In Between
La Galleria Triphè di Roma ospita una mostra collettiva di giovani artisti ungheresi della Hadron Art Association, incentrata sul tema della coesistenza tra arte, urbanistica, ambiente e società.
Comunicato stampa
"In between" è la mostra collettiva di giovani artisti ungheresi della Hadron Art Association che, la Galleria Triphè, presenterà al pubblico giovedì 5 settembre alle ore 19.00 presso i suoi spazi in Roma Via Fosse di Castello 2 (area Castel Sant'Angelo-San Pietro).
Per una corretta comprensione dei lavori di questi giovani artisti ungheresi è necessario partire proprio dal concetto di “in between”.
In between significa stare nel mezzo, rimanere in una sorta di stato perpetuo di oscillazione, di sospensione tra essere e non essere, tra visibile e invisibile, tra ignoto e non.
Si innesta, così, il concetto di co-esistenza, unico modo per sopravvivere alle contraddizioni del mondo.
La coesistenza presuppone, infatti, due modi differenti di osservare cose, situazioni e persone quali: la verità ottica e quella mentale che sfrutta il cervello e quindi è più razionale.
Nella coesistenza regna, quindi, uno stato di oscillazione tra una visione idealizzante ed una cosciente.
In between nasce quindi, da un'opposizione di coscienza, uno scontro tra nero e bianco e la perenne difficoltà a trovare un vero punto di equilibrio " il grigio".
I giovani artisti della Hadron Art Association attraverso l'interdisciplinarietà delle loro espressioni artistiche (scultura, pittura, installazioni) indagano il rapporto tra arte, urbanistica, ambiente-natura e relazioni. Da qui il concetto di co - esistenza e dell'imparare a posizionarsi nel mezzo di questi eventi quasi oscillando.
Per questo, interessante è il saggio di Gianpaola Spirito (architetto e dottore di ricerca in composizione architettonica) dal titolo "in between places", incentrato sulle forme dello spazio relazionale dagli anni 60 a oggi.
Come da lei suggerito: “in between” è un concetto che nasce nella seconda metà degli anni cinquanta del secolo scorso come risposta alla visione dualistica del Moderno ed è assunto come spazio tra le cose o gli elementi del progetto da Aldo Van Eyck e altri architetti appartenenti al Team X. Privato delle ideologie che hanno attraversato il secolo scorso , in between può esprimere la condizione intermedia e terza del contemporaneo , ma soprattutto può rappresentare lo spazio di relazione tra gli individui e di connessione degli elementi del progetto architettonico che, in questo modo , torna a essere una composizione e ,una volta costruito, un luogo abitato."
Il Team X prendeva, infatti, maggiormente in considerazione gli interessi e i bisogni dell'individuo; il punto centrale del loro argomentare era "Costruire" anche in chiave utopistica.
Questa premessa è fondamentale per capire come gli artisti della Hadron Art Association traducono questo concetto di In Between attraverso l'arte. Questa, nella molteplicità delle sue espressioni, diventa strumento per concretizzare quel concetto di coesistenza tra individuo, spazio urbano e ambiente.
La mostra presenterà al pubblico più di 30 lavori prodotti da una quindicina di giovani artisti ungheresi.
Le opere sono ciascuna intrisa di un messaggio: da quello che sottolinea il rapporto tra gli animali e l'uomo come "Oedipus and the Sphinx l", realizzato da Edit Huszthy : un gatto gigante si avvicina ad un piccolo uomo quasi a voler indicare come la natura stia sovrastando l'essere umano a risposta dello sfruttamento subito in questi anni.
A seguire le opere di Lilla Vaczi con " Isolation I, II, III.", dove il rapporto tra casa e inquinamento diventa messaggio di supporto ad un futuro fatto di sostenibilità anche negli ambienti domestici e di come le abitazioni siano esempio di fonti di inquinamento.
Da segnalare anche le opere di Judit Komplodi dove protagonisti sono uomini il cui pensiero è intriso di natura, piante e verde, rappresentati con grandi teste giganti che richiamano le tematiche ambientali.
“Double life" sono le opere di Erika Németh una sorta di linea continua simile ad un gomitolo, corpi che si intrecciano accomunati dalla volontà di liberarsi dalle dinamiche socio- culturali premoderne per aprirsi speranzosi ad un futuro sostenibile sia nell'anima che nella mente e ancor di più, nello spazio urbano circostante.
Le opere, poi, di Dora Eszter Molnar tracciano un mondo dove una mano esce per ricongiungersi ad una Lupa quasi a voler recuperare un rapporto con la madre terra che allatta i suoi figli.
È una mostra che, proprio per la sua poliedricità artistica, merita particolare attenzione. La Galleria Triphè invita a partecipare a questa sorta di messaggio artistico che confida in un futuro migliore che proprio grazie all'arte potrà superare ostacoli apparentemente impossibili.
Artisti ungheresi presenti in mostra: Zita Aranyàsz,GergelSàrrèti,Marta Gabulya,Zsuzsanna Piti,Jànos Miklòs Boros, Tàmas Havasi,Dòra Eszter Mòlnar,Gabriella B.Nagy, Tamàs Havasi,Judit Komlòdi, Dòra Bori,Erika Nemeth,Lilla Vàczi, Edit Huszthy, Elvira Timàr.