Grazie ad un gruppo alberghiero si restaura il chiostro più antico di Amalfi e il suo affresco

All’interno dell’ex Convento dei Cappuccini, oggi hotel di lusso a picco sul mare della Costiera, il chiostro in stile arabo-normammo su realizzato nella prima metà del Duecento. E conserva la più antica rappresentazione di Amalfi ad affresco

Nel mondo, in alcune delle località più ambite dai viaggiatori internazionali, il gruppo alberghiero Anantara – specializzato nel segmento dell’ospitalità di lusso – ha disseminato una rete di oltre 40 hotel e resort. Arrivando anche in Italia, dove la catena è presente a Roma (Anantara Palazzo Naiadi in Piazza della Repubblica) e Amalfi, nella struttura “ereditata” nel 2023 da NH Collection, all’interno di un ex convento duecentesco, arroccato su una scogliera a 80 metri sul mare con vista sulla città.

Il gruppo Anantara e il restauro dell’ex convento dei Cappuccini di Amalfi

In occasione del passaggio di consegne, un anno fa, Anantara dichiarava l’intenzione di rinnovare il complesso (contemporaneo il design, ma ispirato nei materiali alla vita conventuale, tra fibre naturali, legni e pelle), nel rispetto però delle preesistenze storiche, operando un restauro conservativo delle parti più preziose, come l’altare in marmo e il pavimento in maiolica della chiesa tardo-barocca sorta in una secondo momento nell’antico convento e il chiostro in stile arabo-normanno con la sua loggia. Una decisione auspicabile ma anche obbligata, appartenendo la struttura – con tutti i beni culturali che conserva al suo interno – al Comune di Amalfi, e al patrimonio storico artistico della cittadina.
Quindi in sinergia con il Comune e sotto la supervisione della Soprintendenza ABAP per le province di Salerno e Avellino, negli ultimi mesi Anantara ha promosso il restauro dei marmi e degli affreschi del chiostro risalente al 1223, il più antico conservato ad Amalfi.

Il restauro del chiostro più antico di Amalfi e del suo affresco

I lavori, affidati a Daedalus Restauri, hanno riguardato in una prima fase il restauro di reperti archeologici – che presto saranno allestiti nella struttura in collaborazione con la Soprintendenza – e il recupero dell’affresco con la più antica rappresentazione della città di Amalfi, raffigurante Gesù che appare sul lago Tiberiade a San Pietro, oggi di nuovo visibile nelle sue parti superstiti sulla parete a sinistra della porta d’ingresso della chiesa, sovrapposto a un intonaco con decorazioni di tipo floreale. Gli ospiti dell’albergo potranno scoprirne la storia grazie alle visite guidate che Anantara ha affidato al francescano Fra Marcus, di stanza presso il convento di San Francesco a Ravello. Ma l’operazione acquista un valore ulteriore nel più ampio piano di recupero del patrimonio storico-artistico di Amalfi: “Siamo grati ad Anantara per aver eseguito lavori di restauro su importanti beni culturali di proprietà comunale, sposando così una precisa strategia di valorizzazione avviata dalla nostra amministrazione” spiega il sindaco Daniele Marino “Negli ultimi 9 anni, infatti, sono numerosi i beni già sottoposti a restauro: la fontana di S. Andrea, la statua bronzea di Flavio Gioia, i reperti archeologici conservati nell’Arsenale, il pannello maiolicato della Porta della Marina, i gonfaloni del corteo storico dell’Antica Repubblica Marinara. Elementi significativi in cui rivive la storia di Amalfi”. 

La storia dell’ex convento dei Cappuccini di Amalfi

L’edificio nacque nel 1212 per impulso di un cardinale dell’epoca, ospitando dapprima una comunità cistercense. Solo nel Cinquecento i Cappuccini arrivarono a imprimere nuova vita alla struttura, rimasta a lungo abbandonata. Vi sarebbero rimasti per oltre due secoli, fin quando re Gioacchino Murat soppresse i beni ecclesiastici. La struttura rimase nuovamente abbandonata, per poi diventare locanda nel 1821, sotto la gestione della famiglia Vozzi; dopo un breve passaggio all’amministrazione comunale, che ne fece la sede di una scuola nautica, nel 1885 il convento fu trasformato definitivamente in hotel, nuovamente dai Vozzi. Nel corso del Novecento il Comune è tornato in possesso dell’immobile, comunque rimasto adibito all’ospitalità, anche di molte personalità illustri. Dal chiostro rimase affascinato Richard Wagner, ospite nella vicina Ravello per comporre il suo Parsifal; più tardi, Salvatore Quasimodo avrebbe alloggiato a più riprese nella stanza 406, dove trascorse gli ultimi attimi di vita, colpito da un ictus. Quasi un secolo prima, invece, i vecchi registri annotarono il passaggio di Victor Hugo. Senza contare le dive del cinema degli Anni Sessanta, da Greta Garbo a Elizabeth Taylor.

Livia Montagnoli

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