L’italiano Eugenio Viola sarà il curatore della Bienal de Arte Paiz 2025 in Guatemala
Per la Biennale guatemalteca, l'evento artistico più importante dell'America Centrale, il curatore ci anticipa “un progetto plurale, inclusivo e partecipativo” che guardi alla performance
C’è un curatore napoletano alla guida della principale Biennale d’arte contemporanea dell’America Centrale: Eugenio Viola, già responsabile di importanti mostre e progetti in tutto il mondo (incluso il Padiglione Italia alla scorsa Biennale di Venezia) curerà la XXIV Bienal de Arte Paiz nel 2025. La manifestazione, che si terrà a Città del Guatemala e ad Antigua Guatemala da novembre 2025 a febbraio 2026, è l’evento artistico più importante della regione, dove svolge un ruolo chiave nello sviluppo dell’arte contemporanea.
Chi è Eugenio Viola
Critico d’arte e curatore specializzato in esperienze e teorie legate alla performance e alla poetica corporea, Viola lavora da anni tra pratica curatoriale e ricerca interdisciplinare. Nato a Napoli nel 1975, si è dottorato in Metodi e metodologie della ricerca archeologica e storico-artistica all’Università di Salerno e si è ritagliato uno spazio unico nel panorama contemporaneo globale curando oltre cento mostre e progetti. Curatore del Padiglione italiano alla 59a Biennale Arte di Venezia (2022) e del Padiglione estone alla 56a Biennale Arte (2015), Viola ha lavorando anche al PICA – The Perth Institute of Contemporary Arts di Perth, in Australia, come senior curator, e anche al MADRE di Napoli. Ora è direttore artistico del MAMBO – Museo de Arte Moderno de Bogotà, in Colombia.
La Bienal de Arte Paiz
Pioniera nella proiezione e nello sviluppo dell’arte in America Centrale, la Bienal de Arte Paiz è l’evento d’arte contemporanea più importante dell’area sin dalla sua nascita nel 1978, nonché la sesta biennale più antica al mondo e la seconda in America Latina. Con mostre ed eventi gratuiti, la manifestazione offre al pubblico nuovi modi per accedere all’arte contemporanea, riunendo artisti, curatori, critici e personalità locali e internazionali. Nata per facilitare l’esposizione, la creazione e la diffusione della produzione artistica nazionale, la biennale è un progetto culturale della Fundación Paiz, ente senza scopo di lucro che da più di 40 anni sostiene lo sviluppo dell’istruzione e della cultura in Guatemala.
“Siamo onorati di dare il benvenuto a Eugenio Viola come curatore della XXIV Bienal de Arte Paiz. La sua vasta esperienza e il suo approccio visionario risuonano profondamente con la missione della Fundación Paiz di usare l’arte come catalizzatore per il cambiamento sociale e l’istruzione, rafforzando il nostro impegno verso questi ideali”, ha commentato Sonia Hurtarte, direttrice esecutiva della Fondazione. “Unendo il globale e il locale, l’esperienza di Viola arricchisce la portata internazionale della Biennale e fa progredire la nostra missione di promuovere l’arte contemporanea in Guatemala, fornendo al contempo una piattaforma che promuove la visibilità internazionale per gli artisti guatemaltechi. La sua curatela è destinata a esplorare temi critici, presentando artisti di diversa estrazione e generazione, assicurando una Biennale che non sia solo rilevante, ma anche trasformativa per la comunità artistica e il pubblico in generale”.
Intervista a Eugenio Viola, curatore della XXIV Bienal de Arte Paiz 2025
“Sono molto grato a chi ha creduto in me e mi ha scelto per curare questa storica Biennale, che, pensa, non si è interrotta nemmeno durante la guerra civile“, racconta Eugenio Viola ad Artribune. “Per me questo è un ritorno a interagire con il sistema dell’arte guatemalteco, che ho conosciuto lavorando con Regina José Galindo, di cui ho co-curato anche la prima retrospettiva al Pac di Milano, mentre a Bogotà, dove vivo e lavoro, abbiamo presentato lo scorso anno la retrospettiva di Naufus Ramírez-Figueroa“.
Il neo eletto curatore ha quindi anticipato le linee guida del suo programma per la Bienal del 2025: “Immagino un progetto plurale e inclusivo, che si confronti in maniera dialettica con il sistema dell’arte guatemalteco e mesoamericano. La XXIV Biennale dovrà lavorare su un concetto di coesistenza: viviamo un presente incerto, attraversato da particolarismi e intolleranze a tutti i livelli, sociale, politico e culturale. L’arte deve partire da queste criticità e contraddizioni, creando non barriere ma ponti“. Ci sarà quindi una forte attenzione all’arte performativa: “Recupererò la gloriosa tradizione di azioni di strada e performance che ha contraddistinto il Guatemala soprattutto a partire dagli Accordi di Pace. L’ho studiata qualche tempo fa proprio come età dell’oro, e ora la riporteremo alla ribalta con azioni performative e partecipative che punteranno ad occupare gli spazi”.
Questa connotazione sociale sarà dopotutto il cuore della XXIV edizione: “Deve essere una Biennale incentrata sul sociale. Come direbbe Jeanette Winterson, “l’arte dissente“, e ora più che mai l’arte deve rapportarsi dialetticamente – e criticamente, se necessario – con il reale, con i problemi, le contraddizioni e le lacerazioni del reale a tutte le latitudini. Io sono cresciuto a Scampia, e ora vivo in mesoamerica: per questa Biennale partirò ancora una volta dal Sud“.
Giulia Giaume
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