’offerta culturale è quindi molto rilevante in occasione delle vacanze brevi, weekend e ponti: il peso della proposta culturale è spesso il motivo attorno al quale è organizzato il viaggio. Il rapporto evidenzia, a margine, come il weekend culturale abbia valore anche in ottica di dono: regalare cultura è una scelta gradita da quasi due italiani su tre. Per vacanze di lungo periodo, d’altro canto, l’offerta culturale non risulta un fattore centrale nel processo di scelta della destinazione, ma una volta lì la presenza di proposte culturali rappresenta comunque un’importante occasione di miglioramento dell’esperienza. A fronte del 25% degli intervistati che ha scelto una destinazione di vacanza sulla base della presenza di musei e siti archeologici, ben il 39% ha detto che comunque li visiterà all’interno della città di villeggiatura.
La cultura si conferma un motore di crescita economica, più che mai
“In questi cinque anni di Osservatori sui comportamenti e sui consumi culturali in Italia abbiamo voluto aprire uno spazio di riflessione sulla cultura come fattore di sviluppo e progresso per l’intera società, nonché autentico motore di crescita economica“, ha commentato Carlo Fontana, presidente di Impresa Cultura Italia – Confcommercio. “La pandemia ha scosso il nostro sistema culturale, ma tali avversità sono diventate un’opportunità di trasformazione e innovazione. Siamo stati obbligati ad esplorare nuove strade, accelerando in particolare sulla rivoluzione digitale che altrimenti avrebbe richiesto anni per compiersi. Ciò che è emerso è che la cultura non ha mai perso il suo ruolo di elemento qualificante dei territori, bensì è diventata ancora più cruciale. È dunque fondamentale che l’offerta culturale evolva insieme alla domanda per raggiungere pubblici nuovi, promuovendo una futura sinergia sempre più proficua tra cultura, turismo e territorio“.
Giulia Giaume
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