Una mostra a Trento per raccontare il primo viaggio di Dürer in Italia 

Albrecht Dürer fu uno dei protagonisti dell’arte europea tra Quattrocento e Cinquecento, e lo fu probabilmente grazie ai suoi numerosi viaggi alla scoperta degli stili d’Oltralpe, in primis il Rinascimento italiano. La mostra mette a fuoco il passaggio dell’artista tedesco nelle Dolomiti

Attorno al 1494-95 Albrecht Dürer (Norimberga, 1471 – 1528) lasciò temporaneamente Norimberga per intraprendere un viaggio verso Sud: quello non era il suo primo spostamento ma, complice un’epidemia di peste che aveva colpito la sua città, decise di raggiungere l’Italia, e in particolare Venezia, dove voleva “toccare con mano” gli esiti di un nuovo stile a cui avevano aderito gli artisti della Penisola – ovviamente si trattava del Rinascimento – e che stava dilagando in ogni angolo del Vecchio Continente, compresi i territori nordici all’epoca ancora legati al Gotico. 

Il viaggio in Italia di Albrecht Dürer

Non esistono fonti scritte che documentino tutte le tappe di quel percorso, ma si sono conservati disegni e acquerelli realizzati dal celebre pittore e incisore e che sono testimonianza diretta di ciò che lo colpì di più: tra quegli “appunti” si possono riconoscere paesaggi e monumenti realmente esistenti, come l’acquerello che raffigura il Castello del Buonconsiglio di Trento nella veste precedente alle aggiunte volute dal vescovo Bernardo Cles. La magnifica carta, proprietà del British Museum, torna dopo più di 500 anni nel luogo in cui fu disegnata e attorno a quest’opera, proprio all’interno dell’edificio protagonista della veduta, è stata organizzata una grande esposizione che vuole dimostrare quanto Dürer abbia assimilato dal suo viaggio in Italia, ma anche quanto il suo passaggio sia stato cruciale per gli artisti del Trentino, che allora come oggi era un crocevia di culture. Peraltro il progetto celebra il centenario dalla nascita del museo, che venne inaugurato nell’aprile del 1924.

Albrecht Dürer, una star al Castello del Buonconsiglio

Non si pensi che l’acquerello appena citato sia l’unica opera di Dürer esposta in mostra. Si possono infatti ammirare da vicino quattro oli su tavola, e in particolare il Ritratto di giovane proveniente da Palazzo Rosso di Genova, il San Girolamo della Pinacoteca Nazionale di Siena – questo in effetti solo attribuito al tedesco –, la superba Adorazione dei Magi degli Uffizi di Firenze e l’originalissimo Cristo fra i dottori normalmente conservato al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. E poi sono numerosi i disegni, alcuni acquerellati, e le incisioni tra cui la NemesisIl mostro marino e Sant’Eustachio del 1501 circa che consentono di comprendere quanto fu essenziale per l’artista la scoperta del classicismo rinascimentale che può così innestarsi su elementi germanici, evidenti soprattutto negli edifici che fanno pensare immediatamente al Nord. Ma l’accostamento tra disegni – molti dei quali così naturalistici da lasciare a bocca aperta –, incisioni e dipinti consente di rintracciare nelle varie opere il ripetersi di motivi tratti dall’esperienza tra le montagne del Trentino. 

Gli altri “rinascimenti” e le contaminazioni in mostra a Trento

La mostra è anche molto altro: l’incipit è dedicato alla città di Trento alla fine del Quattrocento e alla sua importanza come luogo di transito attraverso la via dell’Adige. Segue un focus sull’imperatore Massimiliano I d’Asburgo che conobbe personalmente Dürer nel 1512 e che ne apprezzò particolarmente l’opera (ma che ebbe anche un legame significativo con Trento, visto che nel 1508 fu proclamato Sacro Romano Imperatore proprio in questa città). Ad affiancare i ritratti di Dürer stanno le opere dei veneziani Alvise Vivarini e Jacopo de’ Barbari che furono senz’altro di ispirazione per il norimberghese, ma anche dell’ingiustamente sconosciuto Marx Reichlich.

Marx Reichlich, Ritratto di Gregor Angerer, 1519, Innsbruck, Ferdinandeum
Marx Reichlich, Ritratto di Gregor Angerer, 1519, Innsbruck, Ferdinandeum

La mostra di Albrecht Dürer a Trento

Il cuore della mostra è dedicato invece al viaggio di Dürer in Italia, al fascino che esercitò su di lui la montagna e all’Adorazione dei Magi, tutte sale pulsanti dalle quali si sprigiona la grandezza dell’artista. La seconda parte del percorso, al piano superiore del castello, dimostra la permeabilità della frontiera tra Trentino e Impero Asburgicocon un’ampia rassegna di pale, altari a portelle tipici del contesto tirolese e sculture ancora caratterizzate dai modi spigolosi del Tardo Gotico, ma superbe nella loro eleganza. Una seconda frontiera, quella con il Veneto e quindi con Verona e con la Serenissima, permetteva il passaggio di altri modelli, e si ricordi che questo tema, pur in un arco cronologico più recente, fu indagato anche nella mostra del 2022 dedicata alla pittura veneta del Settecento in Trentino. Nel finale ricompare Dürer, con il Cristo tra i dottori che accoglie da un lato i fondi neutri dei ritratti veneziani, dall’altro l’interesse per i volti “mostruosi” assai praticati da Leonardo: un’opera che rappresenta la sintesi perfetta di un’esposizione che parla di scambi, dialoghi, contaminazioni.

Marta Santacatterina

Per approfondire la mostra, ti consigliamo di leggere il ricco catalogo abbinato:

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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