A Padova un invito a riscoprire i disegni di Jannis Kounellis

Kounellis è passato alla storia per le sue grandi installazioni ambientali che lo resero uno dei protagonisti dell’Arte Povera. Molto meno noti sono i suoi disegni su carta, che questa mostra espone in esclusiva con oltre 100 esemplari

A sette anni dalla morte, i Musei Eremitani di Padova dedicano la mostra La stanza vede all’artista greco Jannis Kounellis (Pireo, 1936 – Roma, 2017), considerato uno dei principali esponenti di quel movimento che fu battezzato dal critico Germano Celant Arte Povera. Movimento che privilegia il recupero e il riciclo di materiali di scarto, per creare installazioni che mirano ad espandersi oltre i limiti fisici del quadro, entrando in relazione con l’ambiente circostante. La rassegna – che raccoglie un centinaio di lavori – è un’occasione per riscoprire le opere su carta realizzate da Kounellis: elementi fondanti della sua produzione, ma certo meno noti delle sue grandi installazioni. 

I disegni di Jannis Kounellis in mostra ai Musei Eremitani di Padova

Kounellis si aggregò al movimento dell’Arte Povera intorno al 1967. Egli è conosciuto soprattutto per le sue installazioni, spesso di notevoli dimensioni, quali stanze affollate di tavoli, armadi e cappotti. Meno noti sono i suoi disegni su carta, realizzati soprattutto a china, matita o carboncino. Si tratta di schizzi, progetti preparatori di opere, bozzetti di allestimenti: tutti elementi da considerarsi come parte integrante del processo creativo.  Per colmare questa lacuna, Padova propone un’immersione nel segno grafico, dedicandogli questa rassegna che conta circa cento opere su carta realizzate tra il 1973 e il 1900.  L’esposizione si fa dunque indagine sul ruolo centrale del disegno nella pratica artistica dell’autore. 

Jeanne Kounellis, Senza titolo 1980. China e matita su carta. Courtesy Gallery Michael Werner Berlin, London, New York
Jeanne Kounellis, Senza titolo 1980. China e matita su carta. Courtesy Gallery Michael Werner Berlin, London, New York

Il rapporto oscillante di Jannis Kounellis con il disegno

Il rapporto di Jannis Kounellis con il disegno è sempre stato oscillante: mezzo espressivo “accademico” e poco seguito dall’artista fino agli Anni Settanta, utilizzato soprattutto per lavori teatrali e come abbozzo di progetti da realizzare in seguito con altri medium. Il 1973 segnò però una svolta, quando Kounellis espose per la prima volta in una mostra collettiva un gruppo di opere su carta: fogli di piccolo formato, in cui il colore era quasi totalmente assente. 

I disegni di Jannis Kounellis esposti a Padova

La selezione dei disegni esposti a Padova permette di inoltrarsi nel mondo fantastico e poetico dell’artista. Di condividerne sogni, incubi, immaginazioni e suggestioni che – intrecciando memorie arcaiche e immagini moderne – rinascono come presenze nuove e misteriose allegorie. Sono un’occasione unica per sbirciare dalla serratura nella mente del grande artista e capire come nasceva ogni sua opera d’arte. Dunque: disegni come vere e proprie prime prove progettuali. O come annotazioni – forse esercizi di memoria – nate al risveglio di un sogno. Fantasie notturne, magari realizzate in un caffè, in una stanza di albergo, o durante un viaggio in treno. 
Fra gli elementi ricorrenti in questi lavori troviamo la stanza che simboleggia lo spazioSpazio che Kounellis voleva liberare dalla “prigione geometrale della rappresentazione”

Jeanne Kounellis, Senza titolo 1978. Matita su carta. Courtesy Galleria Christian Stein Milano
Jeanne Kounellis, Senza titolo 1978. Matita su carta. Courtesy Galleria Christian Stein Milano

L’uso del nero nei disegni di Jannis Kounellis

Nei disegni di Kounellis, a prevalere è il colore nero. Tinta dell’inchiostro, del carbone, del fumo della notte, o della malinconia dell’irrazionale.  Macchie scure che introducono un non-senso, costringendo la nostra percezione del mondo a modificarsi totalmente. “Voglio il ritorno della poesia con tutti i mezzi”. Assimilando l’arte alla poesia, Kounellis era convinto che scopo di quest’ultima non fosse intendere il mondo, ma creare nuove opportunità di mondo, dissestare l’assetto già stabilito del linguaggio.  Le tracce di nero diventano dunque custodi del “mistero di una presenza, di un angolo buio, nel quale il reale si sottrae allo sguardo”, come scrive Massimo Recalcati. Sono segni in libertà, impressi sul foglio rispettando sequenze e sviluppi distanziati, spesso adottando percorsi diagonali.  

Fausto Politino

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Fausto Politino

Fausto Politino

Laureato in Filosofia con una tesi sul pensiero di Sartre. Abilitato in Storia e Filosofia, già docente di ruolo nella secondaria di primo grado, ha superato un concorso nazionale per dirigente scolastico. Interessato alla ricerca pedagogico-didattica, ha contribuito alla diffusione…

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