Il Giardino d’inverno di Jean Dubuffet al Centre Pompidou di Parigi

Al Centre Pompidou di Parigi c'è una grande opera di Jean Dubuffet, rappresentativa del suo concetto di Art Brut. Il video

Al Centre Pompidou di Parigi (al quarto piano, nella sala 6) c’è uno speciale giardino d’inverno, realizzato dall’artista Jean Dubuffet (Le Havre 1901, Parigi 1985). Un video ci lascia entrare nei meandri di questa opera in bianco e nero, nel tipico stile del padre dell’Art Brut.

Il Giardino d’inverno di Jean Dubuffet

Realizzata sul finire degli Anni ’60, l’opera è parte di un progetto più ampio e si presenta con una porta irregolare varcando la quale si accede in un ambiente chiuso. L’antro appare come una grotta cieca dalle pareti bianche, anch’esse irregolari, le cui protuberanze sono accentuate da linee nere.

Realizzata a partire da un modello in polistirolo verniciato con vinile, poi ingrandito e ricoperto di poliuretano, l’opera ricorda molto il mito della caverna di Platone. Questo spazio induce infatti i visitatori a riflettere e meditare sulla vera natura delle cose.

L’approccio di Dubuffet all’arte

“La vera arte è dove meno te l’aspetti” sosteneva Dubuffet che formulò il concetto di Art Brut per indicare le produzioni artistiche realizzate da non professionisti come autodidatti, psicotici, prigionieri, persone completamente digiune di cultura artistica.

Il giardino d’inverno da lui realizzato si presenta al di fuori come una scatola bianca il cui accesso è accompagnato da alcuni scalini perfettamente allineati. Il passaggio da questa estetica esteriore austera, a quella interna tribale e rupestre, avviene attraverso un portale irregolare: l’installazione appare come la sintesi tangibile delle teorie di Dubuffet sull’arte.

L’artista ritiene infatti che la nostra concezione della realtà sia“un’antica invenzione adottata collettivamente e di cui la nostra mente si è convinta”.

Roberta Pisa

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Roberta Pisa

Roberta Pisa

Vive a Roma dove si è laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali. Da sempre si occupa di cultura e comunicazione digitale. Dal 2015 è pubblicista e per Artribune segue le attività social.

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