Nicole Kidman alla Mostra del Cinema di Venezia tra erotismo, seduzione e sentimento

L’attrice australiana è protagonista del film "Babygirl", gioco dai risvolti inattesi tra una donna matura e un uomo molto più giovane di lei

Desiderio, umiliazione, sottomissione, dominio. In una sola parola Potere. Ce lo diamo e ce lo togliamo a vicenda, contesta Samuel a Romy. Ma dobbiamo stabilire delle regole. Sarò io a dire a te cosa dovrai fare. Potremo riassumere così la relazione erotico-sentimentale di Babygirl, di Halina Reijn, il film più rischioso in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

Nicole Kidman alla Mostra del Cinema di Venezia

Dove un’affascinante Nicole Kidman veste i panni di un’amministratrice delegata di una grande azienda tecnologica mentre Harris Dickinson (volto indimenticabile di Triangle Of Sadness, la black comedy di Ruben Östlund, che si è aggiudicata la Palma d’Oro a Cannes nel 2022) quelli di uno stagista appena arrivato, molto intelligente e sottilmente strafottente. In questa relazione di potere sbilanciata Samuel (Harris Dickinson) scorge l’opportunità di un ribaltamento, individuando, o meglio percependo, i desideri inespressi e più oscuri di Romy (Nicole Kidman).

Babygirl
Babygirl

“Babygirl”: un film sulla seduzione

Inizia così quel particolare gioco di seduzione che in tutte le relazioni sadomasochistiche serve a definire il campo, i ruoli e le regole. Con tutto il carico di incertezza che riguarda il rapporto tra una donna più matura, affermata e con una relazione sentimentale stabile (una famiglia e dei figli) e un uomo molto più giovane, ancora alla ricerca del suo successo e della sua identità. Romy vorrebbe cedere, ma la sua posizione, il rischio di perdere tutto (che in realtà sarà proprio il motivo per cui sceglierà di proseguire: ovvero il pericolo), la vergogna e anche un certo atteggiamento materno, motivano le resistenze iniziali. Ricorrente è l’immagine e la metafora del cane. Quando Romy accetta finalmente, in uno squallido albergo, vestita da donna in carriera, di mettersi a quattro zampe e mangiare la caramella dalla mano del suo padrone, è fatta. Comincia una travagliata e burrascosa relazione. Dove all’intenso piacere, all’evasione, al divertimento, e talvolta anche al conforto e alla protezione reciproca, si affiancano comportamenti velatamente persecutori, possessivi, esplosioni di gelosia, ripetute umiliazioni, ricatti e cerebrali vendette.

“Babygirl” e l’accoglienza delle critica, tra luci e ombre

Tra le fila della critica le contestazioni al film non sono mancate. L’eros è patinato, le scene di sesso sono poche, il bdsm (che è solo un pretesto) non è correttamente rappresentato, la storia non è poi così nuova. Tutte affermazioni vere, che però non tengono conto del tema centrale del film: l’esplicazione del desiderio femminile e il gap tra i sessi sul modo di ottenere e dare piacere. C’è un’incomunicabilità di fondo che probabilmente è impossibile sanare. Non basterà replicare, come sul finale, ciò che la donna chiede. La forma vuota del suo desiderio non sarà un veicolo per l’orgasmo, che si estrinsecherà ancora una volta come fantasia di un altro uomo, di un’altra scena, di un altro tipo di sottomissione. La zona erogena è la mente. Senza quella particolare alchimia tra menti, senza quel conflitto interpersonale per il potere, senza quella chimica viscerale che solo certi corpi sprigionano a partire da una fascinazione tutta psicologica, sarà impossibile alcunché. La donna rimane un enigma, che non abbiamo nessuna intenzione di svelare.

Carlotta Petracci

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Carlotta Petracci

Carlotta Petracci

Sempre in bilico tra arte e comunicazione, fonda nel 2007 White, un'agenzia dal taglio editoriale, focalizzata sulla produzione di contenuti verbo-visivi, realizzando negli anni diversi progetti: dai magazine ai documentari. Parallelamente all'attività professionale svolge un lavoro di ricerca sull'immagine prestando…

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