Breve storia del Museo delle Olimpiadi che esiste ed è in Svizzera
Il Museo Olimpico di Losanna, capofila della trentina di istituzioni dedicate ai Giochi in tutto il mondo, conserva oltre un migliaio di cimeli, con fiaccole e medaglie di ogni edizione. E un grande parco di sculture con opere di Botero, Rodin e Niki de Saint Phalle
Se è facile vedere nei Giochi Olimpici un’immateriale eredità di spirito e carne, sacrificio e gloria, non bisogna dimenticare che esiste una casa fisica per questo spirito, un tempio dello sport mondiale che ha la propria base in Svizzera. Stanziato a Losanna, sulle sponde del Lago Lemano, The Olimpic Museum (in breve TOM), è a tutti gli effetti il capofila di una trentina di musei nel mondo dedicati alle gare olimpiche e paralimpiche, nonché il geloso custode di un mastodontico archivio.
La fondazione del Museo delle Olimpiadi di Losanna
Voluto dal marchese spagnolo, e manager sportivo, Juan Antonio Samaranch, il museo aprì i battenti alla presenza del Comitato Internazionale Olimpico – che sul lago ha la propria sede, non a caso – il 23 giugno 1993: all’inaugurazione, la pattinatrice tedesca Katarina Witt accese il fuoco olimpico, che ancora arde, coronando il sogno del fondatore dei moderni Giochi Pierre De Coubertin. Nel suo progetto per la “Nuova Olimpia”, il marchese De Coubertin aveva sognato un luogo che avrebbe fuso l’Olimpismo storico e contemporaneo, creando le premesse per un museo aperto al pubblico. E quale luogo migliore della Svizzera, dove non solo il CIO ha la propria sede, ma sono presenti anche una cinquantina di federazioni sportive mondiali, diverse delle quali proprio nello stesso cantone Vaud.
Il Museo delle Olimpiadi di Losanna
Con tremila metri quadrati di superficie coperta e tre piani espositivi, 1.500 oggetti e 200 schermi interattivi, il museo offre ai visitatori (in media 200mila all’anno) un denso viaggio nella storia delle Olimpiadi. Mostrando al pubblico un gran numero di cimeli storici, dalle medaglie ai costumi, dalle fiaccole fino ai filmati di edizioni vecchie e nuove, il museo custodisce in realtà molto di più: un prezioso archivio di documenti ufficiali, poster e fotografie d’epoca, che permette la ricostruzione puntuale della storia dei Giochi sin dalla loro rinascita (1896 per quelli estivi, 1924 per quelli invernali). Dotato di una biblioteca e di un ristorante con vista lago, il museo – rinnovato nel 2007 e ammodernato nel 2013 con l’installazione di media interattivi – è stato eletto nel 1995 dal Consiglio europeo il museo europeo dell’anno. In quell’occasione, ricevette in prestito per un anno una scultura di Henry Moore, The Egg.
Il parco di sculture del Museo Olimpico
L’opera andò per quell’anno ad aggiungersi alle molte sculture conservate all’esterno del museo, all’interno di un parco d’arte di ottomila metri quadrati. Le 43 opere qui esposte, tutte rigorosamente a tema sportivo, costituiscono un percorso prestigioso, con pezzi di grandi nomi del Novecento: c’è Fernando Botero con Jeune Fille a la Balle, August Rodin con The American Athlete, Niki de Saint Phalle Les Footballeurs, Lucien Wercollier con Altius e Jean Tinguely, il cui museo a sua volta sorge poco distante, e ancora Antoni Tàpies e Alexander Calder. Un afflato artistico pervade in realtà tutta la struttura del TOM, come per la scalinata di accesso (di 97 gradini), opera degli architetti Pedro Ramirez Vasquèz e Jean Pierre Cohen. E dopotutto è giusto così, sapendo che tra il 1912 e il 1948 l’arte era una vera e propria disciplina olimpica.
Giulia Giaume
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