A Venezia l’installazione tra vegetale e spirituale dell’artista romena Victoria Zidaru

Si ispira alla Lingua Ignota della monaca medievale tedesca Ildegarda di Bingen il nuovo intervento partecipativo dell’artista Victoria Zidaru. Un’installazione site-specific nel cortile dell’Istituto della Pietà che va ad unirsi all’impegno sociale dell’ente non profit ERA

Nella fascinazione medievale che stiamo attraversando, un posto d’onore è occupato dalla monaca, compositrice e naturalista Ildegarda di Bingen, vissuta nella Germania del XII Secolo. Non è una sorpresa che, proprio in un’epoca come la nostra in cui la necessità di riscoprire la vicinanza con l’elemento naturale e (in particolare) vegetale, si guardi a Ildegarda come a una precorritrice di una tale sensibilità. L’avevamo già menzionata in relazione al lavoro, per esempio, di Silvia Infranco, nella sua ultima mostra personale alla Galleria Marignana Arte di Venezia; torniamo a fare il suo nome, sempre nella Serenissima, in relazione all’installazione site specific dell’artista romena Victoria Zidaru (Liteni, 1956) nel cortile dell’Istituto della Pietà, a pochi passi da Piazza San Marco. Il titolo dell’operazione – Lingua Ignota – riprende infatti quello dell’alfabeto mistico inventato dalla monaca per ovviare a quelle limitazioni che riscontrava tanto nel tedesco quanto nel latino.

L’installazione di Victoria Zidaru a Venezia

Non solo il titolo, ma soprattutto gli elementi con cui Zidaru lavora la accomunano a Ildegarda di Bingen: oltre che visiva, la sua installazione è estremamente olfattiva, una qualità data dalle diverse specie di erbe aromatiche intrecciate a mano a creare liane e arazzi vegetali. Piante provenienti tanto dalla Romania quanto dalla laguna veneta – come salvia, anice, ortica, finocchio – che più di otto secoli fa Ildegarda studiava per le loro qualità benefiche e medicali.   
Una pratica non nuova per l’artista romena, che da quattro decenni si confronta con l’elemento vegetale e con l’intreccio, spesso coadiuvata dalle comunità con cui collabora, donando nuova vita a materiali di scarto e rispettando quelle piante che lei da sempre considera – come ci racconta la curatrice Adina Drinceanu – “una seconda famiglia”.

La centralità della parola

L’installazione è completata dall’open call Donate a wordchiunque, attraverso il sito web donateaword.org, può decidere di “donare” una parola significativa, che poi diventerà parte dell’installazione veneziana o sarà donata ai visitatori. Come spiega Drinceanu, “l’iniziativa è ispirata al rituale romeno chiamato Descântec, che mette al centro (come accade in molte altre culture) il potere terapeutico delle parole, a livello mentale, fisico e spirituale”. Un ulteriore punto di contatto con la Lingua Ignota di Ildegarda di Bingen, che la monaca leggeva proprio nelle sue qualità spirituali e che nell’opera di Zidaru diventa anche simbolo di coesione sociale e condivisione. Sulle liane nel cortile dell’Istituto della Pietà si possono leggere così parole di gentilezza e vicinanza, concetti sottolineati anche dalla pluralità di lingue in cui sono scritti. 

Victoria Zidaru, Donate a Word gifts, 2024
Victoria Zidaru, Donate a Word gifts, 2024

Il supporto di ERA – Ecosostenibilità, Ricerca e Arte

Questa qualità collaborativa dell’installazione di Zidaru è presente dal suo principio: l’intervento Lingua Ignotaè stato infatti commissionato dall’ente non profit ERA – Ecosostenibilità, Ricerca e Arte. Fondato da Adina Drinceanu, Jerome Bellavista e Filippo Perissinotto nel 2021, ERA realizza progetti culturali e artistici in collaborazione con comunità fragili, con la convinzione che l’arte contemporanea possa essere un vettore essenziale nello sviluppo sociale. Con l’Istituto della Pietà di Venezia, che sin dalla sua nascita nel XIV secolo si occupa di assistenza per l’infanzia, ERA ha avviato da due anni una collaborazione mirata all’elaborazione del trauma attraverso l’arte, mediante una serie di attività appositamente pensate per i bambini assistiti dall’Istituto.

Alberto Villa

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Alberto Villa

Alberto Villa

Nato in provincia di Milano sul finire del 2000, si occupa di critica e curatela d'arte contemporanea. Si laurea in Economia e Management per l'Arte all'Università Bocconi con una tesi sulle produzioni in vetro di Josef Albers e attualmente frequenta…

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