Il celebre artista Matthew Barney presenta la sua nuova mostra a Parigi

Dopo un passato di progetti improntati alla bellezza, l’artista ed ex-modello è protagonista di una performance che lo vede giocare a football visibilmente “invecchiato” di proposito, per far riflettere sul rapporto tra fisico, età e sport

Non è certo un caso se, per l’intero arco di tempo che comprende i Giochi Olimpici e ParaolimpiciFondation Cartier pour l’art contemporain ospita nella sua sede di Parigi l’ultimo lavoro dello scultore, videomaker e performer Matthew Barney (San Francisco, 1967). Secondary, questo il titolo del progetto, arriva in versione accresciuta dopo la presentazione preliminare avvenuta nella primavera del 2023. 

L’evento alla base della mostra di Matthew Barney alla Fondation Cartier di Parigi 

Nel 2023, l’artista aveva ricostruito nel suo studio di New York un campo da football americano su cui 11 performer (lo stesso numero di giocatori di cui si compone una squadra) interagivano per raccontare la storia di un drammatico contatto fisico accaduto quasi mezzo secolo fa.
Il 12 agosto 1978 a durante un incontro pre-stagionale il difensore degli Oakland Raiders Jack Tatum si abbatté come una furia sul ricevitore della squadra avversaria Darryl Stingley, da quel momento rimasto per sempre paralizzato dal petto in giù. Ritrasmesso più e più volte dai media sportivi, l’evento rimase impresso nella mente dei tifosi americani e del giovane Barney, lui stesso avviato a divenire quarterback d’élite nella squadra delle sue scuole superiori.

La riflessione di Matthew Barney sullo sforzo fisico

Proprio la riflessione su questo tragico evento portò l’artista a riflettere sui limiti dello sforzo muscolare del proprio, come di qualsiasi altro corpo umano. Scoperte, queste, divenute poi utili per la progettazione di Drawing Restraint una serie di video iniziata nel 1987 che lo ritraggono intento a performance ginnico-estetiche.
Barney emerse come artista nel 1989, immediatamente dopo aver lasciato Yale (dove si era iscritto per studiare Medicina, per poi passare al dipartimento di Arti visive). La pratica sportiva rimase da allora – pur se affiancata da altri temi (differenziazione sessuale, reincarnazione, automobili, clima, reti fognarie…) – sempre al centro del suo immaginario.

La mostra di Matthew Barney alla Fondation Cartier di Parigi

Il football americano non appartiene alle discipline olimpiche, ma il cuore dell’esposizione di Fondation Cartiernon è tanto lo specifico di questa pratica, quanto piuttosto il rapporto esistente tra sport e salute, tra corpo e invecchiamento.
Il progetto consiste in cinque proiezioni costruite da Barney, in cui – per 60 minuti (la durata di un match) – ballerini, performer e lo stesso artista, rappresentano l’azione sul campo.
Ognuno di loro (senza eccezioni) ha un corpo invecchiato: una variante senza precedenti per Barney, che ha sempre fatto della “bellezza” fisica un punto di forza tanto della sua persona, quanto della sua arte. Barney, infatti, in passato – per potersi iscrivere alla costosissima Yale University – lavorò per Click Model Agency come fotomodello apparendo in campagne come quelle di Ralph Lauren o J. Crew.

I protagonisti “invecchiati” della mostra di Matthew Barney

I protagonisti di Secondary sono uomini di mezza età, a cui vengono imposti – per quanto stilizzati –movimenti calcistici che non sono istintivi o facili per chi ha tra i 50 ei 60 anni. Uno di loro, nel filmato costruito per il piano inferiore dell’edificio della Fondation, si esibisce in una serie di violenti contattati figurati. Si tratta in questo caso del 27esimo episodio della serie Drawing Restraint.
L’ipertrofia – il fenomeno del rafforzamento dei muscoli quando incontrano resistenza – è in ogni caso uno dei temi principali della rappresentazione. In mostra c’è una scultura in ceramica appositamente realizzata per questa esposizione, che imita un power rack multifunzione: una gabbia di allenamento per il sollevamento pesi. L’aspetto è quella dell’argilla non cotta che suscita – al contrario della sua funzione originaria – quel sentimento di vulnerabilità che accompagna la vita del corpo di ognuno di noi.

La riflessione coreografica della mostra di Matthew Barney a Parigi

Barney, dunque, esamina il gioco e la cultura ad esso associata attraverso una semantica del movimento risultante dalla collaborazione tra gli interpreti, il coreografo David Thomson e se stesso. Il risultato è uno studio che si concentra su ogni elemento del gioco, dagli esercizi e i rituali pre-partita, ai momenti di impatto e ai loro famosi replay.
Fondation Cartier ha “astutamente” approfittato della coincidenza con la XXXIII Olimpiade per presentare un’opera assai complessa e poco in linea con quel che si è abituati a vedere. Le forti resistenze ideologiche europee, in particolar modo italiane, a considerare lo sport come passibile di una propria “bellezza” (cfr. Mauro Parrini, Sport. Una riflessione filosofica, Mursia, 2023) continuano infatti a essere presenti anche tra gli addetti ai lavori.
In Secondary, Barney riflette sull’utilizzo dello sport come vetrina di una visione della vita che celebra la volontà di potenza e talvolta la violenza. Allo stesso tempo, però, l’artista non sfugge al fascino della “Bellezza Agonistica” propria del gesto atletico proiettato nella spasmodica ricerca della vittoria.

Aldo Premoli

Matthew Barney, Secondary
Fondation Cartier pour l’art contemporain, Parigi
Fino all’8 settembre 2024

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Aldo Premoli

Aldo Premoli

Milanese di nascita, dopo un lungo periodo trascorso in Sicilia ora risiede a Cernobbio. Lunghi periodi li trascorre a New York, dove lavorano i suoi figli. Tra il 1989 e il 2000 dirige “L’Uomo Vogue”. Nel 2001 fonda Apstudio e…

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