Timeless Time. La mostra di Vincent Peters sbarca anche a Roma 

Dopo il grande successo milanese, la grande mostra del fotografo tedesco Vincent Peters arriva a Palazzo Bonaparte. Scopri tutti i dettagli in questo articolo

Quando si osserva una fotografia, la luce ci mostra cose che i nostri occhi non possono vedere. “In una fotografia è possibile trasfigurare una persona rispetto a ciò che è realmente. Mostrarne un lato più profondo, andando oltre la superficie”. In altre parole, una foto può concentrarsi solo sull’aspetto fisico e sull’esteriorità, separandoli dall’indole, dalla personalità; oppure può rivelare dei tratti nascosti, intimi della persona ritratta, caratteristiche che difficilmente sarebbe possibile cogliere tramite la semplice osservazione diretta della stessa. “In una fotografia si possono incontrare le emozioni che le persone desiderano trasmettere”. 
Così il fotografo Vincent Peters (Brema, 1969) ha introdotto alla conferenza stampa di Roma, a Palazzo Bonaparte, Timeless Time, la sua già iconica mostra che, dopo il successo milanese, giunge a scuotere la Capitale con il suo aperto elogio alla bellezza senza tempo, senza scuse e senza la minima necessità di un pretesto.

 

Vincent Peters, Timeless Time. Installation view a Palazzo Bonaparte, Roma, 2024
Vincent Peters, Timeless Time. Installation view a Palazzo Bonaparte, Roma, 2024

Vincent Peters e il concept della mostra a Palazzo Bonaparte a Roma 

Vincent Peters, fotografo a New York dagli Anni ’90 e celebre per i suoi scatti di moda nell’agenzia di Mario Testino dal 1999, entrò nella storia per i ritratti di celebrità e le campagne leggendarie che hanno fatto sognare persone in tutto il mondo. Un artista che non ha bisogno di sovrastrutture o elaborati concept per raccontare la bellezza. Ne deriva una mostra che si fa luogo in cui scoprire – da una parte – noti personaggi presentati da un punto di vista inedito. E dall’altra, diventa occasione per esperire uno spazio sospeso, senza tempo, a metà strada tra sogno e verità. Esperienza possibile grazie all’allestimento di Arthemisia che, realizzato a regola d’arte, crea un ambiente coinvolgente ed emozionante che valorizza al massimo le opere esposte.  

Vincent Peters a Roma: un percorso espositivo avvolgente 

La soglia della mostra si pone come un portale d’ingresso in un’altra dimensione, avvolgente, ovattata, resa vibrante dalle note nostalgiche che riempiono lo spazio.  
Se è vero che storicamente la fotografia è sempre stata considerata come documento e testimonianza, in quanto rappresentazione oggettiva della realtà – come ricorda anche Antonioni nel film Blow Up – la poetica di Peters, al contrario, scardina questa visione. E, pur riconoscendo la fotografia come depositaria della memoria, ne destruttura la funzione, eleggendola a luogo deputato all’immaginazione e alla fantasia.  
L’artista non ha alcun intento documentaristico. Intende piuttosto offrire ai visitatori un sogno ad occhi aperti, un momento di pausa ed evasione da una realtà sempre troppo veloce, impegnata, cupa.  

Vincent Peters, Timeless Time. Installation view a Palazzo Bonaparte, Roma, 2024
Vincent Peters, Timeless Time. Installation view a Palazzo Bonaparte, Roma, 2024

Vincent Peters fotografo-regista 

Dalle opere esposte emerge la volontà dell’autore di comporre una poesia con le immagini, volta a generare un impatto prima emotivo e solo poi razionale; ragion per cui Peters ama definirsi regista più che fotografo. Così, sebbene le sue opere svelino una dimensione personale forse addirittura più vera della semplice apparenza, raggiungono lo scopo senza mostrare la realtà, ma alterandola secondo l’ispirazione dell’artista.  
Vincent Peters costruisce ogni immagine come se fosse la scena di un film, prestando la massima attenzione ad ogni minimo dettaglio. E forse, proprio in questa ricerca di una perfezione che, per definizione, è necessariamente estranea alla realtà, si può cogliere la sottile dialettica che l’artista ingaggia con la fotografia di moda. Una fotografia tutta tesa, all’opposto, a comporre un elogio dell’effimero e della fugacità. 

La luce nelle fotografie di Vincent Peters 

Come anticipato, in questa sfida cinematografica, la luce svolge un ruolo cruciale, come elemento essenziale per comporre lo spazio, delimitarne i confini e delinearne l’atmosfera. 
Le fotografie, in grande formato, tutte in bianco e nero, hanno un carattere molto pittorico che grazie agli sguardi intensi dei loro protagonisti, abbraccia e ammalia lo spettatore. Intensi primi piani si alternano a figure intere, in un percorso espositivo che, non è mai uguale a se stesso. 

Gli scatti migliori della mostra 

Tra tutti gli spunti in mostra, sicuramente, il più interessante è il rapporto con Roma. Un omaggio alla Capitale attraverso esplicite citazioni ai maestri della storia dell’arte per lo più seicenteschi e barocchi, come Caravaggio nell’uso della luce, Bernini nel suo essere scultoreo ma anche all’arte classica, all’antico, nell’accezione più lirica possibile.
 Le foto più emblematiche sono il ritratto a figura intera di Berthany Robbins, che si distingue per il panneggio scultoreo come se fosse realmente scolpito nel marmo. Oppure Laetitia Casta II, ove è massimo il gioco tra sacro e profano, dal momento che la posa e l’attitudine della protagonista, nonostante l’abbigliamento a dir poco discinto, non possono che ricordare una seducente Madonna. 
A rendere ancor più suggestiva la mostra contribuisce anche la sala immersiva che caratterizza la celebre location. La sala degli specchi amplifica l’esperienza espositiva, rapisce i visitatori, moltiplicando la portata espressiva delle immagini in un continuum tra piani di realtà diversi che trasforma il titolo dell’esposizione in una circostanza reale.  

I primi piani e le figure intere in mostra a Palazzo Bonaparte a Roma 

Da notare l’interessante contrasto che distingue i primi piani dalle figure intere. Nei primi, l’effetto pittorico è particolarmente accentuato, tanto da creare – volutamente – l’impressione di trovarsi di fronte ad immagini ancora in fase di elaborazione. Sembrano infatti quasi sporche, per il loro svelare i dettagli della pelle, la texture, i pori. Le figure intere invece mostrano un’immagine perfetta, ideale, come se provenisse da un mondo immaginato, piuttosto che realmente vissuto. 
Insomma, Timeless Time è un affascinante cammino tra l’ombra e il sogno, tra il sacro e il profano, al confine tra realtà e fantasia.

Ludovica Palmieri



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Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

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