Abbracciare l’incertezza nella mostra di Leandro Erlich a San Gimignano
Nuvole “sotto vetro” e finestre cieche. Le illusioni dell’artista argentino Leandro Erlich trasformano Galleria Continua in un luogo dell’impossibile
L’artista argentino Leandro Erlich (Buenos Aires, 1973) ci invita a Un volo notturno dietro una finestra murata. Questo il titolo della personale che gli dedica la Galleria Continua di San Gimignano, negli spazi dell’Arco dei Becci. Le opere di Leandro Erlich sono esposte nei musei più importanti del mondo, tra cui la Tate Modern di Londra, il Centre George Pompidou di Parigi, il Macro di Roma. Nel 2001 ha rappresentato l’Argentina alla 49ma Biennale di Venezia.
La mostra di Leandro Erlich a San Gimignano
Tra le installazioni in mostra, troviamo le sue suggestive nuvole. È muovendosi intorno all’opera che si scopre l’illusione di una tridimensionalità apparente, creata da immagini su lastre sovrapposte. Come nella teoria della relatività o nella fisica quantistica, un cambiamento del punto di vista dell’osservatore disvela aspetti diversi di quella che chiamiamo “realtà”. Erlich raccoglie suggestioni dalla scienza e dall’estetica barocca, per trasformare l’ordinario in straordinario. In fondo, tutto nasce dall’aggregazione e disgregazione di atomi, composti da particelle la cui natura ultima è pura energia. Non c’è soluzione di continuità tra noi e le nuvole.
Leandro Erlich, tra illusioni e ribaltamenti
Il potere dell’immaginazione, capace di abbattere i muri di un edificio tropo stretto per una coscienza che ha la sostanza del cielo, è richiamato dall’installazione Blind Window, una finestra di mattoni sospesa a mezz’aria. La videoinstallazione Night Fly – che offre una veduta notturna dagli oblò di un aereo – mette in relazione il “dentro” e il “fuori”, la terra e il cielo.
Con le sue nuvole Erlich ci esorta ad abbandonare le certezze e abbracciare l’incertezza, senza mai rinchiudersi nel severo concettualismo, mantenendo invece una dimensione giocosa, come quella di un bambino che guarda il cielo, lasciandosi sorprendere da una forma che non è pienamente forma, da una sostanza che tende all’incorporeo. Erlich considera le nuvole “una forma di arte primigenia” perché “prima di scolpire l’argilla o disegnare figure sulle pareti delle caverne, l’uomo ha immaginato di creare sculture con il vapore e il vento”. Le nuvole possono esistere senza l’uomo ma è in virtù di un soggetto che le contempla che possono emergere dalle loro forme “un cane, una tartaruga, un volto, una barca”.
Le nuvole da Baudelaire a Erlich
Le nuvole hanno ispirato nel tempo numerosi artisti e poeti: da Baudelaire, Fellini, da Polanski ad Alda Merini. Uno dei più eccentrici maestri zen, il monaco itinerante Ikkyu Sojun, vissuto nel tormentato Giappone del quindicesimo secolo, ha dato il titolo Nuvole vaganti alla sua raccolta di poesie che celebra la ricerca dell’illuminazione nel cuore stesso del Samsara, tra osterie e bordelli. Cercare di assumere e mantenere una prospettiva capovolta può essere un efficace esercizio ascetico, per vincere il pregiudizio e i luoghi comuni. Le nuvole di Erlich ci invitano a guardare il mondo con i piedi “ben piantati” in cielo.
Luca Vona
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