John Lennon e Yoko Ono in un documentario alla Mostra del Cinema di Venezia 

Dopo il successo di “Whitney Houston. Stella senza cielo”, Kevin MacDonald si concentra nuovamente sulla musica e presenta al Lido un ritratto inedito di una delle coppie più controverse della storia recente, omaggiandone il coraggio e le fragilità

Kevin MacDonald presenta all’81esima Mostra del Cinema di Venezia un’opera straordinaria, forse passata in sordina rispetto ai più attesi lungometraggi, ma in grado di far luce su un’altra icona della cultura pop. Di recente avevamo recensito High & Low: John Galliano, dove il regista inglese affrontava l’ascesa e la caduta dello stilista più incendiario degli Anni Novanta e dei primi Duemila, tornando con la mente e le parole all’incidente del Café La Perle del 2011. Dopo Marley (2012) e Whitney Houston. Stella senza cielo (2018), MacDonald si concentra nuovamente sulla musica con One to One: John & Yoko, realizzando un ritratto atipico di una delle coppie più controverse della storia recente, dopo lo scioglimento dei Beatles, nel loro primo anno newyorkese. 

“One to One. John & Yoko” di Kevin MacDonald a Venezia 

Il documentario (co-diretto e montato con Sam Rice-Edward) propone una grandissima quantità di materiale proveniente dall’archivio Lennon e Lennon’s Estate, riportandoci con la mente al periodo “peace and love” di John Lennon e Yoko Ono, quando vivevano nell’appartamento del Greenwich Village, facendo esplodere la loro creatività da quel letto dove guardavano per intere giornate la televisione. E dando forma a quell’impegno politico che li avrebbe portati non solo nei talk televisivi, ma anche a intervenire pubblicamente su argomenti scottanti riguardanti la società americana. 

Il coraggio rivoluzionario di John Lennon nel documentario di Kevin MacDonald

Il monolocale di Bank Street, fedelmente ricostruito per scopi narrativi, diventa l’epicentro della trasformazione dell’ex Beatle, ormai alfiere della controcultura e sempre più coinvolto nei circuiti dell’arte contemporanea e dell’immaginario beatnik. “Lapatia non fa bene e possiamo fare qualcosa. I figli dei fiori non hanno funzionato, e allora?! Riproviamoci!”. La carica sovversiva di Lennon è incontenibile, tanto da spingere Jim Keltner in una delle innumerevoli conversazioni registrate di John & Yoko con amici, collaboratori e personaggi in vista di quei primi Anni Settanta della coppia, poco scandagliati, a esprimere le sue preoccupazioni per quella svolta politica. Tranquillo “non ho intenzione di farmi sparare”. Sibillina e infelicemente anticipatrice la risposta di Lennon. 

One to One: John e Yoko
One to One: John e Yoko

Le fragilità di Yoko Ono in “One to One”

Per Yoko Ono il periodo che va dal 1971 al 1973 invece non rappresenta solo un sodalizio amoroso e artistico irripetibile, ma si tratta anche degli anni più bui, in cui si mette in cerca della figlia e inizia a balbettare, mostrando tutte le sue fragilità di fronte all’odio irragionevole che quotidianamente è costretta a esperire. L’abbandono della Villa di Ascot in Inghilterra è la scelta estrema per far fronte ad una situazione divenuta insostenibile. Il pregio di questa opera è anche la volontà e la capacità di restituire a Yoko Ono il suo statuto di personaggio, vero e proprio geyser artistico e creativo. Uno dei momenti più impattanti emotivamente è quando canta Looking Over from My Hotel Window, e nelle parole “If I ever die, please go to my daughter / Tell her that she used to haunt me in my dreams”, dovecogliamo tutto il suo dolore di madre.

“One to One”: le luci e le ombre della fama 

Le immagini capaci di turbare visceralmente ogni spettatore sono però quelle che danno corpo e voce ai bambini con disabilità motorie e intellettive della Willowbrook State School. È in nome di un miglioramento delle loro condizioni di vita, che John Lennon e Yoko Ono, si impegnano in una raccolta fondi attraverso il famigerato One to One, il primo concerto dopo la fine dei Fab Four, al Madison Square Garden il 30 agosto 1972. Le immagini di quello spettacolo costituiscono l’ossatura del documentario, che si configura come un vero e proprio saggio sulla complessità della fama, sui suoi lati più luminosi, oscuri e divisivi.

Carlotta Petracci 

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Carlotta Petracci

Carlotta Petracci

Sempre in bilico tra arte e comunicazione, fonda nel 2007 White, un'agenzia dal taglio editoriale, focalizzata sulla produzione di contenuti verbo-visivi, realizzando negli anni diversi progetti: dai magazine ai documentari. Parallelamente all'attività professionale svolge un lavoro di ricerca sull'immagine prestando…

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