A New York tornano i cartelloni artistici lungo la High Line
Il programma, curato dall’italiana Cecilia Alemani, rilancia la sua storica commissione artistica sulla 18esima strada, proprio accanto al percorso sopraelevato, con un'opera politica (molto attuale) di Glenn Ligon
Rinasce, dopo quasi dieci anni stop, il billboard artistico della High Line di New York. La piattaforma di commissioni artistiche, estensione del programma artistico dell’amata ferrovia trasformata nel 2009 in passerella pedonale, presenterà di nuovo opere d’arte sulla 18esima Strada, a Chelsea, proprio accanto al percorso sopraelevato. I lavori della serie Billboard Art avranno le dimensioni di un cartellone pubblicitario tradizionale (su una struttura appena ricostruita) e saranno visibili sia dal livello stradale sia dalla passeggiata, con una programmazione a rotazione che porterà alla ribalta una nuova opera ogni due mesi.
L’opera di Glenn Ligon per la nuova stagione dell’High Line Art
Direttrice e curatrice capo del programma High Line Art è nientemeno che Cecilia Alemani, già curatrice della Biennale Arte di Venezia 2022, che ha scelto per la riapertura del billboard l’artista concettuale statunitense Glenn Ligon. Noto per la sua pratica artistica incisiva e basata su testi che insistono sull’identità, il passato e il presente dell’America, Ligon presenterà dal 3 settembre 2024, e fino a novembre, l’opera Untitled (America/Me). “Siamo molto emozionati di avere di nuovo la piattaforma del cartellone pubblicitario in 18th Street dopo quasi un decennio”, ha commentato Alemani. “Il formato del cartellone pubblicitario consente al programma High Line Art di presentare grandi opere d’arte bidimensionali altamente visibili in un lasso di tempo più reattivo rispetto ad altre installazioni. Il messaggio tagliente di [Untitled (America/Me)] trova una risonanza rinnovata nell’attuale momento politico”.
Cecilia Alemani per la High Line Art
È dal 2011 che Alemani, che a gennaio è stata nominata curatrice della biennale del SITE Santa Fe per il 2025, è la direttrice e curatrice capo del programma di arte pubblica del famoso parco urbano. Ha commissionato e prodotto progetti ambiziosi con alcuni degli artisti più influenti del panorama contemporaneo come El Anatsui, John Baldessari, Phyllida Barlow, Carol Bove, Sheila Hicks, Rashid Johnson, Barbara Kruger, Faith Ringgold, Ed Ruscha, Nari Ward, e Adrián Villar Rojas. Ha anche organizzato mostre collettive (sulla High Line e nei dintorni) con opere di artisti giovani ed emergenti, tra cui Firelei Báaez, Marguerite Humeau, Josh Kline, Duane Linklater, Jon Rafman, Max Hooper Schneider, Sable Elyse Smith, Rayyane Tabet, Kaari Upson, e Andra Ursuta. Alemani ha anche lanciato nel 2019 l’High Line Plinth, il programma di opere monumentali inaugurato con Brick House, grande scultura dell’artista Leone d’Oro Simone Leigh, e tenuto in costante aggiornamento: è di alcune settimane fa l’annuncio dell’ultima monumentale aggiunta, l’ironico piccione di Ivan Argote. Ha anche inaugurato una serie di performance (ancora in corso) e un programma multimediale disponibile gratuitamente tutti i giorni dell’anno, un unicum nei parchi newyorchesi.
Glenn Ligon per la High Line
Starà dunque a Glenn Ligon il difficile compito di re-inaugurare lo spazio, che tra il 2010 e il 2015 ha esposto opere di John Baldessari, Faith Ringgold e Louise Lawler e che dall’anno scorso è affiancato da un altro cartellone in Dyer Avenue tra la 30a e la 31a Strada. Untitled (America/Me)è una nuova iterazione di una vecchia idea, il famoso neon Untitled del 2008, che originariamente si estendeva per poco più di 4 metri e presentava la parola “AMERICA” in lettere al neon tremolanti, un cenno al cauto ottimismo della prima amministrazione Obama. La nuova opera, in formato fotografico, è una critica ben più dura al rapporto tra individuo e nazione: spesse X nere sono state tracciate sopra quasi ogni lettera di “America“, lasciando visibili solo la “M” e la “E“. Un lavoro, questo, che si inserisce appieno nel solco della sua incisiva esplorazione della storia, della letteratura e della società americane: noto soprattutto per la sua serie di dipinti basati su testi di rilevanza attuale – che attingono a scritti e a discorsi di attivisti, autori e personaggi pubblici come James Baldwin, Jean Genet, Zora Neale Hurston, Gertrude Stein, Walt Whitman e Richard Pryor – Ligon ha spesso lavorato anche con fotografia, stampa, installazione, video e scultura, sempre tra provocazione teorica e rigore formale. “La vernice è un materiale. Il linguaggio è un materiale. Il neon è un materiale. Sono interessato a giocare con quella parola [“America”] come materiale”, ha commentato a proposito della sua nuova opera. “Quindi cancellarlo, invertirlo, capovolgerlo o farlo lampeggiare in modo fastidioso è un modo di giocare con questa parola di cui pensiamo di sapere tutti il significato”.
Giulia Giaume
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