La periferia francese nel film dei gemelli Boukherma in concorso a Venezia

Si intitola “Leurs enfrans après eux” e nasce dall'adattamento dell'omonimo romanzo di Nicolas Mathieu. Un progetto firmato dai registi Ludovic e Zoran Boukherma che vede come protagonista Paul Kircher, la giovane promessa del cinema francese

Crescere fuori dalla città, nella Francia rurale di inizio anni Novanta, dove la deindustralizzazione ha lasciato il suo deserto, esteriore e interiore. Giovani senza possibilità, o con qualche ambizione che li vede sconfitti in partenza, ammazzano il tempo in riva al lago, ai party nelle case dei ricchi, alle feste di paese, in un susseguirsi di torride e melanconiche estati che si dipanano dal 1992 fino ai Mondiali del 1998, vinti dalla Francia. Momento in cui tutte le differenze di classe ed etniche trovano una pacificazione nell’identità nazionale grazie allo sport. I gemelli Boukherma portano al all’81esima Mostra del Cinema di Venezia Leurs enfants après eux, un film corale nato dall’adattamento dell’omonimo romanzo di Nicolas Mathieu, che vede come protagonista Paul Kircher (futura stella del cinema francese, come già evidenziato dalla sua interpretazione in Le Lycéen di Christophe Honoré), nei panni di Anthony, un adolescente timido e ribelle, che incontra il primo amore. La rivisitazione di un passato recente, di una decade ormai oggetto di feticismo e ossessione, da parte dei due registi nati proprio nel 1992, non ha un particolare carattere di novità. È una rimasticazione di immaginari e riferimenti tra i più popolari (anche per quanto riguarda la colonna sonora), che difficilmente riescono a restituire i conflitti, le intuizioni, il profondo turbamento e le irregolarità degli anni Novanta. 

Il film “Leurs enfants après eux” dei gemelli Boukherma: la storia e i personaggi 

Manifesta l’intenzione di un film nato per piacere, che punta alla pancia, enfatizzando il carattere melodrammatico, allontanandosi in questo modo proprio dallo spirito degli anni che pretende di raccontare. La violenza esplode frequentemente, per motivi futili, come si trattasse di un placebo per la noia. Vero sentimento sotterraneo, che accomuna più generazioni. Il padre di Anthony (a cui presta volto e corpo uno straordinario Gilles Lellouche), un tempo operaio, si è lasciato andare alla deriva, tra alcol e depressione, ira e incomunicabilità, rimpianti e incapacità di tenere unita la famiglia. Affoga il suo disincanto e la sua debolezza, fino ad arrivare a sé stesso, sotto lo sguardo, prima carico d’odio e poi di pietà, di Hacine. Il ragazzo marocchino che per tutto il film intrattiene una faida con lo stesso Anthony per via di una moto rubata che rappresenta solo la punta dell’iceberg di un conflitto interrazziale, che apre uno squarcio sul difficile e lungo percorso di integrazione dei figli di immigrati, per quanto i padri (grazie alla coscienza di classe) fossero più che amici e godessero di stima reciproca. 

L’amore nel film “Leurs enfants après eux”

Una volta chiuse le fabbriche però cosa resta? L’abbandono, la noia, il sesso, che viene consumato rapidamente e senza amore. Con un’eccezione, Steph (interpretata da Angelina Woreth) che ne rappresenta l’idealizzazione per Anthony. Non solo perché si tratta del primo, ma anche perché appare come un confortante rifugio mentre fuori tutto brucia. Una fantasia, potremmo dire, perché le differenze di classe li terranno sempre lontani. Confusa e mai realmente disponibile lei, troppo preso dalle circostanze e dai problemi contingenti lui, per poter anche solo immaginare un futuro. 

“Leurs enfants après eux” e la speranza di un futuro migliore 

Tra abbandoni e riconciliazioni questo coming of age ci porta a empatizzare con i personaggi e le loro storie. Soprattutto a credere nella possibilità di una vera amicizia tra Anthony e Hacine mentre i fuochi d’artificio illuminano le loro facce tricolore, le bandiere issate e sventolate energicamente accompagnato le urla esultanti, e una nazione si ritrova unita come può, durante la festa per un campionato. 

Carlotta Petracci 

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Carlotta Petracci

Carlotta Petracci

Sempre in bilico tra arte e comunicazione, fonda nel 2007 White, un'agenzia dal taglio editoriale, focalizzata sulla produzione di contenuti verbo-visivi, realizzando negli anni diversi progetti: dai magazine ai documentari. Parallelamente all'attività professionale svolge un lavoro di ricerca sull'immagine prestando…

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