Una mostra per scoprire Peccioli: eletto Borgo dei Borghi 2024
Il borgo toscano, vincitore dell’edizione 2024 del programma della Rai, si è distinto per il suo progetto artistico e urbanistico unico. Questa mostra imperdibile ne racconta la quotidianità da punti di vista inaspettati
È Peccioli – piccolo comune toscano in Provincia di Pisa – il vincitore dell’edizione 2024 del programma televisivo della Rai Il Borgo dei Borghi. Un paese che, negli ultimi anni, è emerso a livello internazionale per il progetto artistico e urbanistico che l’ha trasformato in una sorta di museo a cielo aperto. La mostra, organizzata all’Ex Automercato cittadino, ne racconta la quotidianità da nuovi punti di vista.
Il progetto della mostra Peccioli: racconti di una stagione
Quattro artisti – Karim El Maktafi, Camilla Ferrari, Sara Scanderebech e Riccardo Svelto – sono stati invitati in residenza nell’estate del 2023. Durante la settimana del loro soggiorno, hanno osservato la vita e le usanze dei cittadini, seguendoli nelle nuotate al fiume, accompagnandoli nel lavoro in discarica, studiando la flora e la fauna tra i rifiuti, e documentando il borgo persino nella sua veste notturna e silenziosa. Da qui ha preso le mosse questa mostra. Tutte le opere che comprende mirano a promuovere una maggiore conoscenza del territorio e dei suoi abitanti, con l’obiettivo di creare momenti di incontro per sviluppare una vera relazione tra gli artisti e la comunità locale.
Karim El Maktafi nella mostra a Peccioli
Il progetto di Karim El Maktafi è un racconto documentaristico che prende forma all’interno dell’impianto di smaltimento e trattamento dei rifiuti di Peccioli. Gli scatti selezionati mostrano montagne di detriti e persone intente al lavoro, svelando uno sguardo umanizzante sui dipendenti della discarica. Una forma lirica incongruente, dettata dal curioso sodalizio tra i soggetti dell’opera, ritratti in abiti da lavoro, e la consapevole scelta del filtro bianco e nero che – come ha sostenuto lo stesso curatore – viene spesso utilizzato per una narrazione ricercata. Il tradizionale rapporto di subalternità tra l’artista e il soggetto fotografato viene superato: i cittadini del borgo, grazie al rapporto creato con il fotografo, contribuiscono attivamente al progetto artistico attraverso la condivisione del proprio vissuto personale.
Sara Scanderebech nella mostra a Peccioli
Sara Scanderebech esplora lo stesso territorio d’indagine di El Maktafi, ma attraverso un’analisi diversa. L’artista utilizza vedute macro nel contesto dell’impianto di smaltimento, identificando le forme di vita che si stanno generando all’interno della discarica. Questo luogo, spesso associato all’abbandono e alla fine di un percorso, viene reinterpretato dall’artista come un punto di origine. Tra i soggetti ritratti vi sono il braccio di una scavatrice e il corpo di una libellula, dove i vivaci colori della natura si mescolano con quelli dei macchinari del cantiere, creando un dialogo nuovo tra due mondi apparentemente discordanti. L’installazione, simile a un mosaico, gioca con i movimenti delle opere per evocare la genesi e il dinamismo di questa nuova vita.
Riccardo Svelto nella mostra a Peccioli
Le storie di un’estate al fiume sono invece il soggetto degli scatti di Riccardo Svelto. Il suo sguardo cerca di rappresentare un’eterna adolescenza e una sospensione contemplativa del quotidiano. L’attenzione ai dettagli evoca un’intimità umana dal sapore romantico e personale, permettendo a chi osserva di immedesimarvisi. Il rapporto instaurato dall’artista con i soggetti ritratti è stato fondamentale: i volti non sono mai visibili, poiché l’intento non è sviluppare un processo di identificazione, ma astrarre poeticamente il rapporto tra gioventù e spazio segreto durante l’estate, custodendo ricordi e memorie. Il layout espositivo, irregolare, riflette la tematica sviluppata da Svelto. Le opere iniziano con un salto, disposte con un moto ascensionale verso il basso, per concludersi con l’immagine di un tuffo nel fiume, posta al limite del pavimento.
Camilla Ferrarinella mostra a Peccioli
Con il suo lavoro, Camilla Ferrari sposta l’attenzione da una prospettiva documentaristica e poetica verso una narrazione più rappresentativa e illusoria, discostandosi dal presupposto iniziale. L’idea è che, come esiste una Peccioli sulla Terra, così ne esiste anche una in orbita. Il progetto ha avuto origine dallo studio dell’osservatorio astronomico di Bibbiena, situato poco lontano dal borgo. Le immagini documentarie iniziali si evolvono, integrando l’osservazione dello spazio con elementi reali e creando una metanarrazione di Peccioli tra cielo e terra. Per visualizzare questa comunione di intenti, le opere sono state allestite su stampe di tessuto, accompagnate da un’installazione di led visibile all’esterno dell’edificio. Il progetto racconta anche gli spazi dell’osservatorio astronomico e fotografie di opere della Fondazione Peccioli per l’Arte, disposte in modo tale da creare un dialogo continuo tra l’arte e il contesto circostante.
Diana Cava
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