Non sono in molti a sapere che in Sicilia s’è fatta molta della storia della letteratura italiana. Magari alcuni ricorderanno che qui nacquero, e lavorarono, Pirandello, Tomasi di Lampedusa e Verga, ma altri avranno dimenticato il grande teorico Luigi Capuana, o lo scrittore Leonardo Sciascia o persino il poeta Salvatore Quasimodo. È per tenere viva loro memoria che la Regione ha conservato le dimore in cui abitarono, aprendole poi al pubblico come case museo. E non si preserva così, nella più grande regione italiana, solo la memoria della migliore letteratura nostrana, ma anche l’arte, la storia, la cultura tutta, grazie a luoghi che accolgono biblioteche, arredi d’epoca, opere d’arte e oggetti di uso quotidiano. Ecco le dieci case museo siciliane da non perdere.
La casa di Salvatore Quasimodo a Modica
La casa dove il grande poeta e scrittore Salvatore Quasimodo nacque a Modica, il 20 agosto del 1901, è oggi un museo dedicato alla sua memoria. Nei due ambienti principali, lo “studio milanese” e la camera da letto, sono custoditi mobili e oggetti appartenuti al grande letterato, tra cui cimeli, fotografie autografate ed edizioni speciali delle sue opere. Dal 2016 sono state anche aperte al pubblico la sala di lettura, dove si ha la possibilità di consultare e leggere le opere di Quasimodo, e la sala multimediale, dove si possono vedere video storici come quello della cerimonia in cui ricevette il Premio Nobel per la Letteratura del 1959 a Stoccolma.
La casa museo di Antonino Uccello a Palazzolo Acreide
Nato a Canicattini Bagni nel 1922, il poeta e studioso Antonino Uccello si stabilì nel ’44 a Palazzolo Acreide con la moglie Anna Cagliore. Dopo le prime pubblicazioni a Noto, si spostò in Lombardia, dove parallelamente all’insegnamento si formò come poeta frequentando i cenacoli culturali di Milano attorno a Vittorini e stringendo amicizie con Treccani, Chiara, Budigna, Bernasconi, Zancanaro. Durante l’esodo crebbe in lui la necessità di istituire una casa museo nella terra natia, per contrastare il rischio della dispersione del patrimonio culturale siciliano con l’emigrazione di massa. Quindi ritornò a Palazzolo e comprò un’ala dell’antico Palazzo Ferla, edificato nel XVIII Secolo. Mentre cominciava a pubblicare gli esiti dei suoi studi di carattere antropologico – tra letteratura popolare siciliana, società e Risorgimento riletto secondo “l’ottica dei vinti” – aprì la Casa Museo, nel 1971. Qui confluirono oggetti raccolti nell’area iblea, pubblicazioni, e moltissimi manufatti della cultura popolare e contadina, ancora visibili.
La Casa Museo Luigi Capuana a Mineo
La casa natale dello scrittore, fotografo e critico Luigi Capuana a Mineo (Catania) documenta la vita e la produzione intellettuale di uno tra i più importanti teorici del Verismo, oggi purtroppo spesso dimenticato. Il nucleo più consistente di documenti qui custoditi è costituito dal materiale letterario (manoscritti, editio princeps, volumi a stampa, carteggi familiari e con scrittori e intellettuali) e fotografico (lastre, negativi e positivi, macchina fotografica personale). Ma non solo: vi sono anche documenti storici di varia natura, anche preziosi, tra i quali spicca quello che certifica la fondazione della cosiddetta Seconda Repubblica Romana, redatto nel 1849 al momento in cui le truppe francesi chiamate dal Papa invasero la sede dell’Assemblea Costituente (sottoscritto da tutti i componenti, da Mazzini e Garibaldi a Saffi e Dall’Ongaro). Vi sono poi significative testimonianze documentarie e fotografiche letterarie a cavallo tra XIX e XX Secolo – con documenti su Verga, De Roberto, Zola, Balzac, i fratelli Goncourt, Ibsen, Graf, Dossi, Tommaseo, D’Annunzio, Pirandello e Heyse – e artistiche, con opere di Tullo Massarani, Antonino Gandolfo e Telemaco Signorini, tutti legati a Capuana da grande amicizia e di cui si conservano anche diverse lettere.
