Per un uso improprio della produzione artistica. Il caso di Leonora Saunders
Come allargare gli orizzonti del sistema dell’arte contemporanea? La mostra dell’artista Leonora Saunders a Cambridge offre alcuni spunti di riflessione su come agire “controcorrente” possa essere la soluzione
Ricollegandomi a un precedente intervento su queste pagine, vorrei approfittare di una recente vacanza a Cambridge (nel Regno Unito) dove ho avuto l’opportunità di imbattermi in un’opera d’arte su commissione che reputo esemplare nell’indicare le molteplici possibilità del lavoro artistico contemporaneo in un’ottica incrementale con vari settori della società.
L’opera in questione è il lavoro fotografico dell’artista militante Leonora Saunders, dal titolo Darwin in Conversation: Off the Page. Prodotta dalla Cambridge University Library (l’immensa biblioteca dell’università) per una mostra che, inizialmente allestita nel corridoio principale dell’edificio, ha poi trovato definitiva collocazione nella vicina Tea Room.
L’opera di Leonora Saunders a Cambridge
La ricerca multidisciplinare è al cuore di questo lavoro costituito da otto pannelli fotografici dalle pesanti cornici – ciascuna di 140x100x5 cm – fissate a muro e abbinati a didascalie che ne fanno da fondamentale compendio. L’esposizione del 2022 giunge al termine di uno straordinario progetto durato 40 anni (!), il Darwin Correspondence Project, sostanziatosi in un sito web dove è stata pubblicata tutta la corrispondenza, e i relativi studi, del fondatore delle moderne teorie evoluzioniste. Questo gigantesco epistolario raccolto e ragionato dalla Cambridge University, dove tra l’altro Darwin studiò, dimostra come le idee dello scienziato furono forgiate da fitti e intricati rapporti con svariati interlocutori. Attraverso l’opera fotografica di Saunders, i visitatori della Biblioteca universitaria possono verificare plasticamente quanto Charles Darwin non fosse semplicemente un teorico solitario seduto nel suo studio a Down House, ma una figura la cui vita era profondamente tessuta a una miriade di altre che ne hanno informato il lavoro, assistito il suo studio e, anche, sfidato le opinioni.
Non solo Darwin: le altre figure selezionate da Leonora Saunders
Ogni ritratto qui esposto commemora i personaggi più emarginati tra i vari corrispondenti di Darwin. Questi sono contestualizzati, da abiti e oggetti di scena, nell’ambito più generale della società vittoriana. Infatti, per l’autrice, il mondo coloniale in cui visse, lavorò e dal quale trasse beneficio Darwin non deve essere ignorato. Ciascun ritratto è leggibile secondo tre livelli coadiuvati dalla combinazione con le relative didascalie dove, nell’ordine, sono riportate le note riguardanti il personaggio raffigurato, il modello in posa e una dichiarazione in merito alla sua interpretazione, in relazione sia al portato storico-scientifico rappresentato, sia al proprio vissuto personale.
Già dal primo sguardo alle opere esposte, quindi, si diramano complicati rimandi a storie personali e universali delle quali provo ad accennare nelle didascalie che accompagnano le immagini di questo articolo.
Approfondendo il contesto produttivo di questa mostra poi, i rimandi accrescono ulteriormente. Lo sponsor principale dell’operazione è l’Evolution Education Trust, fondazione impegnata nel sostenere, nel Regno Unito, “progetti di impatto nell’istruzione e nella ricerca sulle scienze della vita” che traggono fondamento dalle teorie evoluzioniste.
Missione che la fondazione reputa necessaria perché anche a queste latitudini i principi scientifici sono bersaglio di campagne di disinformazione a favore di distorte finalità ideologiche.
A chiudere il cerchio c’è la biografia di Leonora Saunders, fotografa e artista il cui lavoro è incentrato sull’esplorazione dei temi della disuguaglianza e relative false rappresentazioni. Leonora è anche tra le fondatrici, oltre che il direttore strategico, di Improper, agenzia creativa queer-oriented, sostanzialmente dedita a operazioni di lobbying socio-culturale presso istituzioni pubbliche e private.
Improper (impropria) si dichiara l’agenzia: un’etichetta storicamente usata per denigrare coloro che mal si adattano ai sistemi, alle strutture e agli standard sostenuti dal potere costituito, qualunque esso sia.
Cosa possiamo imparare dalla mostra di Leonora Saunders a Cambridge
Alcune note a margine ma di rilievo. Per prima cosa, abbiamo un artista che lavora, come tutti i professionisti, dietro compenso (fatto che, di per sé, non esclude la transazione di mercato che potrà comunque avvenire in seguito). In seconda battuta, nelle società a capitalismo avanzato, l’idea di committenza è più affine a una negoziazione tra enti che, anche se di diversa natura e statura, pubblici e privati, si confrontano, nell’ambito della contrattazione, con pari peso giuridico. Terzo, le istanze, anche quelle di natura politica e sociale, vengono prese in carico attraverso transazioni monetarie, il lavoro viene – sempre – retribuito! Quarto, tutta questa serie di fattori, che implicano una quantificazione economica, non relegano la produzione artistica a rigidi schematismi ma, al contrario, la pongono al centro di complicate relazioni dialettiche come attore alla pari.
Vale a dire che, essere impropri, agire cioè in difformità agli standard accettati, potrebbe essere un’abitudine che il nostrano sistema dell’arte contemporanea dovrebbe imparare ad implementare, sia per incrementare le sue relazioni con i diversi settori della società, e quindi ampliare le risorse economiche a disposizione, sia per rafforzare, rendendoli più concreti, i discorsi sviluppati dalle proposte artistiche offerte.
Federico Baronello
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