Intervista al compositore svedese Mats Erlandsson, maestro tra arte e musica drone 

Definito “l’alchimista svedese dei droni”, compone musica drone e noise tra suoni analogici e digitali sintetizzati e registrati, registrazioni sul campo contaminate ed elaborazioni su nastro

Mats Erlandsson (Örebro, 1985), definito “l’alchimista svedese dei droni”, è un compositore, musicista e sound artist associato a pratiche caratterizzate dall’uso estensivo di suoni sostenuti, nonché tecnico di studio presso l’Elektronmusikstudion (EMS) di Stoccolma, uno dei centri più antichi e importanti del mondo per la musica elettronica. I primi contatti con la musica drone e noise avvengono nella scuola di composizione di Visby e poi al Royal College Music di Stoccolma, grazie a musicisti intrigati da Catherine Christer Hennix, pioniera di suoni che sintetizzavano matematica, filosofia, poesia e tradizioni popolari, di cui all’epoca si conoscevano solo alcuni brani perlopiù tratti dai concerti al Moderna Museet di Stoccolma nel 1976.  

Mats Erlandsson. Photo Camille Blake
Mats Erlandsson. Photo Camille Blake

Chi è Mats Erlandsson 

La passione per questo genere viene affrontata nelle lunghe sessioni offerte dalla Stockholm Drone Society fondata dalla compositrice svedese Maria W Horn, nonché storica collaboratrice di Erlandsson, una scena a cui si sono affiliati altri musicisti, incluse l’americana Kali Malone e l’italiana Caterina Barbieri, che proprio quest’anno hanno collaborato alla sonorizzazione del Padiglione Italia della Biennale Arte di Venezia. La musica di Erlandsson, tra suoni analogici e digitali sintetizzati e registrati, registrazioni sul campo contaminate ed estese elaborazioni su nastro, dispiega materiale armonico manipolato a creare lunghi flussi ora aperti, ora densi e claustrofobici.  

I dischi recenti di Mats Erlandsson 

Tra le uscite recenti, Gyttjans Topografi (2023), Minnesmärke (2020), Emanate (2020) con il compositore israeliano Yair Elazar Glotman, e 4-Track Guitar Music (2018). Erlandsson si è esibito in vari festival e luoghi di musica e arte in tutto il mondo. Lo scorso luglio ha suonato al Lost Music Festival nel Labirinto della Masone di Fontanellato, insieme al suggestivo progetto Funeral Folk delle artiste Sara Parkman e Maria W Horn, e proprio con la Horn presenterà in anteprima italiana il prossimo 11 ottobre l’ultimo album co-firmato Celestial Shores nella chiesa sconsacrata di San Barbaziano di Bologna, nell’ambito del ROBOT Festival. 

Intervista a Mats Erlandsson 

La tua definizione di arte. 
Ritengo che una definizione statica dell’arte in termini di funzionalità o forma sia arbitraria e non necessaria, poiché comporterebbe una limitazione di ciò che la parola “arte” potrebbe comprendere. Con questo in mente, forse l’arte potrebbe essere definita come la debole sensazione di un flusso estetico instabile, e in continua evoluzione, che passa dall’artista allo spettatore, attraverso un mezzo fisico. 

La tua definizione di musica.  
Essenzialmente quanto detto sopra varrebbe anche per la musica, ma poiché la musica è una sottocategoria dell’arte che ha a che fare con il mezzo fisico del suono, forse è utile una definizione più solida. Proviamo questa: la musica è un suono organizzato interpretato dalla mente umana.

 

Ti definisci un “artista”?  
Sì, nello specifico sono un compositore e un musicista. 

L’opera di arte visiva che più ami.  
La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche di Marcel Duchamp. 

La canzone che più ami.  
Non c’è modo di scegliere una sola canzone, poiché le mie abitudini e preferenze di ascolto tendono ad attraversare delle fasi in relazione a ciò che sembra risuonare con la mia vita e con ciò a cui sto lavorando. Ciò significa che potrei essere ossessionato da qualcosa per una serie di ragioni. Ecco cinque canzoni, in ordine sparso: Black Sabbath, Heaven and Hell; King Crimson, The Night Watch; Nico, Secret Side; Catherine Christer Hennix, The Electric Harpsichord; Pär Lindgren, Rummet.            

I tuoi recenti progetti. 
A metà del 2021 ho deciso di concentrarmi sulle collaborazioni musicali: un modo per contrastare il lavoro di scrittura di musica elettronica da solo, che avevo svolto per la maggior parte degli anni precedenti. Questo ciclo si sta concludendo, il mio prossimo album è un disco realizzato insieme a Yair Elazar Glotman che uscirà all’inizio del 2025. Si tratta di musica presentata in un ambiente intimo, utilizzando principalmente strumenti acustici con controparti elettroniche che contribuiscono a creare luci e ombre, mentre il materiale armonico mutevole e i sottili cambiamenti di tempo e di firma temporale introducono una tensione di fondo. Prima di allora mi esibirò in alcuni spettacoli da solista, suonerò in duo con Maria W Horn e prenderò parte alle ultime rappresentazioni di Funeral Folk di Maria W Horn e Sara Parkman. 

Un ricordo della tua vita. 
Ho dieci anni. Mia madre ha acconsentito a farmi frequentare una lezione di prova di chitarra tenuta dall’insegnante di musica della mia scuola. Alcuni mesi prima ero diventato ossessionato dai KISS grazie a un programma televisivo chiamato Sikta mot stjärnorna. Mi accompagna alla lezione e l’insegnante le chiede di aspettare fuori dalla stanza. La lezione consiste in una versione semplificata a una sola corda e un dito di Smells Like Teen Spirit. Lo strumento sembra il doppio di me, mi fanno male i polpastrelli, ma mi diverto. A lezione finita mia madre viene invitata a rientrare. Nella mia mente indossa lo stesso trench grigio che assocerò per sempre a lei. Nervosamente, chiede all’insegnante: “Ha qualche talento?”. 

Samantha Stella 

https://matserlandsson.com

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Samantha Stella

Samantha Stella

Samantha Stella, nata a Genova, vive a Milano. Artista visiva, performer, set & costume designer, regista, musicista, cantante. Sviluppa principalmente progetti focalizzati sul corpo e pratiche di discipline live utilizzando differenti linguaggi, installazioni con elementi strutturali e corporei, fotografia, video,…

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