La Casa Museo Luigi Pirandello ad Agrigento
L’agrigentina Casa Museo Luigi Pirandello sorge, non a caso, all’interno della casa natale dello scrittore e drammaturgo Premio Nobel, che visse qui tra infanzia e adolescenza (prima di spostarsi a Roma). Parliamo di un edificio di fine Settecento situato in contrada Caos, sulla strada per Porto Empedocle, dove la famiglia si trasferì̀ nel 1867 (anno di nascita di Luigi) per fuggire dal colera. Oggetto di un grande riallestimento multimediale, la casa museo punta a divulgare a un pubblico il più ampio possibile il prezioso patrimonio delle opere del grande autore, che si riflette anche nei manufatti e nei ricordi conservati tra le mura della casa. Il percorso prevede che ogni sala sia dedicata a un tema differente, come tappe di un viaggio nella vita, nelle opere e nell’immaginario di Pirandello.
La casa museo di Giovanni Verga
Posta in un appartamento al secondo piano di un palazzo ottocentesco nel cuore di Catania, la dimora in cui il grande scrittore verista Giovanni Verga trascorse la sua infanzia e risiedette per lunghi periodi è oggi la sede di un museo che è un tempio della storia letteraria italiana. Acquistata dalla Regione e restaurata dopo la morte di Giovannino Verga Patriarca, erede dello scrittore, la casa museo conserva – oltre a cimeli, arredi, oggetti personali, incisioni ed elementi di scena delle rappresentazioni ispirate dai soggetti dei suoi romanzi -, la grande biblioteca di Verga, con libri, manoscritti autografi dei fondi archivistici e librari di Capuana e Federico De Roberto. L’appartamento, dal 1939 Monumento Nazionale, ospita anche giornali d’epoca con le pubblicazioni di alcune antiche edizioni dei suoi romanzi, volumi di altri autori con dediche autografe e pubblicazioni facenti parte della collezione di 2600 tomi rilegati dallo stesso Verga (che recano sul dorso l’incisione delle sue iniziali).
Casa Florio, la Palazzina dei Quattro Pizzi
Difficile che non abbiate sentito parlare di questa sontuosa residenza, degno sfondo della saga letteraria (e televisiva) dei Florio. Tra gli Anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento il capostipite Vincenzo Florio comprò la Tonnara dell’Arenella, a Palermo, e la affidò al giovane architetto Carlo Napoleone Luca Giachery per farne una dimora degna del suo crescente impero. Giachery venne influenzato dal gusto filo-anglosassone di Vincenzo, realizzando la residenza dei cosiddetti Quattro Pizzi (1844) in stile neogotico inglese. La bellezza e il fascino del luogo – che colpirono persino gli Zar di Russia, che ne fecero fare una copia, Villa Renella, oggi non più esistente – furono poi accresciuti da ricche decorazioni, dove si fondevano elementi architettonici medievali e altri neogotici inglesi, come le quattro guglie svettanti e un grande soffitto con volta a ombrello e decorazioni dai colori accesi. Sopravvissuta all’utilizzo bellico da parte di nazisti prima e americani poi, la villa è oggi aperta alle visite (oltre a mostre ed eventi privati), e ospita cimeli e ricordi di famiglia come fotografie, disegni, ceramiche e servizi di bicchieri, ma anche targhe, coppe e un grande lampadario Tiffany.
La casa di Leonardo Sciascia
Casa Sciascia a Racalmuto (Agrigento) è l’abitazione in cui il grande scrittore Leonardo Sciascia visse per quasi quarant’anni, dagli anni dell’infanzia e sino al suo trasferimento, a fine Anni Cinquanta, a Caltanissetta. È la casa, descritta dallo stesso scrittore in innumerevoli interviste, dove iniziò a coltivare la passione per la lettura e la scrittura, un osservatorio privilegiato sul piccolo paese dell’entroterra, per lui metafora della Sicilia e del mondo intero. La casa museo, acquistata da Pippo Di Falco e gestita dall’Associazione CasaSciascia Racalmuto, conserva ancora parte degli arredi originali, oltre alla quasi totalità delle pubblicazioni dello scrittore, comprese lettere e articoli, note e introduzioni, e un notevole apparato relativo ai saggi critici dedicati all’opera di Sciascia. La casa museo, inserita nel 2014 tra i Luoghi della Memoria e dell’identità siciliana, è anche inclusa tra i Luoghi del Cuore del FAI.
