Non te lo saresti mai aspettato ma Porto Rotondo in Sardegna in realtà è un museo a cielo aperto
Era il 1964 quando i due nobili fratelli veneziani Donà dalle Rose su iniziativa di un gruppo di imprenditori fondarono il noto villaggio che nella struttura richiama quella di Venezia e custodisce preziose opere d’arte contemporanea
La Chiesa di San Lorenzo ideata da Mario Ceroli e Andrea Cascella e la Torre Campanaria e il Teatro sempre concepite da Ceroli sono solo alcune delle opere architettoniche e artistiche che si possono visitare a Porto Rotondo, il villaggio turistico sardo (che rientra nel comune di Olbia) fondato dai nobili fratelli veneziani Luigi e Nicolò Donà dalle Rose nel 1964, su iniziativa di un gruppo di imprenditori tra i quali figuravano Vittorio Cini e il banchiere inglese George Frank. Qui, sono state realizzate multiproprietà, residence e ville per l’estate, grazie a cui Porto Rotondo, insieme alla vicina Porto Cervo sviluppata da altri investitori in periodi simili, è diventato meta turistica di lusso. Ma ciò che in realtà sorprende anche perché è poco noto sono gli interventi d’artista che impreziosiscono una conformazione già suggestiva, ideata sull’esempio di proprio di quella veneziana. Non a caso, la piazzetta principale è stata battezzata Piazza San Marco.
Il progetto “Museo a cielo aperto” a Porto Rotondo
E per omaggiare questo patrimonio fatto di arte e paesaggio nasce il progetto Museo a cielo aperto, un percorso audio disponibile sulla piattaforma Hearonymus che invita a scoprire le opere d’arte pubblica che costellano Porto Rotondo insieme alla voce del regista e attore Massimiliano Finazzer Flory: “Si tratta di un’infrastruttura non effimera che performa la relazione tra storia e natura e tra identità e relazioni, offrendo il necessario give back ai pionieri di una cultura liberale, tutta da censire e onorare”, racconta ad Artribune lo stesso Finazzer.
Il progetto “Museo a cielo aperto” a Porto Rotondo nelle parole di Finazzer Flory
Tuttavia, le audioguide si rinnovano in quanto dispositivo performativo, al fine di invitare ogni volta a rileggere e riscoprire le opere perché queste “sono fisse ma la nostra immaginazione è una forma di letteratura orale che vive di variazioni”, continua l’attore. Un modo, dunque, di fruire l’arte attraverso una diversa inclinazione e anche un mezzo per permettere di conservare e restaurare le stesse opere protagoniste (oltre a mantenere gratuito l’accesso ai siti) grazie al ricavato dall’attività. “Non c’è arte che non abbia un significato altro e spesso segreto ai più. Il ‘Museo a cielo aperto’ è in fondo la relazione tra storia e paesaggio, la vera infrastruttura italiana”, conclude Finazzer Flory.
Il progetto “Museo a cielo aperto” a Porto Rotondo. Le opere
Tra le opere raccontate Le Bitte, ovvero la scultura di Andrea Cascella che rimanda al tema dell’ancoraggio e dell’accedere a un porto dopo un lungo viaggio, Piazza San Marco con al centro una scultura di Andrea Cascella, la Chiesa di San Lorenzo il cui soffitto realizzato in legno di pino di Russia da Ceroli è modellato come il fondo di una nave rovesciata, insieme alle rappresentazioni de l’Onda del Mar Rosso, la Scala di Giacobbe, l’Ultima Cena, l’Arcobaleno, la Fuga dall’Egitto e la Deposizione, oltre al Crocifisso di Vetro. Ma anche la Torre Campanara, il Teatro Mario Ceroli e La Via del Molo, che il bretone Emmanuel Chapalain ha realizzato segnato dalle impronte di uno squalo, un pesce martello, un pesce spada, un tonno, stelle marine e piccole conchiglie che porta al mare.
Caterina Angelucci
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