Su Artribune Podcast l’artista Luisa Lambri per Monologhi al Telefono
Nell’intervista con Donatella Giordano, Luisa Lambri parla del suo rapporto con la fotografia di architettura e della sua estetica influenzata dalle esperienze di astrazione radicale del XX Secolo
Interessata alla relazione con lo spazio privato, Luisa Lambri (Como, 1969) usa la fotografia e l’architettura per riflettere sull’esperienza dei luoghi. In questo monologo l’artista – di cui è in corso una personale da Base a Firenze – sottolinea l’affinità fra il suo modo di utilizzare la fotografia e quello degli autori della storica rivista L’Espirit Nouveau, fondata a Parigi da Le Corbusier, Amedée Ozenfant e Paul Dermée nel 1920. Le immagini di architetture pubblicate sul periodico francese, infatti, presentavano accurate manipolazioni e avevano l’intento di accentuarne il carattere astratto.
Artribune Podcast. Il monologo di Luisa Lambri
“La fotografia ha che fare con il creare le circostanze ideali, e questo è tutto il contrario di quello che faccio io”, racconta l’artista. “Di solito fotografo in qualsiasi tipo di circostanza, è molto raro che aspetti la luce ideale. È un processo che è molto più simile alla pittura che alla fotografia, il vero lavoro fotografico avviene in laboratorio, ed è il momento in cui trasformiamo i file che vengono prima scansiti”.
La fotografia di Luisa Lambri
Il lavoro di Luisa Lambri si avvicina più al linguaggio performativo che alla tradizionale fotografia di architettura. L’artista porta avanti, in giro per il mondo, una ricerca sull’identità che si manifesta attraverso la produzione di immagini fotografiche scattate all’interno di spazi domestici privati. “Essendo questi dei lavori architettonici significativi, spesso è successo che i proprietari di questi luoghi fossero i primi a volerli condividere con qualcun altro, soprattutto qualcun altro che li apprezza”, racconta.
La fotografia di Luisa Lambri. Una lettura
Con queste opere l’artista trasmette la sua l’esperienza trascorsa, ridefinendo continuamente la sua posizione fisica e concettuale e quella dello spettatore. L’inquadratura verticale e il montaggio su supporti specifici contribuiscono a stabilire una nuova relazione che rende omaggio all’estetica modernista, spostando il fuoco al di là della pura documentazione.
Donatella Giordano
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