Romainville, il sobborgo di Parigi che si sta riempiendo di arte
Nonostante le dimensioni ridotte, la cittadina francese ospita numerose gallerie scappate da Parigi o arrivate dall'estero, ed è diventata un punto di riferimento sovranazionale. Anche grazie a un polo d'eccellenza recuperato da un ex sito industriale
Appena a nord-est di Parigi esiste una cittadina chiamata Romainville, che nonostante conti appena 28mila abitanti è una specie di capitale emergente dell’arte contemporanea europea. Con numerose gallerie emigrate qui da Parigi (magari per scappare dalla gentrificazione, che si è allargata fino a invadere Saint-Germain-des-Prés, il Marais e perfino Belleville) o arrivate apposta dall’estero, Romainville è diventata un inatteso punto di riferimento nazionale e non solo.
L’arte contemporanea a Romainville fuori Parigi
Il microcosmo di gallerie e spazi artistici di Romainville farebbe invidia a una città assai più grande. È la sede della Fondation Fiminco (dell’omonimo colosso immobiliare); ospita le riserve dell’istituzione regionale FRAC – Fonds régional d’art contemporain per l’Ile-de-France, in uno spazio recuperato dallo studio di architettura Freaks; e ancora ci sono qui l’associazione Création, artigiani d’arte e la scuola americana di moda e design Parsons Paris. Epoi le gallerie: Air de Paris, In Situ-Fabienne Leclerc, Galerie Sator, Galerie Jocelyn Wolff e, da pochissimo, l’emiratina NIKA Space Project (che ha qui il suo unico avamposto extranazionale).
Il distretto artistico di Komunuma, a Romainville
Il cuore di Romainville è Komunuma che sta per “comune” in esperanto: questo sito ex industriale da oltre 40mila metri quadri, dove sorgevano i vecchi laboratori farmaceutici della Roussel Uclaf (oggi defunta e confluita nella multinazionale Sanofi), è stato recuperato proprio su spinta della Fiminco, che dal 2019 ha riabilitato questa gemma architettonica aprendo spazi a curatori e artisti, oltre ad aver inaugurato il complesso Paddock Paris con negozi, ristoranti e un albergo. È a Komunuma che cinque gallerie “fondatrici” (di cui una poi ritiratasi, Imane Farès) hanno realizzato un polo d’arte contemporanea, trovandovi la propria casa e creando uno spazio di grande fertilità dove influenzarsi a vicenda. E dove coinvolgere anche gli “esterni” al mondo dell’arte, come nel caso di BETC, una delle più grandi agenzie pubblicitarie francesi, che ha spostato qui i suoi uffici in un ex edificio abbandonato, aprendo pure uno spazio espositivo.
Un ecosistema culturale francese a nord-est di Parigi
Raggiungibile in metropolitana da Parigi, la zona è peraltro circondata da diversi spazi culturali di alto livello: il CND – Centre national de la danse, posto nella vicina Pantin; il CNAP – Centre national des arts plastiques, controllato dal Ministero dei Beni Culturali francese; e ancora il centro d’arte La Galerie – Centre d’art Contemporain e il secondo spazio espositivo di Thaddaeus Ropac, tutti nel dipartimento della Senna-Saint-Denis. C’è arte un po’ in tutta l’area urbana intorno a Parigi – che i francesi, e non solo, considerano “una nuova Brooklyn” –, che va a braccetto con una programmazione urbanistica a misura di umano: è infatti possibile passeggiare tra il Parc de la Villette e prendere le piste ciclabili lungo il Canal de l’Ourq (che arrivano fino a Parigi), fermandosi ora alla Philharmonie de Paris – Cité de la musique e ora godendosi quella che si dice essere tra la migliori scene di street art di questa parte di Francia.
Giulia Giaume
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