La connessione tra cultura e tecnologia nel Master di IED Torino. Intervista ad Alessandro Bollo

Il direttore del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano è coordinatore del percorso formativo che aiuta a interpretare il valore dell’innovazione digitale per il futuro della cultura

Il mondo della cultura sta vivendo una straordinaria evoluzione: tecnologie come VR, mixed reality, Intelligenza Artificiale, web 3.0, open data, NFT, gaming ed edutainment hanno aperto nuove frontiere per la fruizione dell’arte e del grande patrimonio italiano. È dall’esigenza di coniugare questa ricchezza con le potenzialità del digitale che nasce il Master in Innovazione e Produzione Digitale per la Cultura di IED Torino, a novembre 2024 alla sua seconda edizione. Un programma della durata di un anno, che prepara futuri esperti nella trasformazione digitale del mondo della cultura, fornendo con un approccio didattico trasversale conoscenze e competenze legate all’innovazione, in linea con i nuovi bisogni di musei, archivi, teatri, fondazioni e le più diverse attività culturali. Ne abbiamo parlato con Alessandro Bollo, direttore del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano e coordinatore del percorso formativo.

La connessione tra cultura e tecnologia. Intervista ad Alessandro Bollo

Che rapporto c’è oggi tra cultura e tecnologia?
Sono sempre più fortemente interconnessi: il Covid ha accelerato la consapevolezza da parte del mondo della cultura che il digitale sia una dimensione che struttura o co-struttura il suo sviluppo, sia che si tratti di comunicazione e di coinvolgimento di nuovi pubblici, sia di rendere le istituzioni più accessibili, aperte e inclusive o di produrre nuovi linguaggi e contenuti. È una fase di grandi investimenti grazie al PNRR che ha stanziato fondi per centinaia di milioni di euro per la digitalizzazione e la costruzione di processi di valorizzazione efficaci. Al contempo oggi scontiamo ancora un gap molto forte dal punto di vista delle competenze necessarie per massimizzare le opportunità derivanti dalla digital transformation: la sfida del master di IED è formare progettisti e innovatori digitali che aiutino a rendere la cultura un patrimonio davvero di tutti.  

Come si struttura il programma del Master?
Innanzitutto ci sarà un momento di approfondimento con docenti esperti e visionari che racconteranno cos’è la Digital Innovation, per comprendere le ultime tendenze e tecnologie del digitale applicate al mondo della cultura, come intelligenza artificiale, realtà virtuale e aumentata, big data e strumenti di analisi. Si entrerà poi nel merito della Digital Production, ovvero come si creano esperienze digitali coinvolgenti, attraverso il design thinking, la user experience, la prototipazione e la sperimentazione di linguaggi visivi, sonori e crossmediali. Molto spazio avrà anche il focus sulla Comunicazione, per imparare a raccontare la cultura in modo coinvolgente, utilizzando tecniche di digital storytelling, audience engagement e edutainment. Infine, un capitolo specifico sul tema dell’Inclusione, dedicato all’importanza di costruire un modello e un sistema culturale che sia alla portata di tutti, anche avvalendosi di strumenti come il game thinking, il design for all e le tecnologie assistive. A questo si affiancheranno cinque grandi momenti laboratoriali che si sviluppano lungo l’arco dell’anno. 

La Digital Innovation al centro del Master di IED Torino

Quali sono i vantaggi di questo approccio?
La peculiarità sta nel suo carattere ibrido, interdisciplinare e fortemente orientato al project work. Il Master pone l’accento sull’apprendimento pratico: i partecipanti non solo acquisiscono conoscenze teoriche attraverso lezioni online e in presenza, ma le applicano sin da subito, lavorando su progetti reali con prestigiose istituzioni culturali del territorio, come avvenuto nel corso della prima edizione con il Centro di Conservazione e Restauro di Venaria, il MAO, le Biblioteche Civiche Torinesi, il Polo del ‘900 e il Museo Egizio. Cinque committenze che si traducono in domande e bisogni di progetto e quattro sviluppi prototipali che sono il risultato del lavoro di team. Con i docenti e tutor esperti si ha la possibilità concreta di sviluppare software, mettere in pratica attività di design di servizio e verificare aspetti di UX. Con il MAO, ad esempio, è stata prototipata un’app che consente di muoversi nel museo fornendo, oltre alle indicazioni testuali, anche approfondimenti in forma di podcast e playlist musicali, con focus specifici su alcuni artefatti esposti nella meravigliosa collezione. È il risultato di un lavoro di gruppo interdisciplinare composto da partecipanti con background differenti e diversificati – design, comunicazione, new media, grafica, comunicazione visiva e curatorship – ma tutti accomunati da una forte passione e interesse per il settore culturale.

Quali sono le opportunità professionali per chi frequenta il Master?
Il digitale non è solo tecnologia, è soprattutto la possibilità di immaginare un futuro di professioni e di competenze che servano la cultura e lavorino dentro la cultura. I laureati saranno chiamati a ricoprire ruoli chiave nella trasformazione digitale del settore culturale, sia nell’ambito della comunicazione come Social Media Manager, Creative Content Manager e Digital Strategist, Digital Audience Developer, Digital Storyteller & Curator, sia con ruoli di UX Designer, Virtual & Immersive Exhibition Designer, Mixed Reality Specialist e Inclusion Designer. Nuove figure professionali con capacità di project management, in grado di ragionare in termini strategici e di mettere in comunicazione il digitale con le esigenze del mondo della cultura.

Redazione

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