Morto Sergio Ragalzi, l’artista che ha dato forma all’incertezza del presente
Scomparso a 73 anni, l'artista torinese lascia in eredità opere scomode, capaci di riflettere la crisi sociale e il senso di fallimento nati durante gli Anni Ottanta
Cruda, diretta e scomoda: così potremmo definire l’opera di Sergio Ragalzi, scomparso il 26 luglio 2024 a 73 anni. Questi, nel corso della sua lunga e lungimirante carriera, ha dimostrato di sapersi esprimere sia attraverso il linguaggio della pittura che della scultura, dando forma all’incertezza del presente in una sintassi sospesa tra “fantasy e dark, concettuale e lirico, antropologia e filosofia”, con un’unica costante: l’utilizzo del colore nero.
Sergio Ragalzi: gli esordi
Classe 1951, nato a Torino, Sergio Ragalzi è sempre rimasto legato alla sua città dove ha vissuto e lavorato. Esordì sulla scena dell’arte italiana nel 1984 con Extemporanea, la mostra che consacrò la riapertura della galleria romana l’Attico di Fabio Sargentini (che gli dedicò numerose mostre personali nel corso degli anni).
L’anno seguente, a Bologna, presso la Galleria d’Arte Moderna, l’artista è chiamato a partecipare al progetto espositivoAnniottanta e, sempre nel 1985, il Museo de Arte di San Paolo del Brasile invitò Ragalzi a presentare alcune sue opere in occasione della mostra L’Italie Aujourd’hui al Centro Nazionale d’Art Contemporain di Nizza, a cura di Achille Bonito Oliva, Maurizio Calvesi, Antonio Del Guercio e Filiberto Menna.
La ricerca e la carriera artistica di Sergio Ragalzi
La ricerca di Sergio Ragalzi si focalizzava sui temi dell’esistenza e dell’evoluzione della specie all’interno di una dimensione storico-culturale prossima al crollo.
Così animali, insetti ed esseri biologici neri e cupi iniziarono a prendere forma in istituzioni internazionali a partire dagli Anni Novanta, iniziando con la XII Quadriennale d’Arte al Palazzo delle Esposizioni a Roma nel 1996, per poi proseguire al Castello di Rivara nel 2008, all’Auditorium di Roma, alla Biennale d’arte di Berlino e al MACRO di Roma nel 2010. A queste partecipazioni si aggiungono le numerose mostre in galleria che lo hanno visto protagonista in tutta Italia, dalla galleria Allegretti di Torino alla galleria Delloro a Roma, da Grossetti Arte Contemporanea a Milano alla galleria Raffaella De Chirico a Torino, e molte altre ancora.
L’opera di Sergio Ragalzi nelle parole di Raffaella De Chirico
“Diversi anni fa, Ragalzi si è recato alle inaugurazioni delle sue mostre indossando la maschera antigas o mascherine chirurgiche, il che oggi ci impressiona non poco. Se deleghiamo agli artisti una visione futura del mondo, allora Ragalzi ha perfettamente portato a termine il compito assegnato, andando di pari passo con le catastrofi che si sono susseguite sul nostro pianeta […].”, così parlava la gallerista Raffaella De Chirico, in occasione della mostra Virus from the Eighties dedicata a Sergio Ragalzi e ospitata nella sua galleria a Torino a marzo del 2022. “Una visione apocalittica dell’esistenza, specie se lucida come la sua, non solo è declinazione artistica ma diventa salvifica e soprattutto consolatoria, uno sguardo lungimirante per non trovarsi impreparati, un meccanismo difensivo felicemente risolutivo, che indubbiamente tiene in vita lui, con un piglio da combattente mascherato da nichilista”.
Valentina Muzi
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