Palazzo Alliata di Villafranca a Palermo
Il Palazzo Alliata di Villafranca si trova nel centro storico di Palermo, all’interno dell’omonimo Palazzo di origini cinquecentesche. La dimora è una atipica casa museo perché non celebra una o più personalità di rilievo della storia italiana, ma piuttosto la storia degli Alliata di Villafranca, nobili palermitani del Seicento. La casa museo, inaugurata nel 2006 dopo i restauri alla sala Verde e alla Sala dello Stemma, conserva gli arredi originali, due grandi stemmi in stucco con la raffigurazione delle armi degli Alliata (opera di Giacomo Serpotta), una collezione di dipinti, portantine e manufatti tra le più importanti della città. Tra le opere qui conservate, infatti, ce ne sono anche di molto preziose, come la Crocifissione di Van Dyck (con tanto di documenti di acquisto e committenza) e due tele di Matthias Stomer, i Musici di Gaspare Traversi, il Monrealese e l’Annunziata di Pietro Novelli. La dimora ospita oggi eventi e mostre temporanee.
La casa museo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Sono antiche le radici del Palazzo Lanza Tomasi, eretto nel centro storico di Palermo (nel cuore del quartiere arabo della Kalsa) alla fine del Seicento. Affacciato sul lungomare, con una grande terrazza e un giardino pensile ricco di essenze mediterranee e subtropicali, il palazzo è stato l’ultima dimora del principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il celebre autore del Gattopardo, che vi si trasferì dopo la distruzione del suo palazzo nei bombardamenti alleati del ’43 e vi dimorò per gli ultimi anni della sua vita (fino alla morte nel 1957). Negli Anni Settanta, il figlio adottivo Gioacchino Lanza Tomasi ha ricostituito l’intera proprietà e curato il restauro: ci sono l’intatta biblioteca storica dello scrittore; la sala da ballo con tutti i manoscritti e dattiloscritti; arredi e mobili pregiati provenienti dal distrutto Palazzo Lampedusa e dal palazzo di Santa Margherita di Belice, la residenza estiva dei Filangeri di Cutò (famiglia materna dello scrittore). E poi molte opere d’arte: oltre a un San Girolamo firmato da Jacopo Palma il Giovane, c’è un piccolo quadro di Domenico Provenzano raffigurante la famiglia del “Duca Santo” Giulio Tomasi di Lampedusa e opere di artisti moderni e contemporanei, con alcuni bozzetti di scenografie di Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino, Giulio Paolini, Robert Wilson, due ritratti a penna di Pablo Picasso, 1910, raffiguranti la Marchesa Anita di Villa Urrutia (nonna di Gioacchino Lanza Tomasi), e un ritratto di sua madre Conchita firmato da Giulio De Blaas. Il terzo piano del palazzo è stato diviso in appartamenti, affittati a uso turistico.
La casa museo di Peppino Impastato
Impossibile non ricordare, infine, Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato a Cinisi (Palermo), il luogo dedicato alla memoria del celebre attivista Peppino Impastato e della sua lotta contro mafia, corruzione e oppressione, e di sua madre Felicia, che ruppe il muro del silenzio per raccontare la storia del figlio e denunciare i suoi assassini, mandati dal boss Gaetano Badalamenti. Felicia Impastato, ribellatasi alla cultura dell’omertà e lasciata sola dallo Stato, ha aperto le porte della sua casa per raccontare la storia del figlio e per far divulgare (anche personalmente, fino alla morte nel 2004) il lato più corrotto della società siciliana e italiana tutta. Dopo la sua morte, i familiari, con il supporto di alcune associazioni di attivisti, hanno tenuto aperta la casa, che sarebbe diventata prima Casa Museo (2005) e poi Casa Memoria di riconosciuto valore culturale (2012).
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