Cos’è il Secondo Polo Turistico di Roma? Intanto c’è un logo nuovo di zecca…
Terzo appuntamento (ricordate? I primi erano stati nel 2009 e nel 2010) per raccontare come sarà il Secondo Polo Turistico di Roma Capitale: una giornata di convegno – quella ospitata nuovamente nell’aula magna dell’Università LUISS – per precisare l’andamento dei lavori e rinnovare l’interesse per i progetti (tanti, ne contiamo ventidue) che, una volta completati, andranno a […]
Terzo appuntamento (ricordate? I primi erano stati nel 2009 e nel 2010) per raccontare come sarà il Secondo Polo Turistico di Roma Capitale: una giornata di convegno – quella ospitata nuovamente nell’aula magna dell’Università LUISS – per precisare l’andamento dei lavori e rinnovare l’interesse per i progetti (tanti, ne contiamo ventidue) che, una volta completati, andranno a disegnare il nuovo volto della città, nel suo quadrante sud est.
Un riassunto, per chi si fosse perso le puntate precedenti: il Secondo Polo Turistico vuole valorizzare quelle zone di Roma e dintorni che dall’Eur arrivano al litorale. E’ un progetto che ha radici storiche (ci avevano già pensato, in qualche modo, durante il Ventennio), nella sua forma attuale si compone di una serie di iniziative molto diverse tra di loro: l’idea di fondo è di mettere a sistema quel che già c’è e quel che ci sarà, per ampliare l’offerta turistica capitolina nel quadrante tra l’Eur e il mare. I progetti vanno dalla costruzione dell’Acquario (sotto il Laghetto dell’Eur), a quella dei Parchi a Tema (uno dedicato alla “fabbrica del Cinema” di Cinecittà sulla Pontina, uno che rivaleggerà -apertura il 26 maggio- con Gardaland a Valmontone e l’altro, più discusso, dedicato all’Antica Roma in prossimità dell’Aereoporto di Fiumicino), alla valorizzazione del lungomare di Ostia e dell’area archeologica di Ostia Antica, alla creazione di un sistema convegnistico e fieristico (la nuova fiera, la Nuvola di Fuksas) per colmare una lacuna che ad oggi è una vera nota dolente per la città.
E adesso, a che punto siamo? L’Acquario ipogeo è quasi pronto, la consegna è prevista per il 2012, a testimoniarlo c’è Nick Mackenzie, boss di Merlin Entertainment, colosso del divertimento internazionale, sulla tempistica delle altre opere il discorso sfuma nonostante – è ribadito in più di un intervento – legare la nascita del Secondo Polo Turistico alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020 sia una scelta strategica da non sottovalutare.
In tanto ottimismo l’asino casca sulle infrastrutture, carenti, come denuncia Eugenio Batelli, presidente dell’Associazione Costruttori Edili di Roma. Mario Cutrufo – senatore, vicesindaco e deus ex machina di tutto il progetto – sposta l’obiettivo sulla riqualificazione del litorale romano, sulla necessità di allargare l’attrattività di Roma: non si può puntare solo su archeologia e centro storico, il dato sconcertante è che la permanenza media dei turisti in città sia “solo” di un paio di giorni. Come dire, toccata e fuga per il Colosseo, San Pietro e la canonica monetina nella Fontana di Trevi. E tuona contro Parigi, che ben più piccola, è meta di un turismo familiare, grazie alla vicinanza con il noto parco a tema targato Disney.
Si punta tutto sull’entertainment, quindi: anche i numeri sembrano dare ragione. Li enuncia Renato Mannheimer, il suo ISPO ha coordinato il lavoro di un pool di istituti d’indagine (Demoskopea, Doxa, GFK Eurisk, IPSOS, Piepoli, Protiviti, SWG e TNS Global), per uno studio internazionale che ha testato in “anteprima” il gradimento del pubblico straniero.
Intanto il Secondo Polo si è dotato di un logo tutto suo, firmato dall’agenzia InArea. Un “due” scritto a numero romano, che evoca, nella semplicità delle forme due colonne e inquadra una sorta di porta aperta. Accoglienza e continuità con il proprio passato.
– Maria Cristina Bastante
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