La più importante collezione di opere di Shakespeare si trova a Washington. Ora si può visitare

Inaugurata nel 1932, la Folger Library è frutto del collezionismo librario dei coniugi Folger, che dedicarono una vita intera a raccogliere edizioni rare delle opere del Bardo di Avon. Dopo un restyling da 80 milioni di dollari, oggi la biblioteca è anche sede espositiva, nel cuore della capitale statunitense

Per trovare la più nutrita collezione al mondo di opere di William Shakespeare non bisogna recarsi in Inghilterra, ma volare fino a Washington. Nella città presidenziale, la Folger Library porta il nome dei coniugi Henry Clay ed Emily Jordan Folger, collezionisti indomiti delle opere del Bardo di Avon.

Alle origini della Folger Library: una storia di collezionismo librario

Nato nel 1857 a New York, Henry Folger si appassionò alla drammaturgia di Shakespeare negli anni del college. Sebbene il suo futuro fosse ben indirizzato verso una carriera nel mondo delle compagnie petrolifere, Folger non dimenticò mai quel colpo di fulmine, e anzi fece della sua ricchezza un mezzo per conseguire la sua missione: raccogliere più opere possibili del drammaturgo e poeta inglese seicentesco, insieme a tutti quei testi che potessero raccontarne la vita e il talento. A sua moglie, animata dallo stesso fuoco, il compito di redigere i registri che nel corso degli anni tenevano conto delle nuove acquisizioni, ma anche di perlustrare i cataloghi d’asta in cerca di rare edizioni e gemme nascoste.

La più grande raccolta al mondo di opere di Shakespeare

Fu così che, nei primi decenni del Novecento, la coppia arrivò al punto di progettare una biblioteca in grado di ospitare una collezione ormai imponente, nel quartiere di Capitol Hill a Washington DC, come dono per il popolo americano. Henry Folger non riuscì a vedere completata l’impresa, colto dalla morte nel 1930; ma sua moglie portò a termine il progetto, sotto la supervisione dell’architetto Paul Philippe Cret, e la Folger Library – architettura in stile neoclassico all’esterno, vivacizzata da interni alla maniera rinascimentale dei Tudor – inaugurò nel 1932, con l’auspicio di rendere la città del Campidoglio americano anche la capitale culturale degli Stati Uniti.

first folio folger library La più importante collezione di opere di Shakespeare si trova a Washington. Ora si può visitare
First Folio, Folger Library

La collezione della Folger Library

Oggi la collezione si conferma la più grande e prestigiosa raccolta shakesperiana al mondo: dalla prima acquisizione datata 1889 – una rara edizione del “Fourth Folio” del 1685 – alle 200mila referenze catalogate nella fase di apertura della biblioteca, il computo è cresciuto nella seconda metà del Novecento, con nuove donazioni di libri rari sul Rinascimento e l’Età Moderna e acquisti mirati che si rinnovano di anno in anno.
Tra i “pezzi” più ambiti, la Folger Library può vantare 82 copie del “First Folio“, una raccolta rilegata di 36 tra commedie e tragedie di William Shakespeare stampata 400 anni per merito di due attori della sua compagnia, John Heminges e Henry Condell. Al mondo esistono 235 copie autenticate del “First Folio” e la Folger ne ospita più di un terzo.

Il restyling della Folger Library, che ora apre al grande pubblico

E anche per valorizzare questo patrimonio, finora conservato in un caveau climatizzato della biblioteca, la Folger Library ha scelto negli ultimi quattro anni di regalarsi un restyling da poco concluso, costato 80 milioni di dollari (su progetto dell’architetto Kieran Timberlake). La “nuova” biblioteca, pur mantenendo la priorità di accogliere ricercatori e studiosi in arrivo da tutto il mondo per alimentare la ricerca scientifica, si propone come luogo aperto a un pubblico più ampio, grazie a sale espositive e spazi interattivi (in modo non dissimile dalla più celebre biblioteca statunitense, la New York Public Library). E per la prima volta nella storia dell’istituzione, le 82 copie del First Folio si rivelano ai visitatori della mostra che inaugura la nuova era della Folger Library, dotata ora di ambienti adatti a esporre papiri, pergamene, libri fragili senza metterne a rischio la conservazione. Imprints in Time è il titolo dell’allestimento visitabile fino al 5 gennaio 2025, che svela anche altre rarità librarie – da un Libro dei morti dell’Antico Egitto alle prime edizioni dei Viaggi di Gulliver e dell’Ulisse di Joyce, a una rara copia per la stampa del discorso di Martin Luther King, alla prima raccolta di poesie pubblicata da uno schiavo afroamericano – e un’installazione commissionata all’artista Fred Wilson, che celebra il legame tra Shakespeare e la cultura americana.
L’ampliamento ha dotato la biblioteca anche di nuovi giardini di accesso, di una caffetteria e di un laboratorio didattico aperto al pubblico per approfondire la conoscenza di Shakespeare e della sua opera.

Livia Montagnoli

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