Piccolo Pallido Puntino Blu

Informazioni Evento

Luogo
MACC - MUSEO D'ARTE CERAMICA CONTEMPORANEA
Piazza Baglioni , Torgiano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
06/08/2024
Contatti
Email: ingo@stradadelvinodelcantico.it
Curatori
Lorenzo Fiorucci
Generi
arte contemporanea, collettiva

Una mostra unica nel suo genere con artisti di primo piano del panorama artistico italiano e internazionale.

Comunicato stampa

Alle sale espositive del MACC di Torgiano, presso Palazzo Graziani Baglioni, inaugura il 6 agosto 2024 una mostra unica nel suo genere con artisti di primo piano del panorama artistico italiano e internazionale. “Piccolo Pallido Puntino Blu” è il titolo che l’ideatore della mostra, lo storico dell’arte Lorenzo Fiorucci, ha voluto dare evocando una storica fotografia scattata nel 1990 dalla navicella spaziale Voyager 1, che per la prima volta immortala la Terra da una distanza di oltre 4 miliardi di km, oltre cioè Nettuno ai confini del sistema solare. Questa immagine mostra il nostro pianeta immerso in un pulviscolo astrale e si distingue per essere un “Pallido puntino blu”, come lo definì Carl Sagan lo scienziato che volle la foto, e che nel 1994 fece uno dei discorsi più memorabili del tempo, invitando l’umanità a riflette su come tutta la sua storia sia racchiusa in quel piccolo puntino. “Da questo presupposto”, spiega Fiorucci, “parte l’idea della mostra che a fronte anche degli ultimi avvenimenti come: eventi bellici, corsa agli armamenti nucleari, aumento di diseguaglianze sociali e soprattutto cambiamenti climatici, pone sul banco degli imputati l’azione dell’uomo nei confronti della natura e degli altri esseri uguali o diversi da sé”. Un’immagine dunque, che ci dovrebbe aiutare a ridimensionare le ambizioni spesso miopi e autoriferite dell’essere umano ricercando un diverso equilibrio con il suo habitat. Inevitabilmente l’omaggio ad un artista come Joseph Beuys (1921 -1986), che per primo, già all’inizio degli anni settanta, si interrogò su queste tematiche, sociali e ambientali proponendo azioni e gesta clamorose come la piantumazione di 7000 querce a Kassel o l’avvio del progetto in “Difesa della natura” a Bolognano in Abruzzo. La mostra raccoglie opere importanti dell’artista tedesco tra cui “Celtic” 1971, “Olio /Difesa della natura” 1984 e “Capri Batterie” 1985 oltre altre significative opere che restituiscono il pensiero e l’azione dell’artista tedesco scomparso nel 1986. Tutta la mostra si interroga dunque sul rapporto uomo – natura cercando riflessioni su come si possa ripensare un nuovo patto “ecologico”, evocando anche quella “ecologia integrale” citata da Papa Francesco e che prende le mosse dal pensiero francescano, accanto a questo però ci si interroga su che ruolo può avere l’arte contemporanea all’interno delle nuove tendenze come Environment Humanities? A tentare una risposta è il percorso espositivo che prevede opere di artisti lontani per generazioni e linguaggi, ma uniti in una riflessione su natura società e cosmo come Edgardo Mannucci (1904 -1986), tra i primi nel dopoguerra a riflettere sulle nuove armi nucleari e a scongiurarne l’utilizzo offrendo l’orizzonte nucleare come suggestione cosmica. A tentare una risposta è il percorso espositivo che prevede opere di artisti lontani per generazioni e linguaggi, ma uniti in una riflessione su natura società e cosmo come Giulia Napoleone (1936) artista che riflette sulla natura come elemento di astrazione, facendosi influenzare dalle lunghe passeggiate che fa nei boschi della Tuscia restituendo immagini che descrivono un proprio sentimento visivo. Paolo Canevari (1963) gioca sul cambio di valori di una società attratta più dagli abbagli economici perdendo di vista la bellezza di un paesaggio che lentamente muore per tanto la preziosità della cornice in oro dei suoi paesaggi contrasta con le visioni inquinate e spettrali dell’ambiente naturale, realizzate con olio combusto. Pino Genovese che si riconnette sciamanicamente con la natura attraverso architetture primordiali, luoghi di rifugio e allo stesso tempo sepolcri primitivi dove ritrovare la giusta dimensione spirituale dell’uomo. Carlo Dell’Amico (1954), ci restituisce una visione archeologica di una città contemporanea disseccata e priva di vita. Attilio Quintili (1963), con le sue esplosioni di argilla emula all’opposto una rinascita dalla terra viva annullando le proprie mani per la creazione e affidandosi unicamente al caso che va a definire nuove forme. Mentre Andrea Mori (1977), artista camminatore, ci porta dentro al bosco restituendoci la sua esperienza di contatto diretto con la natura e offendo ai visitatori la bellezza del bosco attraverso quelle che lui chiama le meraviglie, ma anche donando a chi vorrà una carta del bosco dove egli riporta i consigli appresi durante i suoi lunghi soggiorni solitari in mezzo alla natura.  Andrea Marinelli (1985), tenta una unione storica visiva tra sculture del rinascimento e la cultura orientale sciamanica verso una vestizione simbolica tra le due culture dominanti: quella orientale e quella occidentale riproponendo simbolicamente un’unione delle culture del mondo. Danilo Fiorucci (1961) ci restituisce invece una visione cosmica quasi una nuova genesi universale, la luce che affiora da una superfice buia in cui si intravede un elemento organico è un invito a una nuova rinascita. Francesco Capponi (1976) riflette sull’eclissi della mente umana evocando il Paradosso della regione beta, per cui l’uomo è costantemente impegnato a risolvere piccoli problemi quotidiani perdendo di vista i problemi reali più grandi che quando si propongono sono spesso irrisolvibili. Infine la giovane Ilaria Pennoni (1998) lavora sul concetto di “cura” nei sistemi produttivi alimentari, mostrando come uno strumento di accudimento come le lampade termiche usate per allevare i pulcini siano la metafora del mondo produttivo mondiale che in realtà tritura i pulcini maschi delle galline ovaiole in quanto privi di profitto commerciale. La mostra è un viaggio di riflessione sull’uomo e sul suo rapporto sociale e naturale con i suoi simili e con gli altri essere viventi e un tentativo per destare l’uomo su problemi urgenti e spesso affrontati solamente come slogan di propaganda o di buone intenzioni. L’assessore alla cultura Elena Falaschi ha dichiarato in proposito: “la mostra apre una nuova stagione espositiva per il museo MACC di Torgiano valorizzando le sale espositive di Palazzo Graziani Baglioni, ospitando un evento che unisce grandi maestri del passato, artisti affermati e giovani promesse. Una mostra che apre di fatto l’agosto torgianese e che accompagnerà turisti e visitatori fino a novembre”. La mostra inaugura anche la nuova direzione del MACC di Torgiano affidata allo stesso Fiorucci ed è accompagnata da un catalogo edito da Freemocco con testi del curatore e di Andrea Baffoni e apparati biografici e schede delle opere esposta. La mostra rientra in un progetto di Welfare culturale curato dall’associazione Freemocco e prevede inoltre un percorso con visite guidate accessibili per utenti sordi e degli incontri di arteterapia a cura di Pamela Pucci con utenti affetti da disturbi cognitivi. L’esposizione sarà visibile a ingresso libero fino al 10 novembre 2024 per info e prenotazioni 075/6211682 email [email protected]