Prato, le sue fabbriche tessili e il turismo industriale: ripartono le visite agli ex opifici
Le fabbriche di Prato raccontano la storia del più grande distretto tessile d’Europa, oggi capace di valorizzare il suo passato industriale per farne un volano di turismo sostenibile. Anche grazie al progetto TIPO, che si appresta ad aprire la stagione autunnale
Sotto il profilo turistico, da tempo Prato ha scelto di non vivere all’ombra della vicina Firenze. E valorizzando la sua storia industriale, investendo al contempo sull’arte contemporanea come strumento rigeneratore di spazi e fucina di ricerca, propone in ogni momento dell’anno una ricca programmazione culturale.
Prato tra industria tessile, arte contemporanea e archeologia industriale
Non solo grazie alla credibilità conquistata in ambito nazionale e internazionale dal Centro Pecci, ma anche attraverso una efficace rilettura della storica vocazione manifatturiera del territorio. Prato è oggi il distretto tessile più grande d’Europa: a raccontare la storia (e il presente) di questa secolare fonte di ricchezza è il Museo del Tessuto ospitato negli spazi dell’Ex Cimatoria Campolmi, esempio di archeologia industriale valorizzato dalla nuova destinazione d’uso, proprio nel cuore del quartiere della città già deputato nel Medioevo alle lavorazioni tessili.
Prato e il turismo industriale: il progetto TIPO
A confermare la capacità di scommettere sull’identità e la storia della città per generare flussi turistici, da qualche anno è stato messo a sistema il progetto TIPO – Turismo Industriale Prato, iniziativa che traccia tra Prato e dintorni una serie di itinerari tematici guidati, per raccontare le trasformazioni dovute all’industrializzazione partendo però dalle origini lontane della città, riconducibili alla civiltà etrusca (per approfondire è consigliata una visita al sito archeologico di Gonfienti, solo su appuntamento). Mappando al contempo gli esempi più eclatanti di archeologia industriale, da scoprire dentro e fuori dal perimetro urbano.
Le visite guidate di TIPO: il programma 2024-2025
Sono proprio le fabbriche, dunque, a raccontare la città e il distretto del Museo del Tessuto, del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci e del Mumat – Museo delle macchine tessili, come modello di imprenditorialità, cura dell’ambiente – perché il processo di trasformazione di Prato sta virando verso una città sempre più green e orientata al turismo sostenibile – e progettazione culturale.
Dal 28 settembre 2024, TIPO avvierà un nuovo ciclo di appuntamenti mensili, che si rinnoveranno fino a febbraio 2025, in vista del Festival che chiuderà la stagione delle visite dal 27 al 30 marzo, con quattro dedicati al turismo industriale attraverso convegni, incontri, laboratori ed eventi tematici per indicare la strada di un segmento turistico sempre più apprezzato, di cui Prato vuole essere capofila.
La stagione 2024-2025 di TIPO rinnova il modello e i percorsi che già hanno avuto successo in passato, per esempio proponendo visite riservate in fabbriche attive, spesso non accessibili al pubblico, o in luoghi del lavoro del passato che hanno fatto di Prato un’eccellenza a livello mondiale nel campo della produzione tessile sostenibile, dell’economia circolare e della green fashion, dall’ex fabbrica Meucci alla Gualchiera di Coiano, al Teatro Fabbricone. I prossimi itinerari (date e informazioni dettagliate saranno pubblicate periodicamente sul sito dell’iniziativa) verteranno sul lavoro dei cenciaioli come sulla filatura della lana manuale, e sul presente dell’industria tessile, per approfondire il nuovo approccio altamente tecnologico al lavoro. Offrendo anche l’opportunità di visitare le architetture di Pierluigi Nervi che a Prato sperimentò nuove tecniche costruttive per l’utilizzo del cemento armato per l’industria.
L’app TIPO per scoprire il passato industriale di Prato
Al calendario delle visite guidate si aggiunge la possibilità di costruire un itinerario fai da te alla scoperta del patrimonio industriale di Prato attraverso l’app gratuita sviluppata da TIPO, che conduce tra monumenti di architettura idraulica, fabbriche in attività ed ex opifici trasformati in spazi culturali. Di grande suggestione è l’itinerario lungo il fiume Bisenzio, essenziale per lo sviluppo dell’industria tessile nella Prato di molti secoli fa. Una passeggiata durante la quale si incontrano il Cavalciotto di Santa Lucia, avveniristico sistema idrico dell’XI Secolo, il complesso del Mulino degli Abatoni e della Gualchiera di Coiano (visitabile su appuntamento), per concludere il giro al cospetto dell’imponente struttura dell’ex Lanificio Calamai.
Livia Montagnoli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati